Il 22 maggio si celebra la Giornata mondiale della Biodiversità, istituita dalle Nazioni Unite per ricordare quanto sia preziosa la varietà di vita sulla Terra e per invitare tutti – governi, aziende, cittadini – a proteggerla. Ma mentre il mondo sottolinea l’urgenza di difendere gli ecosistemi naturali, in Italia si profila un preoccupante passo indietro.
Che cos’è la biodiversità?
Il termine biodiversità indica l’insieme di tutte le forme di vita presenti sul nostro pianeta: animali, piante, funghi, microrganismi, nonché gli ecosistemi di cui fanno parte. Include tre livelli principali: Diversità genetica – le differenze tra gli individui all’interno di una stessa specie; Diversità di specie – la varietà delle specie esistenti; Diversità di ecosistemi – la molteplicità di ambienti naturali (foreste, fiumi, laghi, mari, praterie, ecc.).
La biodiversità è fondamentale per la nostra sopravvivenza: regola il clima, purifica l’aria e l’acqua, fertilizza i suoli, impollina le colture, fornisce cibo e medicine. Più un ambiente è ricco di specie, più è stabile e capace di resistere a eventi estremi, come siccità o malattie. Ma oggi questo equilibrio è in pericolo.
Una legge che rischia di minare la biodiversità in Italia
Invece di cogliere l’occasione della Giornata mondiale per rafforzare la protezione della natura, il governo italiano sta preparando un disegno di legge che preoccupa fortemente ambientalisti e scienziati. La riforma, promossa dal ministro dell’Agricoltura, punta a modificare la legge n. 157 del 1992, che tutela la fauna selvatica e regola l’attività venatoria.
Le novità più criticate riguardano la possibilità di prolungare la stagione di caccia oltre il mese di gennaio, limite attualmente previsto dalla legge. Questo cambiamento, secondo il WWF Italia e numerose altre associazioni ambientaliste, rappresenterebbe una seria minaccia per molte specie animali.
Perché è così pericoloso cacciare a febbraio?
Febbraio è un mese delicatissimo per la fauna selvatica: molti uccelli iniziano la migrazione prenuziale, cioè il ritorno verso i luoghi di riproduzione, e alcune specie cominciano già a nidificare. Cacciarli in questo periodo significa compromettere direttamente la loro possibilità di riprodursi e quindi di sopravvivere come specie.
Tra le specie più vulnerabili ci sono: i turdidi: come il tordo bottaccio, il tordo sassello e la cesena, che a febbraio sono già in viaggio verso i siti riproduttivi; la beccaccia: già al centro di una sentenza del Consiglio di Stato che nel 2022 ne ha vietato la caccia anticipata proprio per proteggerla in questo periodo; gli anatidi acquatici, come l’alzavola, il germano reale, la canapiglia e il beccaccino, particolarmente sensibili in fase pre-riproduttiva ; il colombaccio, considerato abbondante, ma comunque bisognoso di tutela secondo recenti studi scientifici.
Biodiversità: un bene comune, non un interesse di pochi
Questa proposta di legge rischia di trasformare gli animali selvatici da patrimonio collettivo in un semplice strumento di divertimento per pochi, subordinando gli interessi della collettività e dell’ambiente a quelli di un settore ristretto, come quello venatorio.
Difendere la biodiversità non è un’opzione, ma una necessità. Perdere specie e habitat significa compromettere la salute degli ecosistemi e, con essa, anche la nostra salute, la sicurezza alimentare e l’economia.
In un momento in cui l’intero pianeta chiede più attenzione e rispetto per la natura, l’Italia deve decidere se stare dalla parte della protezione della vita o del regresso ambientale.