Ecco l’Italia vera che il governo non racconta mai. Il nuovo rapporto Istat, appena pubblicato, fotografa un Paese che si spegne lentamente: più soli, più poveri, meno istruiti. E sempre più in difficoltà a curarsi. Ma chi dovrebbe cambiare le cose guarda altrove.
C’è un’Italia che non fa rumore, ma che ogni giorno vive più faticosamente. È l’Italia che emerge dall’ultimo rapporto annuale dell’Istat: un Paese ancora ricco, ma che sta perdendo energia vitale, intelligenze, coesione sociale. Una società che invecchia, che si isola, che non legge, che non forma abbastanza i suoi giovani, che li fa fuggire all’estero, e che non riesce più nemmeno a garantire la salute pubblica.
Tutto questo accade sotto gli occhi di tutti. Ma difficilmente lo si sente raccontare nelle conferenze stampa dei politici o nei titoli dei telegiornali.
La solitudine aumenta, soprattutto tra gli anziani. Ma è solo l’inizio: anche i giovani si avviano verso un futuro da soli, complice la precarietà economica, le difficoltà relazionali e la crisi del lavoro. Oggi molti giovani restano a vivere con i genitori anche oltre i trent’anni, spesso per necessità. Questo ritarda l’impatto sociale della solitudine, ma non risolve il problema: lo posticipa.
Chi ha meno di 30 anni partecipa sempre meno alla vita sociale, culturale e associativa. I luoghi di ritrovo, i circoli, i centri culturali si svuotano. La realtà virtuale ha preso il posto di quella reale. Il tempo passato online cresce, ma il senso di appartenenza e comunità diminuisce.
Siamo tra i Paesi europei con meno laureati. E anche chi studia, spesso se ne va. L’Italia continua a investire poco sull’istruzione, e i dati Istat lo confermano: pochi libri letti, pochissima saggistica, giornali cartacei ormai scomparsi. La televisione resta regina, grazie a una delle popolazioni più anziane al mondo.
Risultato: un divario culturale e digitale enorme tra generazioni, che rende ancora più difficile ogni tipo di cambiamento.
La crisi demografica è il grande tema di fondo. L’Italia è un laboratorio vivente di come muore una società avanzata che non riesce più a rigenerarsi. Troppi anziani, pochi giovani, ancora meno bambini. E quei pochi giovani scappano: perché non trovano lavoro, o ne trovano uno sottopagato, precario, umiliante. Perché si sentono tagliati fuori.
Ogni laureato che se ne va è una perdita di competenze, di idee, di possibilità future. Eppure, il sistema sembra accettarlo come inevitabile. Anzi, in molti casi lo ignora del tutto.
Nel 2024 quasi 6 milioni di italiani hanno rinunciato a visite o esami specialistici, perché le liste d’attesa sono troppo lunghe o i costi troppo alti. Il pubblico non ce la fa più. Chi può paga di tasca propria, chi non può si arrangia o rinuncia. Questo accade in un Paese che ha già una delle popolazioni più anziane al mondo, e che nei prossimi vent’anni dovrà affrontare un’ondata di bisogni sanitari senza precedenti.
L’economia italiana è ferma da vent’anni. I salari sono bassi, le opportunità poche, la burocrazia tanta. Chi nasce senza un “paracadute” familiare rischia di restare indietro per sempre. L’unica vera assicurazione sociale oggi è l’eredità. Chi ha genitori con casa, risparmi o proprietà ha una speranza. Chi non ha nulla, parte in salita. E spesso non arriva da nessuna parte.
Il paradosso? L’Italia ha oltre 10.000 miliardi di euro di patrimonio privato, ma mal distribuiti. La ricchezza si concentra, mentre milioni di persone fanno fatica a vivere una vita dignitosa. E il sistema politico sembra incapace di intervenire
Cosa bisogna fare? Servono scelte coraggiose, fatte da un parlamento e un governo che la smettano con i toni trionfalistici e in un clima di unità nazionale adottino provvedimenti straordinari e urgenti:
- Un grande piano di investimenti per i giovani: casa, lavoro stabile, accesso al credito, formazione continua.
- Un sostegno vero alle famiglie, con servizi per l’infanzia, asili nido pubblici e gratuiti, congedi più lunghi e retribuiti.
- Una politica migratoria legale, regolata e organizzata, che aiuti a colmare il vuoto demografico e dia nuove energie al Paese.
- Aumenti salariali reali, sia nel pubblico che nel privato, per ridare dignità al lavoro e potere d’acquisto a chi oggi non arriva alla fine del mese.
- Meno oppressione burocratica con una grande riforma della pubblica amministrazione
- Una grande riforma del sistema fiscale che sta soffocando le imprese e il sistema produttivo
- Una vera e dura battaglia all’evasione fiscale che sta mettendo in ginocchio il paese e la sua economia
Non c’è più tempo per rinvii, scorciatoie o propaganda. O si cambia direzione, o si affonda. Ma l’Italia vera — quella che lotta ogni giorno, che resiste, che si prende cura dei figli, dei nonni, dei vicini — merita molto di più di questo silenzio istituzionale.