La mente visionaria, il cuore tormentato e l’anima musicale dei Beach Boys riposa in pace. La sua famiglia aveva diffuso due giorni fa la notizia con poche parole, cariche di dolore: «Siamo senza parole. Vi chiediamo di rispettare la nostra privacy. Ma sappiamo di condividere il nostro lutto con il mondo». E il mondo, infatti, ha risposto. Dai fan ai grandi nomi della musica, tutti hanno voluto rendere omaggio all’artista che non ha solo segnato un’epoca: l’ha riscritta.
Brian Wilson lascia a tutti gli appassionati di musica un’eredità gigantesca: cento milioni di dischi venduti, successi senza tempo come California Girls, Good Vibrations, I Get Around, God Only Knows, Don’t Worry Baby, Barbara Ann. Canzoni che hanno reso immortale il sogno californiano, tra surf, spiagge dorate e armonie vocali mai sentite prima. Ma dietro quella spensieratezza apparente, risiedeva la mente di un uomo complesso, capace di trasformare un pezzo pop in un’opera d’arte.
Genio della West Coast
Nato nel 1942 a Hawthorne, California, Brian Douglas Wilson non era solo un compositore o un cantante: era un architetto del suono. Aveva un orecchio assoluto e una sensibilità rara. Con i Beach Boys, che fondò insieme ai fratelli Dennis e Carl, al cugino Mike Love e all’amico Al Jardine, mise in piedi la colonna sonora della gioventù americana degli anni ’60. Ma fu con Pet Sounds (1966), oggi considerato uno degli album più influenti di sempre, che mostrò la vera portata del suo genio: orchestrazioni ardite, armonie corali raffinatissime, testi introspettivi. Un’opera che incantò persino i Beatles, tanto da spingerli a superarsi con il loro Sgt. Pepper.
Il ricordo dei colleghi famosi
Sean Ono Lennon ha definito Wilson “il nostro Mozart americano”, sottolineando quanto il suo talento abbia ispirato intere generazioni: «Poche persone mi hanno influenzato quanto lui». Anche Bob Dylan ha voluto ricordarlo: «Ho pensato a tutti gli anni in cui ho ascoltato e ammirato il suo genio». Keith Richards ha postato un semplice “Riposa in pace, Brian Wilson!”, e Julian Lennon ha condiviso una foto con una preghiera.
Luce e ombre di un artista tormentato
La grandezza di Brian Wilson si è spesso scontrata con il suo lato oscuro. Già negli anni ’60, mentre i Beach Boys scalavano le classifiche, lui iniziava a lottare con la depressione, la paranoia e le dipendenze. Evitava i concerti, rifugiandosi in studio per cercare sonorità che solo lui riusciva a immaginare. Il progetto Smile, pensato come un’opera psichedelica rivoluzionaria, restò incompiuto per decenni, bloccato dai suoi demoni interiori. Si racconta che, in una notte di follia, diede fuoco a tutte le registrazioni realizzate fino a quel momento, Per oltre tre decenni, Smile rimase uno dei più celebri “album perduti” della storia della musica. Solo nel 2004, dopo un lungo processo di recupero e di rielaborazione, Wilson ne completò a memoria una versione definitiva, ricostruendo la struttura dell’album insieme a Van Dyke Parks e pubblicandola con il titolo Brian Wilson Presents Smile.
La moglie, presenza salvifica
Negli anni ’70 e ’80, Wilson sparì quasi del tutto dalle scene. Visse recluso, isolato, sotto la controversa “cura” dello psicologo Eugene Landy. Solo grazie all’amore della moglie Melinda Ledbetter, sposata nel 1995, riuscì a ritrovare equilibrio e dignità. Fu proprio lei a sostenerlo nel suo ritorno alla musica, che culminò con la pubblicazione, nel 2004, del tanto atteso Smile, finalmente completato. Un cerchio chiuso, un vero e proprio riscatto personale ed artistico. La morte della consorte, nel gennaio 2024, lo aveva profondamente segnato. Da allora, le sue condizioni erano peggiorate, anche a causa della demenza che lo affliggeva. Ma fino all’ultimo, Brian Wilson ha continuato a rappresentare un riferimento assoluto per la musica, un simbolo di bellezza e fragilità.
Un’eredità eterna
“Amore e Misericordia” ha scritto l’attore John Cusack, che interpretò Wilson nel film Love & Mercy, contribuendo a far conoscere al grande pubblico la complessa storia personale dell’artista. Nancy Sinatra ha ricordato la gioia di cantare California Girls con lui: «La sua amata musica vivrà per sempre, mentre viaggia attraverso l’universo e oltre». Ed è proprio così. Wilson non era un uomo qualunque. Era colui che trasformava la sabbia in poesia, il rumore in melodia, il pop in arte. Con la sua scomparsa si chiude per sempre una pagina fondamentale della storia della musica, ma restano le note. Quelle non invecchiano. Quelle continuano a farci vibrare. Good vibrations, per sempre.