Sanremo, brutale aggressione contro un giovane con disabilità. Due arresti, un ricercato. Il senatore e neuropsichiatra Antonio Guidi: «Chi esercita violenza cerca sempre il più fragile. La negazione della disabilità è un atto di dominio»
Una violenza cieca, prolungata, sproporzionata. Florian, 21 anni, affetto da disabilità motoria, è stato aggredito nella notte tra sabato e domenica nel centro di Sanremo da un gruppo di coetanei. Calci, pugni, perfino una sedia usata come arma, fino a lasciarlo a terra inerme. Nonostante fosse già a terra e impossibilitato a difendersi, la violenza è continuata. Due degli aggressori – residenti a Montecarlo – sono stati arrestati, un terzo è ricercato. Il giovane ha riportato lesioni guaribili in 45 giorni.
«Quando qualcuno continua a colpire anche dopo che la vittima è a terra e non si può più difendere, non si tratta di un impulso, ma di un rituale. Un modo per affermare potere, controllo e dominio», afferma Antonio Guidi, senatore e neuropsichiatra.
Aggressione contro disabile, le «giustificazioni»
Gli imputati si sono giustificati ribadendo di non sapere che l’aggredito fosse disabile, e che non si trovasse su una sedia a ruote o utilizzasse le stampelle.
«La negazione di una parte dell’identità della vittima – in questo caso la sua disabilità – è una componente psicologica tipica di queste dinamiche: serve a negare l’umanità dell’altro, a renderlo un oggetto. Quindi diventa giusto, nella mente dell’aggressore, aggredire», commenta ancora Guidi.
Una giustificazione che – più che scagionare – rivela una concezione gravemente riduttiva e distorta della disabilità, come se fosse solo ciò che si vede. Invece la disabilità è anche invisibile, ma resta parte costitutiva dell’identità.
«Chi compie questi atti ignora l’altro come persona. Accade anche nella violenza di genere. Si colpisce chi viene percepito come più debole. È questo che mi fa più paura: l’aggressione è il linguaggio di chi non conosce il limite e si sente autorizzato», prosegue il neuropsichiatra.
«Chi dice che la disabilità non si vede, dimostra solo di non volerla vedere – è la conclusione – Ma la dignità delle persone non ha bisogno di segni esterni: ha bisogno di essere riconosciuta. Sempre e da tutti».