Brigitte Macron non ci sta: prove fotografiche in tribunale per smentire le teorie complottiste sulla sua identità

La première dame di Francia, Brigitte Macron, non ha mai cercato di alimentare polemiche personali. Ma quando le voci diventano diffamazioni e i sospetti complottisti si trasformano in una narrazione tossica, la reazione non può che essere dura. La moglie del presidente Emmanuel Macron si prepara infatti a presentare davanti a un tribunale statunitense prove fotografiche, dati medici e testimonianze scientifiche per smontare una delle fake news più assurde e umilianti degli ultimi anni: quella secondo cui non sarebbe nata donna.

L’origine di tutto si trova oltreoceano. L’influencer americana di estrema destra Candace Owens, nota per le sue campagne mediatiche aggressive, ha sostenuto più volte che Brigitte Macron fosse in realtà “un uomo biologico”. Una teoria senza fondamento, rilanciata con insistenza sui social e perfino ripetuta in un podcast della BBC, Fame Under Fire, con una risonanza che ha superato le frontiere francesi. Per i Macron è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: “Un attacco sconvolgente, offensivo e surreale”, ha dichiarato il loro legale negli Stati Uniti, Tom Clare.

La causa è stata depositata nel luglio 2025 presso un tribunale del Delaware, Stato scelto non a caso per la giurisprudenza favorevole in materia societaria e mediatica. I Macron accusano Owens di aver condotto una “campagna di umiliazione globale” e di aver danneggiato la dignità personale e politica della première dame. Sono 22 i capi d’imputazione contestati, dalla diffamazione pura al bullismo mediatico, con la richiesta di risarcimenti compensativi e sanzionatori.

Il caso, tuttavia, non sarà semplice. Secondo la legge statunitense, quando ad agire in giudizio è un personaggio pubblico, serve dimostrare l’“actual malice”: che le affermazioni contestate siano state fatte sapendo che erano false, o con totale indifferenza rispetto alla verità. Uno standard legale elevatissimo, che rende il percorso giudiziario complesso, ma non impossibile.

Per il team difensivo guidato da Clare, la strategia sarà duplice: documentale e scientifica. Verranno presentati certificati medici ufficiali, referti di specialisti e persino immagini private, a partire da fotografie che ritraggono Brigitte Macron durante le gravidanze. Elementi che il legale definisce “inoppugnabili”. Accanto alle foto familiari, saranno portate testimonianze di ginecologi e biologi per confermare la femminilità biologica della première dame.

“Non avremmo mai immaginato di doverci trovare a discutere in un’aula di tribunale quello che dovrebbe essere evidente” ha dichiarato Clare. “Ma Brigitte Macron ha scelto di assumersi questo peso pubblico, se serve a smontare una volta per tutte una vicenda umiliante che ha travalicato ogni limite”.

Non è solo questione di dignità personale. La coppia presidenziale sa bene che ogni insinuazione contro Brigitte si riflette sul ruolo del presidente. Per Emmanuel Macron, che deve gestire un contesto politico interno già instabile e un’immagine internazionale sempre sotto i riflettori, le voci complottiste sono una distrazione velenosa. Lo ha detto chiaramente l’avvocato Clare: “Una distrazione istituzionale, oltre che un attacco privato”.

In Francia, la vicenda ha acceso un dibattito acceso tra media e opinione pubblica. Da un lato, chi difende la scelta della coppia come necessaria per difendere la verità e la dignità; dall’altro, chi teme che portare la questione in tribunale non faccia altro che amplificarla, dandole ulteriore visibilità.

Candace Owens non è nuova a posizioni radicali e provocazioni virali. Vicina ai movimenti trumpiani e seguita da milioni di utenti, ha costruito la sua popolarità proprio su teorie complottiste e attacchi contro figure pubbliche. Nel suo arsenale mediatico, la vicenda Macron è diventata un facile bersaglio, trasformato in slogan e meme virali.

Gli avvocati di Owens hanno già risposto alla denuncia presentando una mozione per respingere la richiesta di processo, definendo la causa “priva di fondamento”. La battaglia, quindi, si annuncia lunga e carica di colpi di scena, con implicazioni legali e politiche che vanno ben oltre la vicenda privata.

Alla fine, il processo potrebbe non limitarsi a sancire la verità su Brigitte Macron – che appare evidente – ma diventare un banco di prova per capire fino a che punto i tribunali possono contrastare le fake news e le campagne diffamatorie nell’era digitale.

Il rischio è duplice: da un lato, la possibilità che la vicenda diventi uno show mediatico senza fine; dall’altro, l’opportunità di fissare un precedente giudiziario che scoraggi in futuro simili attacchi. “Non si tratta solo di difendere Brigitte Macron – ha concluso Clare – ma di stabilire un principio: che la dignità delle persone non è un bersaglio libero per la disinformazione”.