Bruno Vespa è il giornalista che il potere adora: ossequioso, immutabile, eterno. Non cambia mai, non invecchia mai, non disturba mai. Da mezzo secolo è lì, prono al potente di turno, che sia rosso, nero o di qualsiasi altro colore: l’importante è che conti qualcosa. Vespa non fa giornalismo: fa arredamento istituzionale. Non incalza, accompagna. Non domanda, suggerisce. Non graffia, accarezza.
Vespa è il potere, perché col potere ha sempre saputo vivere in simbiosi. È il cerimoniere che prepara la poltrona, regola le luci, stende la passerella televisiva e garantisce che nessuno rischi l’imprevisto di una domanda vera.
Una volta c’erano i Biagi, i Montanelli, i giornalisti scomodi. Vespa no: Vespa è comodo. È la coperta calda della politica, il conduttore che non mette mai a disagio, il custode del salotto dove il potere si sente sempre al sicuro.
Ecco perché piace a tutti i governi, senza distinzioni: perché non costa, non rischia, non cambia mai. È il garante televisivo della chiacchierata tra amici, dell’intervista perfetta in cui le domande non contano, ma solo le risposte.
Il suo vero mestiere è uno solo: rendere rispettabile il potere, anche quando non lo è. E qui Vespa detiene un primato assoluto: nessuno come lui ha saputo far sembrare presentabili i peggiori e gli impresentabili.
di Tacco di Ghino