Chiara Ferragni davanti ai giudici per il Pandoro-Gate: il processo per truffa che segna la caduta dell’impero social

Chiara Ferragni per le vie di Milano

Il giorno è arrivato. Questa mattina, alle 9.30, il Tribunale di Milano ha ospitato la prima udienza predibattimentale del processo sul cosiddetto Pandoro-Gate, lo scandalo che ha incrinato la carriera di Chiara Ferragni e acceso un dibattito feroce sul confine tra marketing e beneficenza.

L’imprenditrice digitale, imputata insieme all’ex manager Fabio Maria Damato e a Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia, deve rispondere dell’accusa di truffa aggravata. Il caso è nato attorno al Pandoro Balocco Pink Christmas, venduto nel 2022, e alle Uova di Pasqua Chiara Ferragni – Sosteniamo i Bambini delle Fate commercializzate nel 2021 e 2022. Secondo la procura, guidata dal pm Cristian Barilli e dall’aggiunto Eugenio Fusco, i consumatori furono indotti a credere che acquistando quei prodotti avrebbero contribuito direttamente a iniziative solidali.

In realtà, spiega l’accusa, l’accordo con Balocco prevedeva una donazione fissa di 50mila euro all’ospedale Regina Margherita di Torino, indipendente dal numero di pandori venduti. Le società riconducibili alla Ferragni avrebbero invece incassato oltre un milione di euro per l’operazione pubblicitaria. Il profitto complessivo, tra campagne natalizie e pasquali, è stato stimato in circa 2,2 milioni di euro, a cui si aggiunge un ritorno di immagine difficilmente quantificabile.

Un dettaglio tecnico ma decisivo, capace di trasformare quella che appariva come un’iniziativa benefica in un presunto inganno commerciale. È su questo punto che si giocherà l’intero processo: dolo o semplice errore di comunicazione?

La prima udienza, celebrata davanti al giudice Ilio Mannucci Pacini, non ha visto la presenza di Ferragni, che avrebbe preferito restare lontana dalle telecamere. In aula si è discusso delle costituzioni di parte civile. Due associazioni – Casa del Consumatore e Adicu – hanno presentato la loro richiesta, insieme a una donna di settant’anni che aveva comprato un pandoro convinta di contribuire a una raccolta fondi.

«Voleva fare beneficenza, ci teneva molto. Solo mesi fa ha scoperto che non era andata come pensava», ha spiegato l’avvocata Giulia Cenciarelli, che la rappresenta. Il danno, quantificato in circa 500 euro, potrebbe essere risarcito fuori dal processo: è già in corso un tentativo di conciliazione con i legali della Ferragni, Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana.

Il caso Balocco non è nuovo agli italiani. Lo scorso anno aveva scatenato una tempesta mediatica, costata all’influencer più di quanto immaginasse: due sanzioni Antitrust da un milione di euro ciascuna, una per i pandori e una per le uova, e una donazione straordinaria da 200mila euro destinata a un ente che sostiene le donne vittime di violenza. A queste cifre si aggiunge l’accordo economico con Codacons e Associazione Utenti Servizi Radiotelevisivi, che hanno ritirato la costituzione in giudizio. In totale, tra multe e intese, la Ferragni ha già versato oltre 3,4 milioni di euro.

Un prezzo salato che non basta però a chiudere la partita giudiziaria. La procura insiste sull’aggravante della “minorata difesa” dei consumatori, sottolineando come molti di loro abbiano creduto in buona fede a un progetto di beneficenza inesistente nei termini pubblicizzati.

La difesa, dal canto suo, punta a dimostrare che non vi fu alcuna intenzione di frode, ma un difetto di comunicazione. Una linea che potrebbe aprire la strada a un rito abbreviato, con la possibilità di ridurre i tempi e ottenere uno sconto di pena in caso di condanna.

L’udienza odierna si è chiusa con un rinvio al 4 novembre, quando il giudice deciderà se accogliere o meno le nuove parti civili e ascolterà le richieste delle difese. Fino ad allora, l’ombra del processo continuerà ad allungarsi sulla carriera di Ferragni, che nel frattempo prova a rilanciare la sua immagine con una nuova collezione senza l’iconico logo dell’occhio.

La domanda resta sospesa: l’imprenditrice digitale più famosa d’Italia riuscirà a riconquistare la fiducia del pubblico, o il Pandoro-Gate resterà come una macchia indelebile sulla sua parabola?