Chiara Ferragni torna davanti ai giudici per il “Pandoro-gate”: rito abbreviato e sentenza attesa a gennaio nel processo per truffa aggravata

Chiara Ferragni

Chiara Ferragni ha varcato nuovamente l’ingresso del Palazzo di Giustizia di Milano con passo rapido, sguardo concentrato e l’abituale riserbo che ormai contraddistingue ogni sua apparizione pubblica legata a questo caso. Nessun commento ai giornalisti, nessun gesto plateale. Soltanto la volontà di essere presente, in prima persona, a una fase importante del procedimento giudiziario che da quasi un anno la vede al centro dell’attenzione.

All’interno della terza sezione penale, davanti al giudice Ilio Mannucci Pacini, si è svolta la seconda udienza pre-dibattimentale del processo per truffa aggravata legato ai casi del Pandoro Pink Christmas e delle uova di Pasqua. Procedimento che coinvolge, oltre all’imprenditrice, altre due persone e che ruota intorno alle modalità di comunicazione delle iniziative benefiche collegate ai prodotti.

L’aula era chiusa al pubblico, come previsto in questa fase processuale. Ferragni, assistita dai suoi legali Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, ha scelto il rito abbreviato. Una decisione che consente di evitare il dibattimento e procedere direttamente al giudizio sulla base degli atti raccolti. Una scelta che può ridurre i tempi e, se dovesse arrivare una condanna, porterebbe a un alleggerimento della pena prevista.

Nessuna ammissione implicita, sottolinea la difesa, ma la volontà di definire in modo chiaro e rapido la vicenda. La posizione di Ferragni resta la stessa: nessuna intenzione ingannatoria, nessuna operazione studiata per sfruttare la beneficenza come leva commerciale. La sua linea è che la comunicazione legata ai prodotti e alla donazione benefica sia stata corretta e che il progetto con l’azienda coinvolta fosse stato condotto in buona fede.

Una vicenda iniziata a fine 2023, quando l’Autorità Antitrust aveva contestato modalità di comunicazione considerate ingannevoli, sostenendo che i consumatori potessero ritenere che l’acquisto del pandoro fosse direttamente collegato alla donazione benefica. Da allora il caso ha avuto un impatto enorme, non solo giudiziario ma anche mediatico e reputazionale, aprendo una riflessione sul rapporto tra marketing digitale e iniziative filantropiche.

L’udienza di oggi non è stata accompagnata da dichiarazioni. La strategia comunicativa dell’influencer appare misurata, distante dall’esposizione continua che ha caratterizzato altri momenti della sua carriera. Niente stories per raccontare la giornata, nessun commento pubblico. Una scelta che sembra voler ribadire l’intenzione di affrontare la vicenda nel contesto formale del tribunale, senza amplificazioni esterne.

Il processo e la sua conclusione sono attesi con attenzione dal mondo della comunicazione e dell’imprenditoria digitale. L’esito potrà incidere anche su come verranno impostate in futuro le campagne che legano brand e beneficenza, settore dove confini e linguaggi sono spesso stati lasciati a una libera interpretazione.

Per ora, Ferragni resta ancorata al principio di trasparenza dichiarato fin dall’inizio. Nessuna fuga, nessuna richiesta di rinvio, nessuna strategia dilatoria. Presentarsi, ascoltare, rispettare le procedure. La prossima tappa sarà la sentenza, attesa per gennaio. Fino ad allora, la parola resta nelle mani dei giudici, mentre l’opinione pubblica osserva un caso che ha trasformato un prodotto da forno in un simbolo del rapporto tra celebrità, mercato e responsabilità sociale.