L’abbordaggio della Global Sumud Flotilla da parte della Marina israeliana non resta confinato al Mediterraneo orientale. In Italia, l’Unione Sindacale di Base (USB) ha deciso di proclamare per il 3 ottobre uno sciopero generale nazionale, definendo quanto accaduto «un’aggressione al diritto internazionale e alla pace».
Secondo gli attivisti, la Flotilla – composta da 47 imbarcazioni e circa 500 persone tra volontari, sindacalisti e rappresentanti di movimenti della società civile – trasportava aiuti umanitari destinati alla popolazione di Gaza. Le navi sono state fermate a circa 75 miglia dalla costa dalla Marina israeliana, che ha fatto salire a bordo unità speciali, immobilizzato i timonieri e posto gli equipaggi sotto controllo militare.
«Un atto di pirateria», lo definisce l’USB in una nota diffusa dopo l’intercettazione. «Israele ha colpito non solo una missione civile riconosciuta a livello internazionale, ma il principio stesso della solidarietà tra i popoli», accusano i sindacalisti, aggiungendo che la violazione riguarda «anche l’ordine costituzionale italiano, che all’articolo 11 ripudia la guerra».
La risposta annunciata è immediata. Lo sciopero generale del 3 ottobre coinvolgerà tutti i settori: produzione, logistica, trasporti, scuola e servizi. «È tempo di bloccare tutto», si legge nel comunicato. Una protesta che, nelle intenzioni dei promotori, deve diventare «un segnale forte contro i crimini di guerra e la complicità dei governi occidentali».
Nel mirino non c’è soltanto l’azione della Marina israeliana, ma anche il ruolo dei Paesi alleati. «L’Italia e l’Unione Europea continuano a garantire sostegno politico ed economico a Israele, fornendo armi e legittimando le operazioni nella Striscia di Gaza», scrive l’USB. Da qui la richiesta al governo Meloni di interrompere ogni collaborazione militare e industriale con Tel Aviv, chiudere i porti alle navi israeliane e sospendere gli accordi commerciali.
La mobilitazione lanciata dal sindacato viene presentata come una battaglia non solo per la causa palestinese, ma per i principi stessi della giustizia internazionale. «Difendere la Flotilla significa difendere la libertà, la pace e la dignità del lavoro», sottolineano i promotori, chiamando in causa l’intera comunità dei lavoratori italiani.
Il caso rischia di diventare un nuovo terreno di scontro politico. La memoria corre al precedente del 2010, quando l’abbordaggio della nave turca Mavi Marmara provocò dieci morti e una crisi diplomatica globale. Oggi, seppur senza vittime, il rischio di escalation resta concreto. All’interno della Flotilla si trovano anche figure simboliche e mediaticamente rilevanti, come Greta Thunberg, e il loro eventuale trattamento da parte delle autorità israeliane sarà osservato con attenzione dalle cancellerie europee.
La proclamazione dello sciopero generale segna il passaggio dalla denuncia politica all’azione diretta. Saranno le adesioni dei lavoratori, insieme alla partecipazione di associazioni e movimenti, a misurare la forza di una protesta che parte da un abbordaggio in mare ma si allarga alle relazioni internazionali dell’Italia e al dibattito interno sul ruolo del Paese nello scenario mediorientale.
«Non è una questione estera – conclude la nota dell’USB – ma una chiamata che riguarda tutti e tutte noi. Quando viene colpita una missione civile umanitaria, viene colpita la coscienza internazionale. Per questo il 3 ottobre l’Italia deve fermarsi».