Elon Musk e l’Italia, fine di un idillio: dagli abbracci ad Atreju alla guerra dei satelliti che raffredda i rapporti con Meloni

Due anni fa Elon Musk scese dal palco di Atreju come una rockstar globale in visita pastorale. Aveva in braccio il più piccolo dei suoi quattordici figli, un’immagine pensata per incarnare il mantra della natalità, e parlò dell’Italia come di un Paese che amava profondamente ma che lo preoccupava per il crollo demografico: “Se la forza lavoro diminuisce, chi lavorerà nelle aziende?”. In quella platea, lo ascoltavano Giorgia Meloni, i ministri, gli applausi scanditi dal ritmo lento di un entusiasmo che sembrava destinato a durare. Musk lodava la premier, difendeva le sue scelte, si spingeva fino a insultare i giudici italiani per lo stop al piano migranti in Albania. Donò un milione di dollari per i siti archeologici di Roma e mise in scena un gesto dal forte valore simbolico: consegnò alla presidente del Consiglio il Global Citizens Award dell’Atlantic Council, suggellando un legame politico che appariva saldo.

La luna di miele però è stata breve. A spegnerla sono stati i dossier veri, quelli che non si risolvono con un tweet o una stretta di mano. Al centro della frattura c’è la trattativa – lunga, ambiziosa, complessa – che Musk ha perseguito per agganciare i satelliti di SpaceX al sistema tecnologico e militare italiano. Un progetto che valeva un miliardo e mezzo, e che avrebbe inserito Starlink nella rete di comunicazione del Paese, affiancandola alle infrastrutture di difesa e alle reti civili. Da mesi il suo emissario, Andrea Stroppa, bussava a tutte le porte istituzionali, cercando di tenere aperto un canale. Ma l’Unione europea ha imboccato la strada dell’autonomia strategica e ha accelerato sul programma Iris2, una costellazione da 290 satelliti in dodici anni pensata per ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti.

La prospettiva di lasciare a Musk una porzione così sensibile della comunicazione europea ha sollevato più di un dubbio. E dal Quirinale, raccontano fonti politiche, sono arrivate perplessità significative, accolte con irritazione dal proprietario di SpaceX. Nel silenzio formale dei palazzi, le accuse scomposte del magnate e dei suoi collaboratori hanno iniziato a circolare sui social e nei corridoi della politica, alimentando un clima di crescente freddezza.

Il tweet di ieri, quello sull’Italia “che sta scomparendo” accompagnato da un Tricolore in fiamme, ha completato la rottura. A Roma nessuno crede che la frase nasca da una sincera preoccupazione demografica. Viene letta piuttosto come una manovra di pressione: un modo per costringere il governo a rivedere le scelte industriali che hanno escluso Starlink dalla partita europea. La relazione alle Camere del Comitato interministeriale per le politiche spaziali e aerospaziali, guidato dal ministro Adolfo Urso, è chiara: Starlink offre soluzioni rapide, ma Iris2 rappresenta la strategia comune, con una tabella di marcia fissata oltre il 2030. “Una valutazione che l’Ue non potrà ignorare”, si legge nel documento, lasciando intendere che i margini per una revisione esistono, ma non nelle forme aggressive scelte da Musk.

In parallelo, la sua posizione politica continua a pesare. Nonostante l’uscita dall’amministrazione Trump nel maggio 2025, Musk rimane un riferimento dell’ala più estrema del trumpismo, influente e volubile. Non è la prima volta che prende di mira l’Italia. Lo fece anche contro Mattarella, dopo le sentenze sui rimpatri dei migranti dai centri in Albania. “Go away”, scrisse riferendosi ai giudici italiani. Il presidente della Repubblica gli rispose con una frase che resta scolpita: “L’Italia sa badare a se stessa”.

La relazione tra Musk e la premier si era rafforzata proprio in quel periodo. Nel novembre 2024, subito dopo la rielezione del presidente, il patron di Tesla era ancora il consigliere più stretto del leader Usa e aveva favorito il canale diretto tra Meloni e la Casa Bianca. Ma il progressivo deterioramento dei rapporti tra Musk e Trump, seguito all’uscita del miliardario dal governo, ha indebolito anche il peso politico del suo sostegno all’Italia.

Oggi la premier si trova in una posizione complicata. L’attacco sulla natalità è difficile da digerire per due motivi, come osserva Marcello Sorgi: prima di tutto perché ciò che Musk denuncia è in parte vero, e lo stesso Istat ha certificato un crollo demografico senza precedenti; e poi perché il multimiliardario, in passato, è stato presentato come un alleato, un simbolo di modernità e innovazione vicino a Fratelli d’Italia.

Eppure, a Palazzo Chigi nessuno parla più di sintonia. Gli scenari sono cambiati, il fronte politico non appare in grado di recuperare la distanza, e l’idea che un tweet possa riportare indietro l’orologio non trova ascolto. Nel silenzio delle istituzioni resta un dato: Musk ha perso la partita dei satelliti, e la sua potenza comunicativa ora rimbalza contro un Paese che non sembra disposto a cedergli spazio strategico.