Emilia-Romagna, protestano le associazioni: “Regione ferma sulle leggi ambientali”

La Regione Emilia-Romagna non discute da mesi le proposte di legge di iniziativa popolare sui temi ambientali. A denunciarlo, con un’azione simbolica durante i lavori dell’Assemblea legislativa, è stata una delegazione di AMAS-ER e Legambiente regionale. Una trentina di rappresentanti dell’Assemblea Movimenti Ambientalisti e Sociali Emilia-Romagna (AMAS-ER) – che riunisce associazioni e comitati come RECA, Cobas Bologna, USI-CIT, Comitato Besta, Un altro Appennino è possibile e il Comitato contro l’autonomia differenziata ER – insieme a Legambiente Emilia-Romagna, hanno presenziato ai lavori dell’Assemblea regionale esponendo uno striscione in Aula. L’obiettivo dell’iniziativa: denunciare il grave ritardo e il sostanziale disinteresse della maggioranza regionale verso le quattro proposte di legge di iniziativa popolare sui temi ambientali, depositate in Regione già nel novembre 2022 e sostenute da oltre 7.000 firme.

Cinque proposte ferme in Commissione

Le leggi riguardano la gestione pubblica dell’acqua, la riduzione dei rifiuti non riciclati, il consumo di suolo con obiettivo zero entro il 2030 e la transizione energetica verso le rinnovabili. A queste si aggiunge la proposta di legge contro l’autonomia differenziata, sottoscritta da più di 6.000 cittadini. Dopo la riassegnazione alle Commissioni competenti nel febbraio 2024, nessuna delle quattro proposte ambientali è ancora arrivata in discussione. Solo sul tema dell’autonomia differenziata – ricordano le associazioni – la Regione ha prodotto una risoluzione per ritirare la preintesa con il Governo, ma senza ulteriori passi concreti.

Dialogo interrotto e accuse di immobilismo

Il confronto tra AMAS-ER, Legambiente e i capigruppo di maggioranza si è interrotto il 5 settembre, dopo l’impegno annunciato di “approfondire internamente” i contenuti. Da allora, nessuna convocazione o risposta. “La Regione non ha alcuna intenzione di discutere, e tantomeno approvare, le nostre proposte di legge”, affermano i promotori, denunciando “una scelta politica che sacrifica l’ambiente e la partecipazione dei cittadini alla logica della competitività industriale e dell’economia di guerra”. Le associazioni criticano duramente l’orientamento della giunta, accusandola di essersi “allineata ai governi che mettono in secondo piano le politiche di contrasto al cambiamento climatico e di transizione ecologica”.

Il ruolo della partecipazione

Per i movimenti, la vicenda rivela anche un problema più profondo: la mancanza di ascolto e coinvolgimento dei cittadini. “Le proposte popolari dovrebbero essere considerate un elemento fondamentale per rafforzare la rappresentanza e la fiducia nelle istituzioni, non ignorate”, sostengono i promotori.

L’impegno continua

La delegazione annuncia che le mobilitazioni proseguiranno: “L’approvazione delle nostre leggi di iniziativa popolare è un passaggio fondamentale per costruire un modello regionale davvero sostenibile, equo e partecipato”. Un messaggio chiaro, lanciato dal cuore dell’Assemblea legislativa: la transizione ecologica in Emilia-Romagna non può più aspettare.