Fabrizio Corona fa marcia indietro e chiede scusa in tv: “Ho sbagliato, il video di Pretelli era vecchio”

L’ex “re dei paparazzi” ammette pubblicamente l’errore sulle insinuazioni riguardanti due ex concorrenti del GF. Nel corso di una nuova puntata del suo format “Falsissimo”, Corona riconosce che le accuse nei confronti di Antonio Medugno e Pierpaolo Pretelli erano infondate

Fabrizio Corona torna ancora una volta al centro della scena pubblica. Questa volta, però, non per uno scoop, una rivelazione o una nuova polemica, bensì per un gesto di segno opposto: una ammissione di responsabilità accompagnata da scuse esplicite e pronunciate davanti alle telecamere. Nel corso della puntata-bis di “Falsissimo”, l’ex “re dei paparazzi” ha infatti fatto marcia indietro sulle insinuazioni diffuse nelle scorse settimane riguardanti due volti conosciuti dal pubblico televisivo, Antonio Medugno e Pierpaolo Pretelli, entrambi ex concorrenti del Grande Fratello e finiti, loro malgrado, nel vortice mediatico legato al cosiddetto “caso Signorini”.

L’episodio affonda le sue radici in un video precedente diffuso da Corona, nel quale venivano suggeriti presunti comportamenti compromettenti che avrebbero in qualche modo coinvolto i due giovani in relazione alla figura di Alfonso Signorini. Quelle parole, costruite sull’attesa di “rivelazioni” annunciate e su anticipazioni destinate a generare attenzione e traffico, avevano acceso un dibattito immediato e creato un’onda lunga di reazioni, commenti, sospetti e narrazioni parallele. Ora, però, il quadro si è capovolto. Come chiarito proprio durante la nuova puntata del format, molte di quelle accuse si sono rivelate del tutto infondate. Il “video” atteso su Pretelli in realtà non esisteva nei termini annunciati e il materiale citato si è rivelato irrilevante o comunque non corrispondente a quanto lasciato intendere. Allo stesso modo, le indiscrezioni riguardanti il modello e TikToker Antonio Medugno sono state ridimensionate fino a essere definite per ciò che erano: affermazioni prive del necessario fondamento.

La correzione di rotta ha assunto la forma di una vera e propria pubblica ammissione, con parole chiare pronunciate da Corona nei confronti di chi, da quelle insinuazioni, è stato esposto non solo mediaticamente ma anche sul piano personale e familiare. Di grande impatto emotivo è stato in particolare il racconto di Medugno, che nel programma ha spiegato come quelle voci abbiano avuto ricadute concrete sulla sua vita e su quella dei suoi cari, rendendo evidente quanto lo spazio televisivo e digitale non resti confinato allo schermo ma finisca per toccare relazioni, dinamiche sociali e quotidianità. «Mia sorella va a scuola e le chiedono se ho fatto quelle cose. Mio papà va in caserma e gli chiedono se sono sceso davvero a compromessi. Io sto subendo tutto questo. La mia famiglia è venuta a Milano perché non riusciva più a stare al Sud per qualcosa che non ho fatto». Una testimonianza diretta, senza enfasi aggiunte, che ha restituito il volto umano di una vicenda finita, per giorni, sotto i riflettori di una narrazione costruita sull’attesa di uno scandalo.

Di fronte a quelle parole, Corona ha scelto di non minimizzare, né di spostare la responsabilità altrove. Ha riconosciuto apertamente la propria parte di colpa, ponendo l’accento sul peso che le sue affermazioni possono esercitare in virtù del vasto pubblico che lo segue e delle aspettative che il suo personaggio mediatico continua a generare. «Tutto questo che avete sentito, è colpa mia. Ho sbagliato. Mi rivolgo a un pubblico grande e devo verificare bene prima le fonti che ho. Ho fatto un danno a questo ragazzo… Gli chiedo scusa davanti a tutta Italia!». È una dichiarazione che contiene una doppia dimensione: da un lato il riconoscimento dell’errore, dall’altro la presa d’atto di una responsabilità più ampia, legata all’uso degli strumenti mediatici e al dovere di verifica che dovrebbe precedere ogni rivelazione o denuncia.

Le scuse hanno riguardato anche Pierpaolo Pretelli, anch’egli trascinato nel meccanismo delle promesse di “materiali esplosivi” poi rivelatisi inconsistenti. Le anticipazioni su di lui avevano contribuito a costruire un clima di sospetto che, nelle intenzioni di chi le aveva diffuse, avrebbe dovuto sfociare in una prova clamorosa. In realtà, come ammesso pubblicamente, quel “video” presentato come imminente si è rivelato inesistente nei termini prospettati, rendendo inevitabile il passo indietro. Il risultato è stato comunque un’esposizione mediatica non richiesta, che ha alimentato commenti, sospetti, interpretazioni e discussioni digitali, prima ancora che emergessero elementi concreti.

La puntata di “Falsissimo” ha così assunto il valore di un momento di chiarimento, ma anche di una fotografia piuttosto nitida del modo in cui, oggi, l’informazione ibrida tra televisione, piattaforme e social network può generare onde d’urto rapide e profonde. La dinamica è ormai riconoscibile: l’annuncio, l’attesa del “colpo di scena”, la costruzione di un racconto in sospeso, l’esplosione del dibattito online e, solo in un secondo momento, la verifica effettiva del contenuto. In questo caso, la stessa voce che aveva alimentato il caso è tornata sui propri passi, ammettendo pubblicamente l’errore e riconoscendo il danno. Un gesto che, pur non cancellando quanto accaduto, restituisce almeno una forma di riparazione simbolica a chi si è trovato improvvisamente al centro di un circuito mediatico senza averlo cercato.

Resta il dato, sottolineato involontariamente dallo stesso Corona, del peso delle parole, soprattutto quando vengono pronunciate da chi ha costruito negli anni una forte capacità di influenza e di attrazione. L’ammissione di colpa e la frase «devo verificare bene prima le fonti che ho» diventano così la sintesi di una consapevolezza maturata a posteriori: il confine tra denuncia, intrattenimento, spettacolarizzazione e responsabilità è sempre più sottile e ogni errore rischia di travolgere non solo reputazioni pubbliche ma anche esistenze private. Per Medugno e Pretelli, almeno, questa pagina sembra essersi chiusa con una dichiarazione netta, con scuse rese “davanti a tutta Italia” e con il riconoscimento che quelle insinuazioni non avevano fondamento. Un epilogo che riporta i fatti al loro perimetro reale, dopo giorni in cui la dimensione del sospetto aveva avuto la meglio sulla verifica.