Flotilla, quattro navi già sequestrate e tre senza contatti: “Andiamo avanti verso Gaza”

Le barche della Global Sumud Flotilla

Il bilancio della giornata si aggiorna di ora in ora. «Possiamo confermare che quattro navi sono state sequestrate e ispezionate, tre rimangono senza alcun contatto (presumibilmente sequestrate e ispezionate) e il resto delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla continua con “Mango” alla guida», scrivono gli attivisti sui social. Le unità colpite per prime, spiegano, «sembrano essere quelle che trasportano reporter, giornalisti e attivisti noti».

È un quadro che racconta la forza dispiegata da Israele e la determinazione della Flotilla, che a 65 miglia dalla costa di Gaza resta ancora in mare nonostante idranti, abbordaggi e manovre di accerchiamento. «Le navi militari israeliane continuano a dirigersi verso la Flotilla e ad attaccare le varie unità con lanci d’acqua per creare confusione. Ma non ci fermiamo», hanno scritto in un altro aggiornamento.

La pressione israeliana non si è limitata agli idranti. Diversi attivisti hanno denunciato «esplosioni udite in lontananza», che attribuiscono a «granate stordenti lanciate da droni». E, mentre le comunicazioni si fanno più difficili, la stessa organizzazione ammette: «Le telecamere sono offline e le imbarcazioni sono state abbordate da personale militare».

Il ministro della Difesa Guido Crosetto, al Tg1, ha confermato che le barche sono «circondate» e ha auspicato che «tutto avvenga senza violenza». Più netto il titolare della Farnesina Antonio Tajani: «Gli italiani saranno portati in Israele e poi espulsi», ha dichiarato.

Sul fronte politico interno, però, non mancano le critiche. Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, parla apertamente di «blocco illegale» e «violazione del diritto internazionale»: «Ho tenuto i contatti con il senatore Marco Croatti finché possibile. Apprendo che la Marina israeliana sta completando l’abbordaggio di cittadini che pacificamente erano diretti a Gaza con la Flotilla. Nessuno tocchi loro un capello. Chi è al governo dovrebbe preoccuparsi della loro incolumità, non voltarsi dall’altra parte davanti a uno dei più grandi crimini della nostra storia recente».

Dura anche la segretaria del Pd Elly Schlein: «Abbiamo perso i contatti dalle 19.30 con i nostri deputati a bordo, ma continuiamo a monitorare la situazione. La Flotilla è una missione pacifica, disarmata e non violenta. Ciò che Israele sta facendo in acque internazionali è illegale. I governi europei devono intervenire subito per tutelare gli attivisti e aprire un corridoio umanitario permanente verso Gaza».

Intanto, dalle barche ancora libere arrivano messaggi intermittenti. Dall’unità Aurora gli attivisti ribadiscono: «Siamo determinati a continuare. Facciamo rotta verso Gaza per rompere il blocco navale, aprire un corridoio umanitario e chiedere la fine del genocidio».

Le difficoltà di comunicazione, con segnali disturbati e connessioni interrotte, alimentano la sensazione di trovarsi davanti a un’operazione che procede su più livelli: militare in mare, politico e mediatico a terra. E la memoria torna inevitabilmente all’abbordaggio della Mavi Marmara, il 31 maggio 2010, quando l’intervento dell’unità d’élite Shayetet 13 provocò dieci vittime tra gli attivisti. «Non è la Mavi Marmara, ma non si sa mai», ha detto a Yediot Ahronoth un funzionario israeliano, ammettendo che la Flotilla rappresenta «una sfida simbolica e diplomatica» oltre che militare.

La notte sul Mediterraneo è ancora lunga. Alcune navi sono già state rimorchiate verso Ashdod, altre hanno spento le luci. Ma quelle che restano in mare, guidate dalla Mango, non hanno intenzione di tornare indietro. «Andiamo avanti», è il messaggio che continua a rimbalzare, mentre la linea tra resistenza pacifica e forza militare si fa sempre più sottile.