Lufthansa vola verso il baratro: 4mila licenziamenti e un futuro sempre più automatizzato, anche mentre compra ITA Airways

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La compagnia tedesca, primo azionista di ITA dallo scorso gennaio, annuncia un piano di riduzione drastico dei costi e 4mila esuberi entro il 2030. Digitalizzazione, intelligenza artificiale e accorpamenti al centro del piano di sopravvivenza.

La compagnia di bandiera tedesca torna a tagliare. Dopo aver salvato se stessa con soldi pubblici durante la pandemia e dopo aver messo le mani su ITA Airways per consolidare la propria presenza nel Sud Europa, Lufthansa annuncia ora un piano di riduzione del personale da 4.000 posti entro il 2030. Un piano che – almeno sulla carta – dovrebbe “modernizzare” l’azienda, ma che in realtà segna un’ulteriore resa all’automazione e alla finanza.

Le posizioni colpite riguardano principalmente i ruoli amministrativi, che saranno progressivamente “digitalizzati, automatizzati e centralizzati”, secondo il linguaggio rassicurante del gruppo. Nessun taglio al personale operativo, giurano da Monaco, dove il colosso dei cieli ha la sua base. Ma i numeri parlano chiaro: dopo i 20.000 licenziamenti già effettuati durante il Covid, la compagnia tedesca non è più riuscita a ritrovare la produttività e la capacità di volo del 2019.

Il gruppo guidato da Carsten Spohr è ancora lontano dall’obiettivo di un margine operativo dell’8%, fissato come soglia minima di redditività. Nel 2023 si è fermato al 4,4%, una performance debole se confrontata con i risultati di IAG (British Airways e Iberia) e Air France-KLM, che viaggiano con bilanci più robusti e strategie più snelle.

Da qui la nuova “cura dimagrante”: un programma che promette maggiore efficienza ma che suona, per i sindacati, come l’ennesima ristrutturazione mascherata da evoluzione digitale. Nel frattempo Lufthansa deve anche gestire l’integrazione con ITA Airways, di cui è diventata primo azionista a gennaio 2025, un’operazione che richiederà ulteriore personale, nuove sinergie e una revisione profonda dei sistemi informativi.

Durante il Capital Markets Day a Monaco, Spohr ha presentato il nuovo piano industriale, ribattezzato con enfasi “Ambition 2030”. Sulla carta, prevede una riorganizzazione in quattro pilastri: le Network Airlines (Lufthansa, SWISS, Austrian, Brussels e ITA) che saranno integrate e coordinate in un’unica rete europea; Eurowings, destinata a diventare il marchio low cost e “value” del gruppo; Lufthansa Technik, leader mondiale nella manutenzione e ora in espansione anche nel settore Defense; e Lufthansa Cargo, che investirà 600 milioni di euro nell’hub merci di Francoforte per cavalcare la crescita dell’e-commerce.

La parola d’ordine è una sola: centralizzare. Le reti di corto e medio raggio di tutte le compagnie del gruppo saranno gestite da un unico centro di controllo, mentre le funzioni IT e amministrative verranno accorpate per “ridurre la complessità”. Tradotto: meno persone, più software, più algoritmi.

Nel frattempo, Lufthansa promette un 2025 in crescita. Secondo le stime interne, l’utile operativo (EBIT rettificato) dovrebbe superare i 1,6 miliardi di euro registrati nel 2024. Il problema, però, resta strutturale: la compagnia non ha mai recuperato del tutto la fiducia dei passeggeri, e il suo sistema di hub – da Francoforte a Monaco, passando per Vienna e Bruxelles – appare oggi troppo dispersivo e costoso rispetto ai modelli centralizzati dei concorrenti.

La compagnia tedesca punta anche a ringiovanire la flotta: 230 nuovi aerei entro il 2030, di cui 100 a lungo raggio, per sostituire i vecchi modelli e ridurre consumi e emissioni. Una modernizzazione imponente, ma dal costo stimato di oltre 40 miliardi di euro.

Sul fronte italiano, il progetto di integrazione con ITA Airways procede con lentezza: il via libera dell’Unione Europea è arrivato con pesanti condizioni e restrizioni sulle rotte. E mentre Lufthansa taglia, la compagnia azzurra si prepara a subire la stessa filosofia: più efficienza, meno personale.

Dietro il linguaggio manageriale – “ottimizzazione”, “sinergie”, “processi digitali” – si nasconde un dato amaro: Lufthansa non vola più leggera, vola più povera. La pandemia le ha lasciato un debito miliardario, il mercato low cost la incalza e i sindacati promettono battaglia contro i nuovi licenziamenti.

Il gruppo tedesco, un tempo simbolo di solidità e precisione teutonica, sembra oggi un gigante con le ali d’acciaio ma il cuore fragile. E mentre si prepara a diventare sempre più “digitale”, la sensazione è che abbia perso l’anima.

Un tempo Lufthansa univa l’Europa. Oggi la divide tra chi vola e chi resta a terra.