Un appello alla prudenza, ma anche al rispetto del coraggio. Sergio Mattarella è intervenuto ieri nella vicenda della Flotilla per Gaza, la missione umanitaria italiana pronta a salpare verso la Striscia per consegnare viveri e medicinali alla popolazione palestinese. Un intervento misurato, ma dal forte peso politico e simbolico.
Il presidente della Repubblica ha chiesto agli organizzatori di non mettere a rischio “l’incolumità di ogni persona” e di raccogliere la mediazione del Patriarcato Latino di Gerusalemme, che si è offerto di far arrivare in sicurezza gli aiuti. Nel comunicato del Quirinale, intitolato Appello alle donne e agli uomini della Flotilla, Mattarella riconosce “il valore dell’iniziativa e della solidarietà che l’ha generata”, ma avverte che “l’obiettivo di soccorrere una popolazione in sofferenza non può essere vanificato da rischi per la vita umana”.
Un equilibrio delicato tra il dovere morale e la responsabilità politica. Il Colle, che da giorni seguiva con discrezione la vicenda, ha scelto di intervenire solo quando la decisione degli attivisti di non accettare la proposta di mediazione italiana – consegnare i carichi a Cipro per poi trasferirli via terra – è diventata definitiva.
Dietro la scelta del Capo dello Stato, una fitta rete di contatti. Ieri mattina Mattarella ha sentito la premier Giorgia Meloni, da poco rientrata da New York, per informarla dell’iniziativa e concordare una linea comune. Ha poi contattato il ministro della Difesa Guido Crosetto e il titolare della Farnesina Antonio Tajani. Entrambi hanno espresso pieno sostegno, ritenendo l’appello “una bussola di equilibrio e buon senso in un momento di grande tensione internazionale”.
La premier, secondo fonti governative, ha apprezzato “il tono e il merito” del messaggio, ricordando che già nei giorni scorsi aveva invitato la Flotilla a valutare la consegna degli aiuti a Cipro, in coordinamento con le Nazioni Unite. Proposta che era stata però respinta dagli organizzatori, accusando Palazzo Chigi di “voler mettere il cappello politico” sull’iniziativa.
L’appello di Mattarella, invece, ha un’altra natura. È un intervento di moral suasion, in linea con il profilo di garanzia della presidenza della Repubblica. Riconosce la legittimità delle intenzioni umanitarie, ma ricorda i limiti imposti dal contesto bellico. “Il valore della vita umana sembra aver perso ogni significato a Gaza, dove viene calpestato con disumane sofferenze – ha scritto – ma quel valore non può essere ulteriormente sacrificato”.
Il Quirinale ha agito in stretto contatto con la Santa Sede. Da giorni erano in corso scambi con il Patriarcato Latino di Gerusalemme, guidato dal cardinale Pierbattista Pizzaballa, che si è detto disposto a garantire il trasporto e la distribuzione degli aiuti sotto la protezione della Chiesa cattolica. L’offerta, rilanciata dalla Conferenza episcopale italiana, è diventata la base della mediazione suggerita dal Capo dello Stato.
Nel tardo pomeriggio, il cardinale Matteo Zuppi ha definito le parole del presidente “un invito saggio, da sostenere e condividere”. Il presidente della Cei ha aggiunto che “la prudenza non è mai un limite alla generosità, ma la condizione per renderla efficace”.
Nonostante ciò, la Flotilla ha ribadito la decisione di proseguire. “Non ci fermeremo – ha dichiarato Benedetta Scuderi, eurodeputata di Alleanza Verdi e Sinistra, imbarcata sulla nave italiana –. Il nostro obiettivo è riaffermare il primato del diritto umanitario laddove a prevalere sono ancora le armi e la violenza”.
Al Quirinale la risposta è stata accolta con rispetto, ma anche con preoccupazione. “L’appello del presidente è fondato sull’esperienza – spiegano fonti vicine al Colle –: chiunque si muova in quell’area sa quanto sia fragile la linea di sicurezza”. Israele, infatti, ha già fatto sapere che impedirà l’ingresso di qualunque imbarcazione non autorizzata nelle acque di Gaza, e i rischi di un intervento militare sono concreti.
Nel dibattito politico, l’iniziativa di Mattarella ha raccolto consensi trasversali.
Dal Pd, Peppe Provenzano ha parlato di “parole di alto valore, che uniscono la condanna per le sofferenze della popolazione di Gaza al riconoscimento del coraggio dei volontari”.
Giuseppe Conte ha usato toni simili: “Il presidente ha trovato la formula giusta, che unisce l’umanità al senso di responsabilità. Chi parte per una missione del genere deve sapere a cosa va incontro”.
Più cauto Angelo Bonelli di Avs: “Spetta agli organizzatori decidere, ma il monito del Quirinale è da tenere in considerazione”.
In serata, il ministero degli Esteri ha confermato di aver riaperto il dialogo con la Cei per valutare una nuova mediazione, che consentirebbe alla Flotilla di consegnare i carichi a un intermediario riconosciuto a livello internazionale. Non è escluso che la Santa Sede possa assumere un ruolo di garante, insieme a una rappresentanza dell’Unione Europea.
Dietro le quinte, l’Italia lavora per evitare che la missione degeneri in incidente diplomatico o, peggio, in tragedia. La posizione ufficiale del governo resta quella di “favorire ogni canale umanitario compatibile con la sicurezza”, ma è chiaro che l’appello del Capo dello Stato ha introdotto un elemento nuovo: una parola autorevole che supera la dialettica tra esecutivo e opposizioni.
Il messaggio è semplice, ma di peso: la solidarietà è un gesto nobile solo se non mette a repentaglio la vita di chi la esercita.
E in questa frase – pronunciata senza toni solenni, ma con la fermezza che lo contraddistingue – si riconosce l’impronta di Sergio Mattarella: quella di un presidente che interviene solo quando il rischio diventa reale, e che ricorda a tutti, anche nelle emergenze più drammatiche, che la pietà non deve mai oscurare la prudenza.