L’operazione, se confermata, consoliderebbe la strategia europea di Pier Silvio Berlusconi: costruire un network continentale di broadcaster privati in grado di competere con le piattaforme globali e con la Rai.
L’espansione europea di MFE-Mediaset non si ferma. Dopo aver messo radici in Germania, dove entro breve il gruppo di Cologno Monzese avrà la maggioranza del Supervisory Board di ProSiebenSat.1, Pier Silvio Berlusconi guarda ora al Portogallo. Nel mirino c’è il gruppo Impresa, uno dei principali operatori media del Paese, con nove canali televisivi, testate giornalistiche e un migliaio di dipendenti.
Secondo quanto comunicato ufficialmente, Impresa «è stata informata dal suo azionista di maggioranza di essere in contatto, in esclusiva, con MFE-MediaForEurope per valutare potenziali operazioni societarie volte all’acquisizione di una partecipazione rilevante nel capitale del gruppo». Non si parla ancora di un accordo vincolante, ma la trattativa è entrata nella sua fase cruciale.
Il comunicato, diffuso alla Borsa di Lisbona dove Impresa è quotata, conferma le indiscrezioni circolate negli ultimi mesi. MFE avrebbe da tempo avviato contatti riservati per espandere la propria presenza nell’Europa occidentale, in linea con la visione del suo amministratore delegato: costruire un network televisivo europeo in grado di reggere il confronto con i colossi globali dello streaming, da Netflix a Disney+, e con i broadcaster pubblici sostenuti dagli Stati.
L’acquisizione di Impresa rappresenterebbe un tassello strategico per rafforzare la presenza di MFE nell’area lusitana, che condivide con l’Italia molte affinità linguistiche e culturali. Il gruppo portoghese controlla SIC, la principale rete televisiva privata del Paese, con un canale generalista e diverse emittenti tematiche — da SIC Notícias a SIC Mulher, SIC Radical e SIC K — oltre a una piattaforma digitale in espansione. Dispone inoltre di testate cartacee e online, tra cui Expresso, storico quotidiano nazionale fondato nel 1973.
Un portafoglio che interessa fortemente MFE, sempre più orientata a un modello “multimedia integrato” che unisce televisione, informazione digitale e intrattenimento on demand. Dopo aver consolidato la propria leadership in Italia e in Spagna, e aver avviato una collaborazione stretta con i tedeschi di ProSiebenSat, il gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi punta ora a un terzo polo in area lusofona.
L’intenzione è chiara: creare un’alleanza paneuropea di emittenti generaliste indipendenti, capace di condividere contenuti, pubblicità, tecnologie e strategie digitali. Un progetto che Silvio Berlusconi, negli anni Ottanta, aveva già sognato con la sua “rete europea della libertà” e che il figlio sta provando a trasformare in realtà industriale.
I colloqui in corso con Impresa, per ora, non prevedono dettagli finanziari. Tuttavia, secondo analisti del settore, MFE potrebbe puntare a una quota di controllo o a una partecipazione significativa, tra il 30 e il 40%, lasciando al gruppo portoghese autonomia operativa ma garantendosi la possibilità di integrazione editoriale e commerciale.
Non sarebbe la prima volta che Mediaset tenta l’ingresso in un mercato straniero con una logica di partnership. Già in Spagna, con Telecinco e Cuatro, l’integrazione nel gruppo Mediaset España si è rivelata un successo, tanto da diventare una delle colonne portanti di MFE. In Germania, l’investimento in ProSiebenSat, inizialmente accolto con diffidenza, ha permesso al gruppo di Cologno di influenzare sempre più la linea editoriale e di partecipare alle scelte strategiche di uno dei giganti europei del broadcasting.
In Portogallo, però, la partita è diversa. Impresa ha una forte identità nazionale e un legame radicato con il pubblico locale. Fondata nel 1972 da Francisco Pinto Balsemão, figura storica del giornalismo e della politica lusitana, la società è considerata un punto di riferimento del pluralismo mediatico del Paese. Da tempo, tuttavia, deve fare i conti con la concorrenza crescente delle piattaforme digitali e con una pubblicità televisiva in flessione.
Proprio per questo la prospettiva di un’alleanza internazionale viene letta come un’occasione per rilanciare la società e garantirle solidità economica. L’ingresso di MFE potrebbe portare capitali freschi, know-how tecnologico e contenuti condivisi. D’altra parte, Berlusconi punta su un modello di cooperazione che valorizzi le singole identità nazionali, ma sotto una governance comune europea.
Non mancano, ovviamente, le incognite. L’Autorità portoghese per la comunicazione (ERC) e l’Antitrust dovranno valutare eventuali implicazioni sul pluralismo e sulla concentrazione del mercato. Inoltre, la trattativa si svolge in un contesto internazionale complesso, con i broadcaster europei impegnati a fronteggiare l’ascesa delle piattaforme americane e la transizione verso la tv digitale ibrida.
Per Pier Silvio Berlusconi, tuttavia, la direzione è tracciata. Dopo aver resistito alla tentazione di fondere Mediaset con altri gruppi italiani e aver trasformato la società in MFE-MediaForEurope, il manager ha scelto la via dell’integrazione continentale, con una filosofia industriale diversa da quella dei grandi conglomerati americani: meno algoritmi e più contenuti locali, più legame con il territorio e con le lingue europee.
Se l’operazione portoghese dovesse andare in porto, MFE aggiungerebbe al proprio portafoglio un’altra tessera preziosa, completando l’asse Sud-Ovest dell’informazione televisiva europea: Italia, Spagna, Germania e, ora, Portogallo. Un quadrilatero che rafforzerebbe la capacità del gruppo di negoziare con i grandi player pubblicitari e di sviluppare sinergie editoriali.
Intanto, a Cologno Monzese si respira ottimismo. L’annuncio dei colloqui esclusivi ha già suscitato interesse in Borsa, e a Lisbona le azioni di Impresa hanno registrato un rialzo immediato. I prossimi mesi diranno se l’espansione europea del gruppo Mediaset sarà davvero compiuta.
Ma una cosa è certa: la stagione della Mediaset “italiana” è finita. Quella di MFE, sempre più europea, è appena cominciata.