Oltre la metà degli adolescenti tra i 10 e i 14 anni nel mondo ha subito forme di disciplina violenta. È questo il dato drammatico emerso in occasione della Giornata internazionale dei bambini innocenti vittime di aggressioni, celebrata il 4 giugno. Secondo l’Adolescents Data Portal 2024 dell’Unicef, in 83 dei 91 paesi analizzati, più di un ragazzo su due è stato vittima di punizioni fisiche, minacce o aggressioni verbali. In alcuni Paesi la percentuale supera addirittura il 90%. Ogni 13 minuti, un minore muore per omicidio: sono 40mila all’anno, con i maschi tra i 15 e i 19 anni tra le principali vittime.
Eppure, questa spirale di violenza si può spezzare. L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che interventi mirati – come il sostegno alla genitorialità, la formazione scolastica, servizi sanitari a misura di bambino e leggi più severe – possono ridurre la violenza fino al 50%. Ma oggi, 9 bambini su 10 vivono ancora in paesi in cui le punizioni corporali non sono pienamente vietate.
Minori, il «porto nuovo» della Fondazione Asilo Mariuccia
In Italia, la violenza contro i minori resta spesso sommersa. Ecco perché l’impegno della Fondazione Asilo Mariuccia è più che mai cruciale. Nella sede di Porto Valtravaglia (Varese), è attivo il progetto “Un porto nuovo”, che accoglie fino a 90 minori tra i 14 e i 18 anni, tra cui giovani con gravi disagi familiari, minori stranieri non accompagnati e ragazzi provenienti dal circuito penale. Ogni anno, la Fondazione sostiene circa 290 persone.
Le parole della presidente: «Nessun ragazzo è irrecuperabile»
«I dati parlano chiaro», afferma la presidente Emanuela Baio. «Dobbiamo proteggere i più vulnerabili, creare spazi sicuri e spezzare il ciclo della violenza. Questo progetto è una sfida culturale tanto quanto sociale: dimostrare che nessun ragazzo è irrecuperabile, se trova adulti capaci di crederci davvero».
Minori, il laboratorio di educazione al lavoro
Un crowdfunding con Banca Intesa Sanpaolo punta a raccogliere 400mila euro per il recupero della struttura, parte di un investimento complessivo di 3 milioni. Cuore dell’iniziativa è il laboratorio di educazione al lavoro, attivo dal 2001, che restituisce ai giovani fiducia e competenze per un futuro migliore.
Come nel caso di Amen, 22 anni, tunisino, ex minore non accompagnato: «Dormivo in strada. Alla Fondazione ho imparato a credere in me. Ora lavoro con un contratto a tempo indeterminato e sogno il mio brand di moda. Voglio dimostrare che si può rinascere». Una testimonianza potente, che ci ricorda che la violenza può essere sconfitta solo costruendo alternative concrete. A partire dall’ascolto, dall’educazione e dalla dignità.