Mutilazioni genitali femminili, oltre 230 milioni di donne nel mondo: in Italia 88.500 casi e 16.000 bambine a rischio

Mutilazioni genitali femminili, oltre 230 milioni di donne nel mondo e 88.500 in Italia. I nuovi dati diffusi dal Rapporto Globale sulle MGF 2025 confermano che la pratica è ancora una delle più gravi violazioni dei diritti umani a livello internazionale. Il documento, curato da End FGM European Network, U.S. End FGM/C Network ed Equality Now, è stato presentato a Roma da Amref Health Africa nel corso dell’iniziativa “Voci in rete per un futuro senza MGF”.

I dati del Rapporto Globale 2025

Secondo il rapporto, il numero delle donne colpite nel mondo è aumentato del 15% rispetto al 2000, raggiungendo i 230 milioni di casi. La pratica è oggi presente in 94 Paesi, tra Africa, Asia, Medio Oriente, America Latina, Europa e Nord America. Il trend mostra una riduzione nelle generazioni più giovani ma conferma la persistenza del fenomeno, soprattutto nelle fasce di età più alte.

La situazione in Italia

Nel nostro Paese si stimano circa 88.500 donne che hanno subito mutilazioni genitali femminili, con un incremento dell’1% rispetto alle stime del 2019. A rischio ci sarebbero 16.000 bambine sotto i 15 anni, secondo lo studio condotto dall’Università Bicocca e dall’Università di Bologna. Le regioni con maggiore presenza di casi coincidono con quelle a più alta concentrazione di popolazione migrante.

Nel Lazio, in particolare, il Centro SaMiFo ASL Roma 1 ha stimato che su 22.382 donne e bambine nate all’estero ma residenti, circa 13.000 abbiano subito mutilazioni. “Si tratta di una pratica antropologicamente complessa ma che può essere superata solo attraverso conoscenza, inclusione e ascolto,” ha dichiarato il direttore generale Giuseppe Quintavalle, ribadendo la necessità di un approccio culturale e sanitario condiviso.

L’importanza della rete e della prevenzione

Il confronto tra istituzioni, servizi sanitari e società civile è stato al centro dei lavori della Rete romana per la prevenzione e il contrasto delle MGF, nata nel 2023 e impegnata a costruire un modello nazionale di intervento. Il professor Piero Valentini della Società Italiana di Pediatria ha evidenziato il ruolo della pediatria nella prevenzione precoce, mentre le comunità di Amref Italia e ActionAid Italia hanno ricordato l’importanza del linguaggio interculturale e del dialogo tra generazioni.

“Le mutilazioni genitali femminili non si superano solo con le leggi, ma lavorando insieme – ha spiegato la community leader Edna Moallin Abdirahman –. È fondamentale creare fiducia e costruire spazi di prevenzione dove le donne si sentano ascoltate senza giudizio.”

L’impegno delle istituzioni

L’assessora alle Politiche Sociali di Roma Capitale Barbara Funari ha sottolineato la necessità di una sinergia costante tra istituzioni e comunità migranti per un cambiamento duraturo, mentre l’assessora alla Scuola Claudia Pratelli ha ricordato che “la scuola può e deve essere un luogo di incontro, dialogo e consapevolezza.”

I nuovi dati e gli interventi emersi a Roma confermano che la lotta alle mutilazioni genitali femminili passa da conoscenza, educazione e cooperazione tra culture, per garantire alle bambine e alle donne un futuro di salute e diritti.