Pensioni: il conto dei giovani rischia di arrivare a 75 anni

Anziani

Il tema delle pensioni in Italia è da sempre al centro del dibattito pubblico. È un argomento che riguarda tutti, ma che pesa in maniera particolare sulle nuove generazioni, quelle che oggi entrano nel mondo del lavoro con contratti spesso precari, carriere discontinue e retribuzioni non sempre adeguate. Se guardiamo alle proiezioni, lo scenario che si prospetta non è incoraggiante: chi ha venti o trent’anni oggi rischia di vedere la pensione non prima dei 70, se non addirittura dei 75 anni.

Un sistema sotto pressione

Il sistema pensionistico italiano si basa prevalentemente sul metodo a ripartizione: i contributi versati dai lavoratori attuali finanziano le pensioni di chi oggi è in quiescenza. Questo modello ha funzionato finché la piramide demografica era solida: molti giovani al lavoro e relativamente pochi anziani a percepire la pensione. Oggi, però, la realtà è ben diversa: viviamo in un Paese con un tasso di natalità tra i più bassi d’Europa e con un’aspettativa di vita tra le più alte. Il risultato è che i pensionati crescono di numero, mentre i lavoratori attivi diminuiscono. Questa dinamica crea un doppio squilibrio: da un lato, la spesa pensionistica è altissima (una delle più elevate in Europa in rapporto al PIL); dall’altro, le entrate contributive faticano a stare al passo, soprattutto a causa della precarietà e della discontinuità lavorativa che colpisce i giovani.

Vantaggi e svantaggi del modello attuale

Il nostro sistema pensionistico ha garantito finora una copertura ampia e universale, proteggendo milioni di cittadini e creando un patto di solidarietà tra generazioni. È un vantaggio che non va sottovalutato, perché rappresenta un argine contro povertà ed esclusione sociale. Ma esistono anche criticità importanti: la sostenibilità finanziaria nel lungo periodo; il rischio di iniquità intergenerazionale, perché chi entra oggi nel mercato del lavoro potrebbe ricevere trattamenti meno generosi rispetto alle generazioni precedenti; la rigidità del sistema, poco adatta a un mercato del lavoro che cambia, con sempre più partite IVA, contratti atipici e lavori digitali. Quale futuro per i giovani? La domanda che tutti si pongono è: come evitare che i ragazzi di oggi vedano la pensione solo in tarda età?

Politiche pubbliche

Favorire l’occupazione stabile, riducendo la precarietà. Introdurre incentivi all’adesione precoce alla previdenza complementare, ad esempio con iscrizione automatica nei fondi pensione per i neoassunti (con possibilità di uscita volontaria). Semplificare la portabilità dei fondi e aumentare la trasparenza con un “cruscotto unico” che mostri a ogni lavoratore le proiezioni della sua pensione futura. Prevedere correttivi per chi svolge lavori usuranti, che non può realisticamente lavorare fino a 70 anni.

Scelte individuali

Iniziare presto a risparmiare, anche con cifre modeste: 50 o 100 euro al mese messi in un fondo pensione a 25 anni possono fare la differenza a 65. Aderire a una forma di previdenza complementare (fondi negoziali, aperti o PIP) approfittando dei vantaggi fiscali. Diversificare i risparmi, combinando previdenza con investimenti a lungo termine a basso costo. Coltivare una vera educazione finanziaria personale, che permetta di pianificare le scelte di oggi con lo sguardo al domani.

La mia riflessione

Ho visto da vicino troppe persone arrivare alla pensione senza la serenità economica necessaria, e troppe famiglie costrette a ridimensionare drasticamente il proprio tenore di vita. È un campanello d’allarme che non possiamo ignorare.

Se lo Stato ha il dovere di costruire un sistema più equo e sostenibile, i cittadini – e in particolare i giovani – hanno la responsabilità di non rimandare le decisioni che riguardano il loro futuro. Il rischio è che, senza un cambiamento di rotta, la pensione diventi per i giovani di oggi un traguardo lontanissimo, quasi irraggiungibile. La soluzione sta nel costruire da subito un’armatura di consapevolezza e di scelte previdenti, perché la vera libertà si conquista quando si è in grado di guardare al domani con serenità e non con paura.

di Antonio Ranieri