Pizza e spaghetti, orgoglio d’Italia! L’Unesco promuove la nostra cucina verso il titolo di Patrimonio dell’Umanità

Il profumo del pomodoro, il suono dell’acqua che bolle per la pasta, il gesto familiare di impastare il pane: sono questi gli ingredienti che l’Unesco ha voluto celebrare riconoscendo la cucina italiana come un patrimonio che appartiene non solo al nostro Paese, ma al mondo intero. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura ha infatti dato il suo primo sì ufficiale alla candidatura della cucina italiana come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, un passo decisivo verso l’iscrizione nella prestigiosa lista.

La valutazione positiva arriva dall’organo tecnico dell’Unesco, composto da esperti internazionali che hanno esaminato per mesi il dossier presentato dall’Italia: un documento ricchissimo, che racconta come la nostra gastronomia sia diventata una forma d’arte capace di unire generazioni, territori e culture. Il verdetto degli esperti parla chiaro: la cucina italiana è “un linguaggio universale fondato sul rispetto per gli ingredienti, sul legame con la terra e sulla trasmissione dei saperi familiari”.

La decisione definitiva spetterà ora al Comitato intergovernativo dell’Unesco, che si riunirà a New Delhi dall’8 al 13 dicembre. Ma il parere tecnico favorevole è già un riconoscimento in sé: un segnale fortissimo di come l’Italia sia riuscita a preservare e promuovere un modello di cultura gastronomica che il mondo ci invidia.

Il dossier, intitolato La cucina italiana tra sostenibilità e biodiversità, è frutto di un lavoro corale durato oltre due anni e coordinato dal Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare insieme al Ministero della Cultura. Oltre duemila pagine che documentano un patrimonio fatto di gesti, prodotti, paesaggi e persone: dalle mani che stendono la sfoglia alle vigne che disegnano le colline, dalle tradizioni contadine alle tavole imbandite delle feste di paese.

Non si tratta solo di pizza o spaghetti — per quanto simbolici — ma di un modo di vivere. Mangiare insieme, condividere, raccontare il territorio attraverso i sapori. La cucina italiana è un mosaico di culture locali che, come tessere di un’unica opera, compongono un racconto identitario. Ogni piatto è una storia di famiglia, ogni ricetta una testimonianza di adattamento e di memoria.

Il ministro Francesco Lollobrigida ha salutato l’annuncio dell’Unesco come “una vittoria che appartiene a tutti gli italiani”. “La nostra cucina – ha detto – è un esempio di armonia tra tradizione e innovazione. Rappresenta la sostenibilità nel senso più autentico: il rispetto della natura, il valore della stagionalità, la consapevolezza che il cibo è cultura prima che consumo”.

Anche il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha espresso soddisfazione: “La cucina italiana è una delle più grandi espressioni artistiche del nostro Paese. È un ponte tra le generazioni, un segno di identità e di civiltà. È giusto che il mondo riconosca ciò che da sempre sappiamo: cucinare in Italia significa tramandare bellezza”.

L’Unesco ha sottolineato nel suo rapporto come il modello alimentare italiano rappresenti “un equilibrio virtuoso tra il rispetto della biodiversità e la creatività gastronomica”. Una cucina che non si limita a ripetere, ma evolve, reinterpretando il passato senza rinnegarlo. La forza della tradizione, secondo gli esperti, sta proprio nella sua capacità di reinventarsi, restando fedele a valori essenziali come il gusto, la convivialità e la cura per la qualità.

Un riconoscimento che avrà anche effetti concreti: oltre a rafforzare l’immagine internazionale dell’Italia, potrà incentivare il turismo enogastronomico e tutelare le produzioni tipiche minacciate dall’imitazione. Come ha ricordato Coldiretti, “il riconoscimento Unesco rappresenta un argine contro l’italian sounding e le falsificazioni che danneggiano i nostri produttori e confondono i consumatori di tutto il mondo”.

L’entusiasmo arriva anche dal mondo della ristorazione. Per Massimo Bottura, “questo non è solo un premio alla cucina, ma alla cultura dell’accoglienza. La tavola italiana è un luogo dove si condividono emozioni, idee, storie. È la nostra forma più autentica di dialogo con il mondo”.

Dalla pizza napoletana, già inserita tra i patrimoni immateriali dell’Unesco nel 2017, ai tortellini, alla pasta al pomodoro, fino ai dolci di ogni regione, la cucina italiana è un viaggio continuo tra diversità e armonia. È la storia di un Paese che ha fatto della semplicità un’arte e della memoria un sapore.

Ora non resta che attendere dicembre, quando a New Delhi si riuniranno i rappresentanti dei Paesi membri per la decisione finale. Ma l’Italia, già prima di ricevere il titolo, ha vinto qualcosa di più grande: la consapevolezza che il suo modo di cucinare – fatto di mani, passione e pazienza – è diventato una lingua universale, capace di raccontare chi siamo meglio di qualsiasi discorso.

Una lingua che sa di pane caldo, di pomodoro e di basilico. E che da oggi, con il primo sì dell’Unesco, è sempre più vicina a entrare ufficialmente nella storia.