Report sfida la diffida di Ghiglia e manda in onda l’inchiesta: spuntano le chat “vado da Arianna”, dubbi su pressioni pro-FdI, casa Meloni e il libro Fratelli di chat

Sigfrido Ranucci

Report è andato in onda come previsto. Niente rinvii, nessuna concessione alla diffida firmata da Agostino Ghiglia, consigliere dell’Autorità Garante per la Privacy, che poche ore prima aveva chiesto formalmente alla Rai di fermare la puntata. Una richiesta netta, presentata come tutela della propria corrispondenza privata. La risposta è arrivata in diretta, con Sigfrido Ranucci che ha respinto ogni accusa di accesso abusivo e ha definito la diffida «un tentativo di mettere un bavaglio al servizio pubblico». Da quel momento, il servizio è partito, e lo scontro ha fatto un passo avanti, non indietro.

La trasmissione ha mostrato nuovi estratti di conversazioni interne attribuite all’ufficio del consigliere, convinta che quegli scambi dimostrino un’interferenza impropria del ruolo istituzionale a favore dell’area politica di provenienza. Una frase, in particolare, ha fatto il giro dei social prima ancora che scorresse sui titoli di coda: «Domani vado da Arianna». Il riferimento sarebbe a Arianna Meloni, responsabile organizzativa di Fratelli d’Italia e sorella della presidente del Consiglio. Secondo Report, quel messaggio sarebbe antecedente di poche ore a una riunione delicata sull’istruttoria riguardante il ministro Gennaro Sangiuliano. Un collegamento temporale che ha alimentato sospetti e interpretazioni.

Ghiglia ha respinto le insinuazioni, spiegando che quell’espressione è un modo per indicare genericamente la sede di via della Scrofa, definita “casa madre” del partito, e che quel contatto non avrebbe alcuna valenza impropria. Poi, aggiungendo un elemento destinato a far discutere, ha detto che anche qualora avesse realmente incontrato Arianna Meloni non ci sarebbe stata alcuna violazione: «Incontro tanti politici per il mio lavoro. Nessuno può vietarmelo». Una linea difensiva che non chiude la questione, anzi la allarga, perché porta il dibattito sul terreno più sensibile: dove finisce il diritto di confronto istituzionale e dove inizia l’uso di una funzione pubblica per finalità politiche.

Nella stessa puntata, Report ha ricostruito altri episodi. Uno riguarda la ristrutturazione della casa privata della premier. Secondo la trasmissione, Ghiglia avrebbe chiesto agli uffici del Garante di approfondire la questione dopo un’interrogazione parlamentare, per verificare se fosse possibile tutelare alcune informazioni in nome della privacy. Per il consigliere, si sarebbe trattato di un caso giuridico, un esercizio tecnico per chiarire l’applicazione della norma. Per l’opposizione, è un intervento che sfiora la sfera politica e dovrebbe restare distante dall’attività dell’Autorità.

C’è poi la vicenda del libro Fratelli di chat, che pubblica materiali attribuiti alla comunicazione interna di FdI. Il Garante ha successivamente ammonito l’editore per la gestione dei dati, ma Report sostiene che precedentemente Ghiglia avesse chiesto chiarimenti ai suoi uffici proprio su quel lavoro editoriale. Anche qui, la giustificazione è istituzionale: «Ho chiesto lumi, è nei miei poteri». La narrazione della trasmissione, invece, è quella di un consigliere proiettato a “tutelare” aree sensibili per il partito.

A completare il quadro, la gestione dell’inchiesta di Fanpage su Gioventù Nazionale. Gli uffici dell’Autorità, sostiene Report, avrebbero proposto l’archiviazione, ma Ghiglia avrebbe sollecitato ulteriori verifiche. Anche in questo caso la spiegazione ufficiale è semplice: «Volevo capire meglio». Nella lettura critica, diventa l’ennesimo tassello di un atteggiamento orientato.

Dopo la messa in onda, la polemica si è spostata sul terreno legale e politico. Ghiglia parla di «pedinamento» e di «accesso abusivo al sistema del Garante», lasciando intendere che sta valutando iniziative. Ranucci ribatte che nessun materiale è stato ottenuto in modo irregolare e che l’inchiesta si basa su fonti e verifiche giornalistiche. Sullo sfondo, una domanda che non trova ancora una risposta: come si bilancia la trasparenza richiesta alla cosa pubblica con la tutela della comunicazione interna di un’Autorità?

Mentre il consigliere chiede un confronto in diretta, le opposizioni hanno già preso posizione e invocano le dimissioni per ragioni di opportunità istituzionale. La maggioranza tace. E nel frattempo, la discussione si sposta su un altro piano, quello della funzione democratica dell’informazione e della credibilità degli organismi di garanzia. Nessuno sa se ci sarà un seguito giudiziario, ma è certo che la vicenda non si è chiusa con i titoli di coda. Report ha promesso nuovi sviluppi. E Ghiglia, da parte sua, non sembra intenzionato a lasciare spazio.