Caso Garlasco, indagato l’ex procuratore Mario Venditti: sospetti di corruzione per l’archiviazione di Sempio. In casa un appunto: “Gip archivia X 20-30 euro”

ex procuratore Mario Venditti

La Procura di Brescia indaga sull’ex capo dell’ufficio di Pavia, accusato di aver ricevuto denaro per alleggerire l’inchiesta su Giuseppe Sempio.

Un bloc notes, una scritta a penna e un nome che da solo basta a riaccendere un caso mai dimenticato: “Venditti / gip archivia X 20-30 euro”. È l’appunto trovato dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano nella casa dei genitori di Giuseppe Sempio, a Garlasco. Quelle parole, apparentemente marginali, hanno rimesso in moto una macchina giudiziaria che sembrava ferma da tempo.

Da quell’appunto è partita una nuova inchiesta, stavolta coordinata dalla Procura di Brescia, che ha iscritto nel registro degli indagati Mario Venditti, ex procuratore aggiunto di Pavia. L’accusa è pesante: corruzione in atti giudiziari. Secondo i magistrati, l’allora capo dell’ufficio pavese avrebbe ricevuto denaro o altre utilità per orientare l’indagine su Sempio, amico di Marco Poggi e per un periodo indagato per l’omicidio di Chiara Poggi, la ventitreenne uccisa nella sua villetta di via Pascoli il 13 agosto 2007.

Le perquisizioni di oggi hanno interessato tre residenze di Venditti – a Pavia, Genova e Campione d’Italia, dove attualmente presiede il Casinò – oltre alle abitazioni dei familiari di Sempio e di due ex carabinieri, Silvio Sapone e Giuseppe Spoto, in servizio nel 2017 alla sezione di Polizia giudiziaria della Procura pavese. Proprio loro avevano curato gli accertamenti e le trascrizioni delle intercettazioni relative all’inchiesta, poi archiviata.

Secondo gli inquirenti, il lavoro svolto a quell’epoca presenterebbe anomalie difficili da spiegare. Diverse conversazioni sarebbero state omesse o riportate solo parzialmente, con l’effetto di ridurre la portata delle frasi compromettenti per Sempio. L’ipotesi è che quelle omissioni non siano casuali.

A rafforzare i sospetti, alcuni movimenti bancari ricostruiti dagli uomini del Gico della Guardia di finanza di Pavia. Nei primi mesi del 2017, dai conti di familiari di Sempio sarebbero partiti bonifici per alcune decine di migliaia di euro. Una parte – circa seimila – risulta destinata a Luciano Garofano, l’ex generale del Ris di Parma, oggi consulente tecnico di Sempio. Una figura di rilievo nell’intera vicenda: Garofano firmò le prime analisi scientifiche sull’omicidio Poggi, ma nel 2017 non risulta avesse un incarico ufficiale nel procedimento.

Restano invece senza spiegazione circa 33mila euro. È quella la somma che, per la Procura di Brescia, potrebbe corrispondere alla cifra allusa nel misterioso appunto trovato a Garlasco. Un’ipotesi ancora tutta da verificare, ma che assume peso se collegata alle intercettazioni ambientali del 2017. In quelle registrazioni, mai riportate integralmente nei brogliacci originali, si parlerebbe di “pagamenti”, “assegni” e “compensi”, con riferimenti che oggi gli investigatori leggono in chiave diversa.

Gli atti raccolti negli ultimi mesi delineano così un quadro potenzialmente devastante per la credibilità dell’inchiesta condotta otto anni fa. Sempio era stato indagato per omicidio il 23 dicembre 2016, dopo la richiesta dei legali di Alberto Stasi – il fidanzato di Chiara Poggi condannato in via definitiva – di riaprire il caso. Ma il fascicolo, invece di portare a nuovi sviluppi, si spense rapidamente. L’archiviazione arrivò in tempi brevi e con un numero di atti giudicato oggi “insolitamente esiguo”.

Per la Procura di Brescia, quella scelta potrebbe non essere stata solo una valutazione tecnica. Gli inquirenti ipotizzano che l’archiviazione sia stata pilotata in cambio di denaro. L’appunto sequestrato, i flussi bancari e le omissioni nelle trascrizioni sarebbero, nell’insieme, indizi di un meccanismo più complesso: una rete di favori e coperture nata per alleggerire la posizione di Sempio.

Venditti, che dopo aver lasciato la magistratura ha intrapreso la carriera manageriale, non ha rilasciato dichiarazioni. Nelle prossime ore sarà sentito dai magistrati di Brescia, il procuratore capo Francesco Prete e il pm Claudia Moregola. Nessuna misura cautelare è stata richiesta, ma l’indagine è considerata “ad alta sensibilità”.

A distanza di quasi vent’anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il caso Garlasco continua dunque a produrre nuove crepe. La figura di Venditti, fino a oggi rimasta ai margini del racconto giudiziario, entra ora al centro di una storia che mescola potere, denaro e giustizia.

Resta da capire se dietro quell’appunto ci sia davvero un pagamento illecito o solo una suggestione senza prove. Ma l’effetto sull’opinione pubblica è già deflagrante: un ex procuratore accusato di corruzione in una delle inchieste più controverse degli ultimi anni, un fascicolo riesumato e nuove ombre su una verità giudiziaria mai accettata fino in fondo.

Per la Procura di Brescia il percorso è appena iniziato. Ma una cosa è certa: quel piccolo foglio, dimenticato in un cassetto di Garlasco, è bastato a riaprire il capitolo più oscuro della storia giudiziaria italiana recente.