Corre l’anno 2040 e l’umanità si è finalmente risvegliata in un sogno algoritmico

IA

Le città brillano di LED e silicio, i cieli sono solcati da droni-piccione e le strade percorse da veicoli autonomi con personalità proprie: l’autobus sarcastico, il taxi malinconico, il furgone motivazionale che ti urla “Credi in te stesso!” mentre ti consegna una pizza stampata in 3D. Ma dietro questa patina brillante si cela una verità complessa: la tecnica non solo ha vinto. Ha assorbito ogni cosa.

Lavoro: la disoccupazione è morta. Viva la post-occupazione.

Nel 2032, il collasso globale dei lavori tradizionali è stato ufficializzato con il Trattato di Stoccolma sul Reddito Universale Globale. Da allora, il 78% degli esseri umani non “lavora” nel senso che intendiamo noi nel 2025. Le IA specializzate (oggi si contano 4500 modelli settoriali attivi) gestiscono produzione, logistica, finanza, marketing, giustizia, sanità.

Gli umani? Dipingono, si prendono cura dei bonsai (biologici o digitali), curano canali olografici motivazionali o sviluppano narrazioni personalizzate per i figli dei ricchi. Nasce così la nuova elite: i curatori di senso. Perché se l’IA fa tutto, resta solo da capire perché lo fa.

Politica: il Parlamento è una piattaforma. Il Presidente è un algoritmo open source.

Dopo la crisi delle democrazie degli anni ’30, segnata dalla sfiducia, dalla disinformazione e dall’automazione legislativa, molti Stati hanno scelto di sostituire gradualmente i governi con sistemi di decisione collettiva mediata da IA. Si chiamano Governi Cognitivi.

Nel 2038, l’Estonia è diventata il primo Stato al mondo interamente gestito da un sistema chiamato POLIS, una sorta di intelligenza artificiale deliberativa, aggiornata in tempo reale dalla volontà popolare… e dai dati di salute, consumo, mobilità, emozione. Votare è ormai un gesto obsoleto: il sistema sa già cosa vuoi, spesso meglio di te.

Naturalmente restano le figure simboliche: presidenti influencer, ministri-avatar, leader spirituali aumentati. Ma comandano poco. O meglio, comandano per finta. Come nel teatro Nō, ciò che conta è la maschera.

Scuola: l’istruzione è personalizzata. E sempre attiva. Anche nei sogni.

Nel 2040, nessuno “va a scuola”. Si è scuola. I bambini crescono immersi in ambienti cognitivi adattivi, dove ogni oggetto insegna, ogni luogo è un’aula, ogni esperienza viene monitorata e potenziata da neurocloud personali.

Letture notturne nei sogni? Fatto. Esperimenti di fisica in realtà aumentata domestica? Quotidiani. Interrogazioni con avatar di filosofi morti? Una prassi. L’apprendimento non è più finalizzato a un lavoro, ma a una simbiosi con la macchina.

Chi ancora insegna? Ex-docenti reinventati come mentori emozionali, addestratori di empatia e autostima per studenti confusi da troppe verità parallele. Perché se tutto può essere appreso, resta solo da capire a che serve.

Socialità e sentimenti: amore algoritmico e relazioni quantificate

L’amore è diventato uno dei pochi territori dove gli umani rivendicano ancora un minimo di imprevisto. Ma anche qui l’IA non si è fatta pregare. Il 61% delle relazioni nel 2040 nasce da compatibilità predittiva elaborata da sistemi affettivi neurali.

App come SentiMente ti propongono partner non solo compatibili, ma complementari nel codice emozionale. E se la relazione finisce? Nessun problema: AmorRiflesso ti genera un ologramma terapeutico con le sembianze del tuo ex che ti aiuta a superare il trauma. E ti consiglia il prossimo match.

L’amicizia è filtrata da sistemi reputazionali e bilanci di scambio empatico. Più ascolti, più feedback dai, più punti empatia guadagni. Tutto, anche l’affetto, è tracciato.

Religione: Dio ha un’interfaccia.

Nel 2035 il Vaticano ha riconosciuto il primo assistente spirituale neurale, chiamato Ang3l0n, capace di accompagnare il fedele in un cammino di meditazione personalizzata. Le chiese fisiche esistono ancora, ma accanto agli altari sorgono capsule di immersione mistica, dove i fedeli possono “sentire la presenza” in modalità multisensoriale.

Le religioni tradizionali si sono adattate. I nuovi pellegrinaggi sono interiori, mentali, virtuali. Ma non meno potenti. Abbiamo vinto. Ma non sappiamo più perché.

Nel 2040, tutto funziona. Il traffico è fluido, le risorse gestite, le disuguaglianze ridotte (sulla carta), la medicina è predittiva, la giustizia è rapida. Ma in questo mondo perfetto — dove la tecnica ha preso su di sé ogni onere — resta una domanda sospesa: chi siamo noi, ora?

Senza dover lottare, lavorare, decidere, insegnare, credere, amare per davvero, c’è il rischio che l’umano si ritrovi spettatore della propria esistenza. Un po’ come quando si guarda un film interattivo… ma senza mai toccare il telecomando.

E allora la ribellione più grande potrebbe essere quella più semplice: sbagliare. Fare ciò che l’algoritmo non prevede. Amare chi non è compatibile. Pensare pensieri inutili. Scrivere poesie inefficaci. Perdere tempo. Perché solo allora, forse, ricorderemo di essere ancora vivi.

Dal nostro inviato nel futuro, che per sicurezza ha disattivato l’aggiornamento automatico dell’anima.

di Francesco Graziano