Garlasco, l’ultimo atto dell’incidente probatorio: Stasi in aula a sorpresa mentre il Dna riapre il caso

 

Ultimo atto, questa mattina, nell’aula del tribunale di Pavia per l’incidente probatorio sul delitto di Garlasco, il caso che da quasi diciotto anni continua a sollevare interrogativi, divisioni e letture opposte. Un’udienza blindata, con il palazzo di giustizia letteralmente assediato da troupe televisive e cronisti, che ha riservato anche una presenza inattesa: quella di Alberto Stasi.

Il 42enne, condannato in via definitiva per l’omicidio dell’ex fidanzata Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007, si è presentato a sorpresa accompagnato dai suoi avvocati. Una scelta che, spiegano i legali, nasce dalla volontà di “manifestare rispetto per l’autorità giudiziaria” e di seguire direttamente un passaggio delicato del procedimento. Nessuna dichiarazione, né all’ingresso né all’uscita dall’aula: “Ci teneva a esserci, ma non rilascerà commenti”, ha precisato la difesa.

Il cuore dell’udienza resta il confronto tecnico sul Dna maschile individuato sotto le unghie di Chiara Poggi. Gli esperti chiamati a intervenire si sono concentrati in particolare sulle tracce genetiche estrapolate dalle unghie di due dita di una mano della vittima. Secondo la consulenza disposta dalla Procura di Pavia e dal giudice per le indagini preliminari Denise Albani, quel profilo sarebbe compatibile con quello di Andrea Sempio – amico del fratello di Chiara – o con membri della sua linea paterna.

Nel linguaggio prudente della perizia si parla di una compatibilità “moderatamente forte” in un caso e “moderata” nell’altro. Un lessico che riflette l’approccio cauto degli esperti: la stessa Albani sottolinea infatti che non è possibile stabilire con rigore scientifico se Chiara si sia difesa durante l’aggressione, né se quelle tracce di Dna fossero sopra o sotto le unghie, né ancora se si tratti di un trasferimento diretto o mediato, magari attraverso un oggetto.

Un’incertezza che alimenta letture opposte tra le parti. I difensori di Andrea Sempio, Angela Taccia e Liborio Calatiotti, contestano l’affidabilità scientifica dell’analisi, ricordando che la perizia si basa su dati documentali del 2014 definiti “non consolidati” dalla stessa giudice. Secondo questa linea, il materiale genetico non consentirebbe conclusioni solide né sull’origine del Dna né sulle modalità del suo deposito.

Di segno opposto la valutazione dei legali di Stasi, Giada Boccellari e Antonio De Rensis. Per la difesa dell’ex fidanzato, la perizia confermerebbe le analisi dei loro consulenti e rafforzerebbe gli elementi che hanno portato alla riapertura dell’inchiesta su Sempio, così come la consulenza della Procura sulla compatibilità del profilo genetico.

Ancora diversa la posizione dei consulenti della famiglia Poggi, che ridimensionano il peso dell’elaborato tecnico: una perizia basata su dati ritenuti “non consolidati”, sostengono, non avrebbe valore scientifico e non aggiungerebbe elementi realmente nuovi a un quadro già ampiamente esaminato negli anni.

Non si escludono, tuttavia, possibili colpi di scena. Tra le questioni riemerse in aula c’è la richiesta di includere nell’incidente probatorio la cosiddetta “traccia 33”, individuata su un muro e contenente residui biologici. Una richiesta già respinta due volte dalla Procura, anche perché il frammento di intonaco grattato nel corso dell’inchiesta del 2017 risulta mancante.

Sul tavolo restano anche altri elementi che potrebbero tornare centrali in caso di una richiesta di rinvio a giudizio: le telefonate a vuoto effettuate da Sempio al fratello di Chiara, Marco, pur sapendolo assente, e lo scontrino del parcheggio che, secondo l’accusa, non apparterrebbe a Sempio, il quale ha sempre sostenuto di trovarsi a Vigevano al momento dell’omicidio.

Con la chiusura dell’incidente probatorio si conclude una fase tecnica cruciale. Le conclusioni degli esperti entreranno a pieno titolo nel fascicolo e potranno essere utilizzate come prova in un eventuale nuovo processo. Il caso Garlasco, ancora una volta, non trova una parola definitiva, ma aggiunge un nuovo capitolo a una storia giudiziaria che continua a dividere e a interrogare l’opinione pubblica.