Grattacieli, interi quartieri ridisegnati e progetti da centinaia di milioni di euro. Sono questi i protagonisti dell’inchiesta sulla gestione urbanistica che sta scuotendo Milano. Un’indagine che coinvolge operazioni immobiliari ambiziose e trasformative, quelle che negli ultimi anni hanno cambiato lo skyline del capoluogo lombardo e alimentato il racconto di una metropoli moderna e internazionale.
Il cuore dell’indagine tocca Porta Nuova, l’avveniristico distretto che si sviluppa tra Porta Garibaldi e piazza Gae Aulenti. È uno dei piani di riqualificazione urbana più importanti d’Europa, con investimenti complessivi per circa 2 miliardi di euro. Qui, un’area un tempo occupata da scali ferroviari dismessi è stata trasformata in un polo d’innovazione e sostenibilità, tra edifici contemporanei, spazi verdi, piazze e percorsi pedonali che ne fanno uno dei simboli del nuovo volto di Milano.
Tra i promotori dei principali progetti c’è Coima, il gruppo immobiliare fondato da Manfredi Catella, per cui la Procura ha chiesto gli arresti domiciliari. Numerosi gli edifici firmati Coima finiti sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti, che oggi hanno acquisito documenti in Comune riguardanti quasi trenta progetti.
Uno dei punti nevralgici dell’inchiesta è il cosiddetto Pirellino, l’ex torre comunale di via Pirelli 39. Inserito nella seconda fase della rigenerazione di Porta Nuova, il grattacielo era destinato a una trasformazione radicale con la costruzione della Torre Botanica firmata da Stefano Boeri. Ma il progetto, colpito dai rilievi della magistratura su presunti abusi edilizi, è stato ridimensionato: niente più torre, solo un risanamento conservativo. Anche l’edificio a ponte su via Melchiorre Gioia, che Coima aveva immaginato come un “Ponte Serra” con spazi pubblici, resterà com’è.
Nell’elenco dei progetti attenzionati figurano anche le palazzine del Villaggio Olimpico, parte della riqualificazione dello Scalo di Porta Romana. Qui verrà ospitato il villaggio degli atleti per le Olimpiadi del 2026, con la previsione di convertirlo successivamente in uno studentato da 1.700 posti letto. Un altro fronte riguarda l’area dell’ex Trotter, destinata a diventare un complesso residenziale da 600 appartamenti.
Infine, ci sono i cosiddetti “nove nodi”, ovvero le aree strategiche che collegano Milano al suo hinterland. Secondo l’accusa, su questi punti si stava costruendo una strategia urbanistica che avrebbe influenzato in modo rilevante l’espansione e la trasformazione dell’intera area metropolitana.
Un’inchiesta che potrebbe ridefinire i contorni della nuova Milano, mettendo in discussione il modello di sviluppo urbano perseguito finora e sollevando interrogativi sulla trasparenza e la legalità delle grandi operazioni immobiliari.