Natale insieme per la famiglia del bosco: il papà potrà vedere i figli nella casa famiglia di Vasto che li ospita dal 20 novembre

Gli avvocati Marco Femminella e Danila Solinas all’uscita dal Tribunale per i Minorenni dell’Aquila, al termine dell’udienza sulla vicenda nota come “famiglia del bosco”

Natale in famiglia, ma non nella casa nel bosco che per settimane è stata al centro del racconto, delle polemiche e delle speranze. Nathan Trevallion non potrà trascorrere il giorno di festa con i tre figli e la moglie Catherine nell’abitazione immersa tra gli alberi, né nella “Casetta di Nonna Gemma”, il bed and breakfast in pietra messo a disposizione dal ristoratore di Ortona Armando Carusi. Se vorrà stare con loro, dovrà raggiungerli nella struttura protetta di Vasto dove la famiglia vive dal 20 novembre scorso, da quando cioè i bambini sono stati allontanati dalla casa nel bosco e inseriti, insieme alla madre, in un contesto vigilato.

La novità, spiegano i legali, riguarda il perimetro delle decisioni per il giorno di Festa. Non sarà necessario alcun via libera del Tribunale per i Minorenni: non esiste un provvedimento che vieti a Nathan di vedere i figli il 25 dicembre. A decidere saranno gli operatori della casa famiglia, cui i giudici hanno affidato in “piena autonomia” la regolamentazione degli accessi del padre. Un margine di discrezionalità che vale per tutto l’anno e che, salvo sorprese dell’ultima ora, varrà anche per il Natale.

A chiarirlo è l’avvocato Marco Femminella, che segue la famiglia in questa vicenda complessa. «Non è necessaria l’autorizzazione del Tribunale – chiarisce l’avvocato Marco Femminella –, perché i giudici hanno affidato agli operatori della casa famiglia, in piena autonomia, la regolamentazione degli accessi». In pratica, saranno educatori e responsabili della struttura ad organizzare tempi e modalità dell’incontro, valutando se e come consentire a Nathan di trascorrere alcune ore con i tre bambini e con Catherine nel giorno più simbolico dell’anno.

Non si tratta di un contatto occasionale. Già oggi il padre si reca almeno tre volte alla settimana nella struttura di Vasto per far visita ai piccoli. Li incontra sotto lo sguardo degli operatori, in un contesto regolato nei dettagli. Lo ha fatto anche nei giorni scorsi, con una sola condizione precisa: il cellulare va lasciato fuori dalla casa famiglia. Una misura che resterà in vigore anche a Natale, a meno che nelle prossime ore non intervengano ulteriori decisioni o indicazioni. La regola, al momento, è che il rapporto tra Nathan e i figli continui, ma dentro i confini fissati dalla struttura e dal progetto educativo in corso.

Sul piano giudiziario, intanto, la vicenda resta aperta. Dopo la bocciatura del reclamo presentato dai legali della famiglia alla Corte d’Appello dell’Aquila, il fascicolo è tornato sul tavolo del Tribunale per i Minorenni. I giudici di secondo grado hanno invitato il Tribunale ad ascoltare direttamente i tre bambini, alla presenza di un traduttore e senza i genitori, per capire come hanno vissuto queste quattro settimane in un ambiente nuovo, sconosciuto, estraneo fino a di recente alla loro quotidianità. L’obiettivo indicato nell’invito è raccogliere dalla loro voce elementi utili per stabilire quale percorso sia più giusto per loro.

Ma si tratta, appunto, di un invito, non di un ordine vincolante. Lo stesso provvedimento della Corte parla di una indicazione, di un suggerimento per venire a capo della storia della casa nel bosco, non di un obbligo procedurale. Non è affatto scontato che l’ascolto dei bambini avvenga davvero. Il Tribunale dei Minori, infatti, dispone già di una mole consistente di informazioni sul passato e sul presente dei tre figli di Nathan e Catherine, raccolte nel tempo attraverso la tutrice e la curatrice speciale nominate già alcuni mesi fa, quando venne presa la decisione di sospendere in via provvisoria la potestà genitoriale della coppia.

Accanto alle figure giuridiche, ci sono poi gli sguardi quotidiani degli operatori. Psicologi, insegnanti e altri professionisti sociali si alternano all’interno della struttura di Vasto proprio per seguire da vicino i bambini e osservare la dinamica familiare. Il loro compito è valutare, capire, eventualmente correggere comportamenti e stili di vita ritenuti “sbagliati”, tanto dal lato dei genitori quanto da quello dei figli. Si sta, di fatto, continuando a “osservare”, in un monitoraggio che accompagna ogni giornata e che dovrà sfociare in una scelta definitiva su dove e come far crescere i bambini.

Il tempo della decisione, però, non è ancora arrivato. I giudici non si sono espressi sulla soluzione finale e, secondo quanto trapela, la scelta più difficile potrebbe arrivare con il nuovo anno. Fino ad allora, la fotografia resta quella di una famiglia divisa tra il desiderio di tornare alla casa nel bosco e la realtà di una vita regolata all’interno di una casa famiglia, con incontri controllati, visite cadenzate e vincoli stringenti sulla gestione del quotidiano.

Nel mezzo, il Natale. Una giornata che, per Nathan, non avrà il sapore del ritorno alla normalità, ma che resterà comunque un’occasione per stare accanto a Catherine e ai bambini, seppure tra le mura della struttura protetta. Nessun pranzo nella casa nel bosco, nessun camino acceso nel b&b di Palmoli offerto dal ristoratore di Ortona, ma il tentativo di salvare almeno il tempo condiviso, quel poco che le regole e le decisioni giudiziarie hanno lasciato a disposizione in una vicenda che continua a tenere sospesa la vita di tutta la famiglia.