Una donna di 81 anni è morta a Rovigo, prima vittima del virus West Nile in Veneto nel 2025. La paziente, con patologie pregresse, è deceduta dopo aver contratto il virus, trasmesso da zanzare infette. L’ultimo bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), diffuso la settimana scorsa, riporta 351 casi confermati in Italia e 22 decessi, con una letalità del 13,9% per le forme neuro-invasive.
Il caso di Rovigo
La donna, residente nella provincia di Rovigo, è la prima vittima del virus West Nile in Veneto quest’anno. Le sue condizioni, aggravate da patologie preesistenti, si sono deteriorate rapidamente dopo la comparsa dei sintomi. La regione Veneto ha registrato 10 casi neuro-invasivi, con la provincia di Rovigo tra le aree colpite, come confermato dalle misure di prevenzione attivate a luglio dal Centro Nazionale Sangue.
La situazione in Italia
Secondo l’ISS, i 351 casi italiani includono 158 forme neuro-invasive, 162 casi di febbre, 27 casi asintomatici rilevati in donatori di sangue e 4 casi sintomatici o asintomatici non neuro-invasivi. I decessi, 22 in totale, si concentrano soprattutto in Lazio (10) e Campania (9). La letalità delle forme neuro-invasive è scesa al 13,9%, rispetto al 20% del 2018. In Sardegna, la ASL di Oristano segnala 9 casi nel Campidano, con 6 pazienti ancora ricoverati.
Prevenzione: l’importanza delle precauzioni
La ASL di Oristano ha ribadito che non esiste un vaccino o una terapia specifica per il virus West Nile. “È fondamentale proteggersi dalle punture di zanzara ed evitare ristagni d’acqua, dove proliferano le larve”, ha dichiarato un portavoce. Misure come l’uso di repellenti, zanzariere e l’eliminazione di acqua stagnante sono essenziali per ridurre il rischio di contagio, soprattutto per le categorie vulnerabili come anziani e malati cronici.
Un virus in espansione
Il virus West Nile, trasmesso principalmente da zanzare Culex, continua a diffondersi in Italia, favorito dalle condizioni climatiche estive. Le regioni più colpite, oltre a Lazio e Campania, includono Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Sardegna e Calabria. L’ISS e le autorità sanitarie monitorano l’epidemia, con particolare attenzione alla sicurezza delle trasfusioni e dei trapianti. La tragedia di Rovigo sottolinea l’urgenza di rafforzare la prevenzione per contenere un virus che rappresenta una crescente minaccia sanitaria.