Quarta Guerra Mondiale: cronaca di una fine annunciata

Pianeta Terra

Diario da un mondo che ha smesso di ragionare, frammenti a fuoco globale: il collasso geopolitico del pianeta

Quello che per anni era stato definito “una guerra mondiale a pezzi” si è ricomposto, come i frammenti di uno specchio andato in frantumi: ora riflette solo fuoco, polvere radioattiva e macerie morali. L’umanità, cieca davanti agli avvertimenti della storia, ha varcato la soglia dell’irrimediabile.

Tutto è iniziato nel dicembre 2035, con un’azione che in altri tempi sarebbe stata considerata provocatoria, oggi quasi prevedibile: gli Stati Uniti hanno occupato militarmente la Groenlandia, ufficialmente per “motivi ambientali e sicurezza globale”. In realtà, si è trattato di una mossa per assicurarsi le immense risorse minerarie emerse dallo scioglimento dei ghiacci artici. La Russia ha protestato con durezza, la Cina ha reagito con accuse violente.

Pochi mesi dopo, Pechino ha lanciato l’attacco decisivo su Taiwan. In 48 ore le truppe hanno preso il controllo delle principali infrastrutture, mentre cyberattacchi simultanei paralizzavano le difese digitali dell’isola e delle potenze occidentali. Gli Stati Uniti hanno risposto con sanzioni estreme e una flotta nel Mar Cinese Meridionale. La tensione è esplosa.

Nel frattempo, la Corea del Nord – armata fino ai denti grazie a un’alleanza sotterranea con Mosca e Teheran – ha attraversato il 38° parallelo. In sole due settimane, Seul è caduta. Le testate nucleari tattiche usate dai nordcoreani nei pressi della zona demilitarizzata hanno provocato centinaia di migliaia di vittime istantanee. L’America ha risposto con ordigni mirati. Il conflitto è degenerato.

Come in un effetto domino, l’Asia meridionale si è incendiata. Il 9 marzo 2036, dopo una serie di attentati attribuiti a estremisti in Kashmir, l’India ha lanciato un primo colpo nucleare contro Islamabad. Il Pakistan ha risposto. In meno di una settimana, oltre 120 milioni di persone erano morte. L’Himalaya bruciava.

Nel Golfo Persico, Israele ha bombardato con precisione chirurgica (ma con effetti devastanti) le centrali nucleari iraniane, dopo aver intercettato missili diretti a Tel Aviv. La risposta iraniana ha trasformato la regione in un campo di battaglia totale. Arabia Saudita, Hezbollah, Turchia, Egitto: nessuno è rimasto fuori. Un’unica distesa di fiamme e sangue.

Quando la diplomazia cede all’algoritmo

A segnare il punto di non ritorno è stato il fallimento dell’ultima conferenza ONU a Ginevra, tenutasi in un bunker sotterraneo nel febbraio 2043. Il segretario generale, in lacrime, ha dichiarato: “Non parliamo più di pace. Stiamo solo negoziando i tempi della distruzione”. La diplomazia, da tempo delegata all’intelligenza artificiale, ha collassato sotto il peso delle contraddizioni umane che nessun algoritmo era in grado di risolvere.

Il 21 aprile 2036, il sistema NORAD ha captato il lancio simultaneo di sei missili intercontinentali russi diretti verso la costa orientale degli Stati Uniti. Washington ha risposto. Poi Parigi, poi Londra, poi Pechino. Mosca è diventata un buco nero di radiazioni. Il cielo, per ore, ha avuto il colore della cenere.

Le stime più recenti, redatte dai pochi istituti scientifici rimasti operativi in Nuova Zelanda e in alcune enclave sottomarine autonome, parlano di un miliardo di morti dirette nel primo anno del conflitto, e altri due miliardi attesi nei successivi cinque anni, per carestie, malattie e collasso delle catene globali di approvvigionamento.

Il Sole è tornato visibile solo da poco, e solo a tratti. Le nubi radioattive coprono ancora gran parte dell’emisfero boreale. I satelliti sono stati abbattuti. Internet, per come lo conoscevamo, non esiste più. L’umanità comunica a onde corte, come negli anni ’40 del Novecento.

Sopravvivono comunità isolate, alcune gestite da AI autonome in ambienti chiusi, come le Oasi Singularity in Patagonia o le Arke di Singapore. Il Vaticano è stato trasferito a Quito, in Ecuador, sotto la guida di Leone XIV, rifugio spirituale per chi cerca un senso in ciò che senso non ha.

L’ultima guerra

Quella che è stata definita “Quarta Guerra Mondiale” non ha vincitori. Neppure sopravvissuti, in senso pieno. Solo testimoni. La Terra è diventata il monito vivente di ciò che accade quando la razionalità cede al culto della potenza.

Einstein aveva previsto che la Terza guerra mondiale sarebbe stata combattuta con armi nucleari, e la Quarta con bastoni e pietre. Si sbagliava. La Quarta è stata già questa. E i bastoni, ora, li useremo per cercare cibo tra le macerie.

Nota del giornalista dal futuro

Voi che mi leggete nel 2015, sappiate che questo non è solo un racconto fantascientifico. È una possibilità. Vi potrà sembrare remota, forse. Ma tecnicamente e geopoliticamente plausibile. Una concatenazione di eventi che voi vedete in forma embrionale – tensioni, alleanze instabili, corsa agli armamenti, instabilità climatica e digitale – potrebbe diventare, domani, realtà. E sarebbe irreversibile.

La guerra mondiale è una seria possibilità del vostro presente. Ma noi dal futuro sappiamo che…sarebbe l’ultima!

di Elias Draven – Reporter indipendente da un mondo che ha dimenticato come fermarsi