Il mistero si infittisce. E assume tinte sempre più cupe. A riaccendere i riflettori sul caso Vasile Frumuzache, il 32enne romeno già arrestato per l’uccisione brutale di due giovani escort, è il ritrovamento di resti umani e indumenti femminili in un campo alle porte di Montecatini Terme, non lontano dal casolare in cui l’uomo viveva. Un luogo isolato, silenzioso, dove il tempo sembra essersi fermato. Ma il dettaglio più inquietante è che quei resti non appartengono alle due vittime note, Denisa Maria Paun e Ana Maria Andrei.
Il “killer delle escort” – come è stato soprannominato – aveva confessato entrambi i femminicidi con freddezza impressionante, prima uno, poi l’altro, in una escalation narrativa che ha confermato le peggiori ipotesi degli inquirenti. Ma sulle nuove ossa ritrovate resta muto. O quasi. Nega ogni coinvolgimento, come se quel terrore non gli appartenesse. E invece gli inquirenti, dopo mesi di indagini, cominciano a sospettare che la scia di sangue sia più lunga. E che Frumuzache non abbia agito da solo.
I frammenti ossei sono stati rinvenuti nascosti tra le sterpaglie, insieme a slip femminili, in una zona che l’uomo conosceva bene. Un campo seminascosto, perfetto per far sparire prove. Le analisi del DNA escludono che si tratti delle due escort già identificate. Questo apre a uno scenario ancora più spaventoso: esiste una terza vittima? E se sì, chi è? Non ci sono denunce di scomparsa compatibili, almeno finora. Ma le Procure di Pistoia e Prato, che lavorano in tandem, stanno setacciando ogni archivio, ogni segnalazione, ogni pista anche remota.
Durante gli interrogatori, Frumuzache è stato dettagliato e preciso nei racconti dei due delitti. Ma ha mantenuto un atteggiamento di gelo assoluto, senza mostrare rimorso né cedimenti. Più volte ha cambiato versione, suscitando dubbi e sospetti. Secondo fonti investigative, non si può escludere la presenza di un complice, almeno nell’occultamento dei corpi. Alcuni elementi raccolti sulla scena del secondo delitto suggeriscono una dinamica più articolata rispetto a quanto finora ricostruito.
L’uomo, inizialmente detenuto nel carcere di Prato, è stato trasferito in una località protetta dopo essere stato aggredito da un familiare di una delle vittime, che gli ha lanciato addosso olio bollente. Le ustioni riportate al volto, di primo e secondo grado, hanno reso necessario l’allontanamento per motivi di sicurezza. “Frumuzache ha rinunciato a presentare ricorso al Tribunale del Riesame”, ha fatto sapere il suo avvocato, Diego Capano. Ma il suo silenzio sulle nuove ossa ritrovate continua ad alimentare l’ipotesi di un killer seriale.
Nel frattempo, la piccola comunità toscana è sotto shock. Il caso ha messo a nudo la solitudine e la vulnerabilità di molte lavoratrici del sesso, spesso costrette a esercitare in zone marginali, esposte a violenze e ricatti. Una realtà sommersa che torna tragicamente alla luce ogni volta che il sangue bussa alla porta della cronaca nera.
Gli investigatori non hanno mai smesso di scavare. E ora concentrano gli sforzi sulle frequentazioni più recenti del 32enne, sui suoi spostamenti, sui contatti registrati dal cellulare prima dell’arresto. Ogni dettaglio può essere una chiave. Ogni anomalia, un indizio. Ogni mancanza, un segnale.
Ma al di là dei tecnicismi, resta una domanda bruciante: se le ossa trovate non sono di Denisa né di Ana Maria, allora di chi sono? È possibile che Frumuzache abbia ucciso ancora, e che una donna – forse straniera, forse mai denunciata come scomparsa – sia svanita senza lasciare traccia? La risposta, per ora, è nel silenzio.
Un silenzio che pesa come un macigno e che, giorno dopo giorno, si fa più assordante.