C’è un lato oscuro che da tre anni perseguita la vita di Simona Ventura e Giovanni Terzi. Non si tratta di un avversario mediatico né di una polemica televisiva, ma di una minaccia reale, di carne e ossa: un uomo di 48 anni, residente a Torino, che da tempo li perseguita con messaggi, insulti e minacce di morte. Un’ossessione sfociata in un vero e proprio incubo, fatto di terrore, ansia e continue denunce.
La vicenda è emersa pubblicamente dopo la decisione di Terzi, giornalista e marito della conduttrice, di parlarne apertamente. «Abbiamo vissuto in silenzio per troppo tempo — ha spiegato —. Ma quando si arriva a ricevere messaggi come “Basta sparare un colpo di fucile” o “Ti distruggo con le mie mani”, è impossibile restare zitti».
Gli audio e i messaggi che Le Iene hanno mostrato in tv sono raccapriccianti. “Voglio morta Simona Ventura”, “Un giorno la ucciderò come merita”, “Dentro di me c’è una sete incredibile di ucciderla”: frasi ripetute ossessivamente, che rivelano la fragilità mentale e la pericolosità dell’uomo.
Giulio Golia, inviato della trasmissione, è riuscito a rintracciarlo a Torino. Lo stalker — che vive ancora con i genitori e non lavora — ha accettato di farsi intervistare davanti alle telecamere, mostrando un atteggiamento confuso e delirante. Si presenta come “parente di Simona Ventura”, sostiene che la conduttrice “fa parte di una psicosetta” e che insieme a personaggi come Victoria Cabello, Francesco De Gregori, Stefano Bettarini e Claudia Pandolfi avrebbe “programmato” la sua vita per farne una vittima.
«Io ero un prescelto — dice l’uomo nel servizio —. Lei mi ha rovinato la vita, mi ha violentato più volte. Si è sdraiata accanto a me mentre ero incosciente, in dormiveglia, all’ostello di Venezia, nel 1998. Con lei c’era Victoria Cabello». Dichiarazioni che non hanno alcun riscontro, ma che delineano un quadro clinico gravemente compromesso.
Il persecutore, pur dichiarandosi “malato psichiatrico falsamente”, racconta di essere in cura: «Sono seguito da uno psicologo, le cose vanno bene. Io non volevo minacciare davvero, ho solo scritto parole di rabbia». Ma a leggere i messaggi inviati sui social, la realtà è ben diversa. In decine di post e vocali, l’uomo alterna insulti sessisti, accuse infondate di tossicodipendenza (“Simona Ventura è una cocainomane”) e minacce dirette.
L’incubo è cominciato nel 2021, quando Terzi si è accorto che da un account sconosciuto arrivavano, giorno e notte, messaggi carichi d’odio. All’inizio aveva scelto di non dire nulla a Simona per proteggerla. «Non volevo che si preoccupasse — ha spiegato lui a Le Iene —. Pensavo fosse un episodio isolato, ma presto è diventato un bombardamento quotidiano».
Dopo la denuncia alle autorità, sembrava che la situazione si fosse placata. «La Polizia ci disse di stare tranquilli, che era una persona seguita e non pericolosa», ha raccontato la conduttrice. Ma dieci giorni fa, improvvisamente, le minacce sono ricominciate, più violente di prima.
«È tornato a scriverci, urlando la sua rabbia — spiega Terzi —. Non dormiamo più tranquilli. Abbiamo paura, ma anche la certezza che la giustizia farà il suo corso».
Nel servizio di Le Iene, Golia mostra l’uomo che parla senza filtri, convinto delle sue teorie complottiste. Dice di non avere soldi né lavoro, di vivere in casa con i genitori e di essere stato “manipolato” da un gruppo di persone legate alla conduttrice. Le sue accuse ricordano le classiche narrazioni deliranti di chi soffre di disturbi paranoici, dove la realtà viene distorta da una logica interna ma priva di fondamento.
La Procura di Torino ha già ricevuto nuove denunce per stalking e minacce aggravate. Gli inquirenti stanno valutando la possibilità di disporre un ricovero coatto, per evitare che la situazione degeneri.
Intanto, Simona Ventura ha scelto di reagire pubblicamente con forza e dignità. «Sono una donna fortunata — ha detto in tv —, ma la paura è reale. Nessuno merita di vivere sotto minaccia. Spero che chi soffre di questi disturbi venga aiutato, ma serve anche protezione per chi subisce».
Un caso emblematico, quello della conduttrice, che riaccende il tema della sicurezza delle donne e della vulnerabilità delle figure pubbliche esposte sui social. Perché dietro lo schermo di un profilo anonimo si può nascondere una mente fragile, ma anche un potenziale pericolo.
E, in attesa che la giustizia faccia il suo corso, la coppia resta unita e determinata. «Non vogliamo vendetta — ha concluso Terzi —. Vogliamo solo tornare a vivere sereni, senza l’ombra costante di chi ci odia senza motivo».