Trevignano, la “veggente” Gisella Cardia a processo per truffa: «Falsi miracoli per ottenere denaro dai fedeli»

Gisella Cardia

La Madonna di Trevignano, almeno per ora, scende dal cielo alle aule di tribunale. Dopo anni di polemiche, sospetti e indagini, Gisella Cardia – la “veggente” che per anni ha attirato centinaia di fedeli sul lago di Bracciano con presunti miracoli e apparizioni – dovrà affrontare un processo con l’accusa di truffa aggravata. Con lei, sul banco degli imputati, siederà anche il marito, Gianni Cardia. Il rinvio a giudizio è arrivato nelle scorse ore, e la data del dibattimento è già fissata: 7 aprile 2026, Tribunale di Civitavecchia.

Secondo la Procura, i coniugi avrebbero messo in scena “apparizioni e trasudazioni della Beata Vergine”, ma anche “prefigurazioni di cataclismi e sciagure”, dai terremoti alle punizioni divine, per spingere i fedeli a versare donazioni e contributi. Il culto della Madonna di Trevignano, che per anni ha richiamato pellegrini da tutta Italia, si sarebbe così trasformato – secondo l’accusa – in un sofisticato sistema di raccolta fondi. Una somma complessiva di 365 mila euro che, stando agli inquirenti, “non risulta destinata alle opere benefiche previste nello statuto” dell’associazione religiosa creata dalla coppia.

Un’inchiesta lunga e complessa, che ha scavato dietro le quinte del fenomeno mediatico esploso nel 2016, quando Gisella Cardia – al secolo Maria Giuseppa Scarpulla, ex imprenditrice siciliana fallita – aveva annunciato di ricevere messaggi direttamente dalla Madonna. A Trevignano, le “lacrime” della statua, filmate e condivise sui social, avevano scatenato un’ondata di devozione popolare e curiosità mediatica. Ogni terzo giorno del mese, sul campo di preghiera ai piedi del monte, si radunavano centinaia di persone, molte delle quali lasciavano offerte, denaro o beni in natura.

Col tempo, però, la storia ha cominciato a mostrare crepe. Alcuni ex fedeli hanno denunciato comportamenti sospetti e richieste di denaro non trasparenti. Le analisi sui liquidi delle presunte lacrimazioni non hanno trovato alcun riscontro miracoloso: niente sangue umano, ma una sostanza compatibile con grasso animale. Da lì, la Procura di Civitavecchia ha aperto un fascicolo per verificare se dietro il culto ci fosse una manipolazione della fede a scopi economici.

Gli investigatori della Guardia di Finanza hanno ricostruito movimenti bancari, flussi di donazioni e spese sostenute dall’associazione, arrivando a ipotizzare che parte dei fondi fosse utilizzata per scopi privati, come viaggi o acquisti personali. In alcune chat sequestrate, emergerebbero conversazioni sulla necessità di “coprire” le spese con causali religiose o benefiche.

Gisella Cardia, però, respinge ogni accusa. «La signora accoglie con serenità la notizia del rinvio a giudizio – ha dichiarato la sua legale, Solange Marchignoli – consapevole che si tratta di un passaggio necessario per chiarire, nelle sedi opportune, ogni aspetto della vicenda. È sollevata, perché ritiene che questo momento rappresenti l’occasione per far emergere la verità dei fatti e mettere fine a ogni speculazione».

Il tono della difesa è fiducioso, ma la spaccatura nella comunità resta profonda. A Trevignano Romano, c’è chi ancora difende la “veggente”, sostenendo che la fede non si misura nei tribunali. Altri, invece, si sentono traditi: «Abbiamo creduto in lei, abbiamo pregato, pianto, donato», racconta una donna che frequentava gli incontri. «Ora sappiamo che dietro a quelle lacrime forse non c’era la Madonna, ma una messinscena».

Il sindaco del paese, dopo mesi di tensione, ha più volte invitato alla calma. E la diocesi di Civita Castellana, già da tempo, aveva preso le distanze ufficialmente dalle presunte apparizioni, invitando i fedeli «a vigilare e non lasciarsi trascinare da pratiche non riconosciute dalla Chiesa».

Nel frattempo, il “campo delle apparizioni”, che fino a poco tempo fa ospitava statue, altari e tende di preghiera, è oggi semideserto. Le erbacce crescono dove un tempo sventolavano bandiere mariane, e solo qualche cartello sbiadito ricorda i giorni delle folle in ginocchio.

Il processo, che si preannuncia lungo e complesso, dovrà stabilire se le lacrime della Madonna di Trevignano furono davvero segni dal cielo o soltanto la scenografia di una truffa ben costruita. Ma, qualunque sia il verdetto, una cosa è certa: la fede ferita dei devoti difficilmente tornerà a brillare come prima.