Ambongo Besungu, il cardinale del Congo tra sinodo e tempesta: l’africano che sfida l’Occidente e agita il Conclave

di Luca Arnaù

Una figura imponente, una voce ferma, uno sguardo che non teme la polemica. Fridolin Ambongo Besungu non passa inosservato. A Kinshasa è una forza spirituale e politica. A Roma, un nome che spacca. In Congo, dove è arcivescovo dal 2018, è amato, temuto, ascoltato e sorvegliato. In Vaticano, è stato a lungo una delle scommesse di Papa Francesco. Ma oggi il suo profilo entra nel Conclave come quello di un possibile pontefice dal volto africano, che potrebbe portare con sé più rotture che continuità.

Classe 1960, frate cappuccino, teologo solido e uomo di popolo, Ambongo è stato nominato cardinale da Bergoglio nel 2019 e inserito nel Consiglio dei cardinali che affianca il Papa nella riforma della Curia. Fino a qualche anno fa era considerato uno degli alfieri della Chiesa del Sud globale: aperta, sinodale, in dialogo con il mondo povero. Ma nel 2023 qualcosa si è incrinato. E ha lasciato il segno.

A dicembre, il documento Fiducia supplicans – con cui il Vaticano autorizzava le benedizioni alle coppie omosessuali in forma non liturgica – ha scatenato una reazione furiosa da parte dei vescovi africani, che hanno detto no, in blocco. A guidare la ribellione? Proprio Ambongo. Non un ultra, ma un uomo scelto da Francesco, che però ha firmato un testo durissimo: “In Africa l’omosessualità non esiste. Si possono benedire gli omosessuali come si fa con i criminali, ma per convertire, non per promuovere le devianze”. Parole che hanno fatto il giro del mondo, che gli hanno attirato critiche violente da parte della stampa occidentale, ma anche consensi silenziosi nel corpo ecclesiale più tradizionalista.

Il cardinale ha poi rincarato la dose, accusando le agenzie dell’ONU di “colonialismo ideologico” e i Paesi occidentali di voler imporre l’agenda gender in cambio di aiuti economici. Ha definito l’Europa “una terra sterile, nemica della famiglia, della procreazione, costretta a cercare nuovi schiavi in Africa”. E ha chiesto alla Chiesa di ascoltare le voci del Sud del mondo, senza assorbire i valori “malati” del Nord.

Una linea netta, divisiva, lontana dallo stile di Francesco. Ma non da tutta la sua visione. Sul piano sinodale, Ambongo è invece profondamente bergogliano. Crede in una Chiesa meno clericale, più partecipativa, dove i vescovi non siano burocrati ma pastori. Nelle sue omelie parla di “Chiesa in cammino”, usa un linguaggio pastorale forte, legato al popolo. E proprio per questo sa quanto le aperture troppo rapide rischino di spaccare la comunità.

Ma Besungu non è solo un teologo. È un attore politico nel suo Paese, la Repubblica Democratica del Congo. Dal 2016 al 2018 ha guidato le proteste contro il presidente Joseph Kabila, accusato di voler restare al potere illegalmente. Ha sostenuto i manifestanti, ha denunciato la repressione e ha fatto da mediatore nelle trattative tra governo e opposizione. Per questo, nel 2024, è stato indagato dalla magistratura congolese per “affermazioni sediziose, incitamento alla rivolta e attentati”. Le accuse? Vaghe, strumentali, ma sufficienti a metterlo nel mirino del potere.

Eppure, il suo peso nella Chiesa africana è intatto. Ex vicepresidente della conferenza episcopale congolese, oggi è una figura di riferimento per il clero del continente. E rappresenta una voce forte dell’Africa che chiede spazio nel cattolicesimo globale. Un candidato che piace ai conservatori, nonostante venga da Francesco. Ma che potrebbe scontentare anche molti cardinali progressisti, che lo considerano troppo divisivo su alcuni temi chiave.

In conclave, Ambongo Besungu porta l’energia giovane del Sud globale, l’autorevolezza episcopale, la solidità dottrinale e il peso geopolitico di un continente in crescita. Ma anche le ombre di una posizione rigida su famiglia e sessualità, e un atteggiamento battagliero che spaventa le anime più diplomatiche del Sacro Collegio.

Non è improbabile che il suo nome entri nei primi scrutini. Potrebbe essere una bandiera. O una sorpresa. Dipenderà tutto da quale direzione vorrà prendere la Chiesa dopo Francesco. Continuità o rottura? Apertura o resistenza? Nella figura di Ambongo, i due mondi si toccano. Ma anche si scontrano.