Mai più “film fantasma” e abusi nel settore: con lo stanziamento di 3,5 milioni di euro per ispezioni rafforzate, verifiche sui crediti d’imposta di 200 opere e il rilancio di Cinecittà come principale hub europeo, il cinema italiano entra in una nuova fase “improntata al rigore, al merito e all’attenzione per i soldi pubblici”. Così il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha descritto in Senato la linea del governo prima della pausa estiva.
Giuli ha rivendicato il mantenimento dei fondi 2025 (696 milioni) e ricordato la crescita degli investimenti pubblici, passati da circa 250 milioni nel 2016 a 746 milioni nel 2023. Ma soprattutto, il ministro ha sottolineato la stretta sui controlli: “Da settembre 2024 a luglio 2025 presentate 729 domande di tax credit, per 718 milioni, con 31 set attivi ora in Italia”. Le nuove regole, in vigore dal 2024, prevedono obblighi di copertura finanziaria, vincoli con distributori, tetti ai crediti e obbligo di reinvestire in opere difficili, con sanzioni rafforzate e revisori sotto stretto controllo.
Quanto alle infrastrutture, il ministro ha annunciato che a Cinecittà sono stati completati, grazie al Pnrr, i lavori su quattro nuovi teatri di posa, anticipando l’avanzamento sugli altri cinque previsti. Il futuro prevede 25 teatri all’avanguardia, una piscina per riprese da 2.000 metri quadri e una nuova sala cinema da 600 posti, rendendo Cinecittà un polo di attrazione internazionale.
Ma la linea del rigore non convince le opposizioni. Dal Pd e dal M5s, e con toni polemici da Matteo Renzi (Iv), piovono accuse di tagli, gestione confusa e paralisi del settore: “Ha tagliato la cultura, pensa sia una mangiatoia” ha attaccato Renzi. “Le 729 domande di tax credit dimostrano la paralisi, non la vitalità” accusano i dem, mentre il M5s denuncia una riforma del tax credit “scritta male e imposta peggio”.
Dure anche le parole del senatore Francesco Verducci (Pd), che parla di “situazione insostenibile per lavoratori e lavoratrici”, mentre Giuli ha ribadito: “Mi interessano precari e maestranze più che produttori”, ricordando l’aumento degli incassi (+4%) e delle presenze (+2%) nel 2025.
Pieno sostegno invece dai banchi della maggioranza, con il presidente della commissione Cultura del Senato Roberto Marti (Lega) e Giusy Versace (Nm), che apprezzano la trasparenza e la scelta di rafforzare i controlli.