Cinquant’anni senza Pasolini: LaC ricorda il poeta, l’eretico, il regista, il profeta laico 

Cinquant’anni sono passati da quella tragica notte tra l’1 e il 2 novembre 1975, quando Pier Paolo Pasolini venne brutalmente ucciso all’Idroscalo di Ostia. Mezzo secolo dopo, la sua voce continua è ancora viva, forte, presente nel nostro tempo, rimanendo sempre  una voce scomoda, lucida, rivoluzionaria.

LaC e LaCapitalenews dedicano all’autore di Ragazzi di vita e Accattone un ampio omaggio sulle nostre testate e su nostri canali TV. Una serie di articoli, opinioni, analisi firmati dalle principali firme del gruppo. Ridaremo così voce a Pasolini e ai suoi mille volti: l’intellettuale eretico, il poeta militante, il regista che seppe raccontare la periferia italiana con uno sguardo insieme realistico e poetico, lo scrittore sempre attuale.

L’appuntamento culminerà il 2 novembre, giorno del cinquantesimo anniversario della sua morte, con una giornata intera di memorie e approfondimenti dedicati alla figura e all’eredità del grande intellettuale.

Tra i vari contributi, molto interessante un inedito speciale sul rapporto di odio e amore tra Pasolini e la Calabria, terra che osservò con sguardo sospeso tra fascinazione e inquietudine, trovandovi la purezza arcaica e insieme le contraddizioni di un Sud ancora fuori dal tempo. E su questo tema il nostri documentarista Gianfranco Donadio ha plasmato il rapporto di Pasolini con la nostra terra, visto su un piano antropologico. 

Il ricordo di Pasolini proseguirà su LaC TV e LaC  OnAir la sera di lunedì 3 e martedì 4 novembre, con lo speciale ‘Il direttore incontra’, con Daniel Palma e Francesco Vilotta, per la regia di Andrea Laratta. Sarà un viaggio dentro la sua eredità culturale, morale e politica.

Chi era Pasolini? Nato a Bologna nel 1922, Pier Paolo Pasolini è stato poeta, scrittore, regista, polemista, e soprattutto un intellettuale controcorrente. Dalla poesia friulana ai romanzi delle borgate romane, fino al ‘suo’ cinema rivoluzionario che suscitò scandalo (Mamma Roma, Il Vangelo secondo Matteo, Salò o le 120 giornate di Sodoma). Pasolini ha attraversato ogni campo dell’arte e della cultura italiana lasciando un segno inconfondibile, anticonformista, totalmente fuori da ogni schema.

Rimase da solo, amato e odiato, e comunque universalmente ascoltato. I benpensanti lo detestavano, la chiesa lo scomunicava, la sinistra lo allontanava. Ma i giovani lo hanno amato, letto, spesso anche ammirato per il coraggio della denuncia. Nonostante tutto, gli avversari lo rispettavano per la forza delle idee e la coerenza del pensiero.

Alberto Moravia lo definì “l’ultimo poeta civile”, mentre Italo Calvino parlò di lui come di un “eretico necessario”. Enzo Siciliano lo chiamò “un uomo ossessionato dal bisogno di verità”. E Dacia Maraini, che gli fu amica, disse di lui: “Non si può capire Pasolini se non si comprende la sua compassione infinita per gli ultimi”.

Per Nanni Moretti, Pasolini è “una ferita aperta nella nostra coscienza collettiva”.

E ancora oggi, mezzo secolo dopo, quella ferita non si è rimarginata: perché il suo sguardo sull’Italia — tra modernità e perdita, tra progresso e degrado morale — continua a parlarci di ciò che siamo diventati.

“Io so. Ma non ho le prove”, scriveva Pasolini in uno dei suoi editoriali più celebri.

Cinquant’anni dopo, LaC e LaCapitalenews ricorda uno dei più grandi intellettuali italiani. Un progetto culturale di ampio respiro voluto dal nostro direttore Franco Laratta, con la Redazione Cultura e le firme delle nostre testate.

Ernesto Mastroianni