Fedez si spoglia di tutto: Chiara, Ghali, Lucarelli e il buio della mente. E confessa risse, depressione e il tentato suicidio

Fedez

«Le persone credono che io decida, pianifichi, organizzi: io sono il manipolatore, lo stratega. Ma la verità è che, dall’inizio, c’è una parte di me che non ha deciso quasi niente». Così comincia L’acqua è più profonda di come sembra da sopra, il nuovo libro di Fedez, pubblicato da Mondadori. Non un’autobiografia tradizionale ma un racconto crudo, spiazzante, che alterna dolore e ironia, cadute e rinascite. Il rapper parte dalla sua infanzia milanese, “difficile ma non troppo”, fino ai primi anni nel mondo della musica. «Ho frequentato le peggiori compagnie di Milano – scrive – che erano anche le più belle, per altri versi. Ho collezionato esperienze, ho fatto conoscenze che mi hanno portato dove sono ora. Ma erano ambienti pericolosi».

Tra i ricordi più vividi ci sono le notti con Ghali, quando tutto era ancora una corsa a ostacoli tra sogni e botte. «Alla prima parola storta si lanciava e si andava a picchiare. E aveva questo superpotere: sanguinare dal naso anche al tocco più leggero. Bastava guardarlo per farlo sanguinare». Risse, bravate e microcriminalità: «Se nasci in certi contesti – ammette – devi farci i conti. Credo sia inevitabile». Fedez non nega i legami con ambienti controversi, come quelli degli ultras del Milan. «Non mi sono mai macchiato di crimini, ma mi capita di frequentare persone che ne hanno commessi», scrive, citando anche Luca Lucci, capo storico della curva. «Se dei tizi della curva vanno a picchiare della gente, e Lucci è ai domiciliari, cosa ne sa lui? Bisognerebbe giudicare le azioni, non le compagnie».

La parte più attesa è, naturalmente, quella su Chiara Ferragni. Niente rancore, ma tanta disillusione. «Le nostre differenze emergevano come iceberg pronti a far affondare la nave», confessa. Poi il colpo di scena: «Durante il matrimonio ho subito, per osmosi, le frequentazioni di mia moglie. L’architetto superfancy di Milano, il designer iperinserito… Una confezione bellissima. Ma dentro puzzavano tutti». Fedez non risparmia la noia di quel mondo dorato: «All’epoca stavo tutto il tempo a fissare il cellulare. Non li guardavo nemmeno in faccia. Li trovavo insopportabilmente convinti. Dopo sette anni di pettegolezzi del mondo della moda – chi va a letto con chi, chi viene licenziato – davvero non ne potevo più».

Nella lunga lista dei bersagli ci sono anche Selvaggia Lucarelli e Marco Travaglio. Della prima dice: «Non attacca perché trova la notizia, ma perché cerca cose contro di te e le usa per farti del male. Ama instaurare un regime del terrore. È una truffbuster che gode nel distruggere».
Con Travaglio, invece, lo scontro nasce dopo una serie di messaggi privati: «Non puoi contraddirlo. Ha bisogno di essere incensato. È arrivato a dire: “Spero che Fedez non abbia lasciato Chiara per colpa mia”. Gli ho scritto che è un mitomane. Da lì, basta».

Non manca la parentesi politica. Il Fedez ventenne sognava i 5 Stelle di Grillo e Casaleggio: «Promettevano di incanalare la rabbia popolare in forme democratiche. Ma col tempo ho capito che quella rabbia l’hanno solo sedata». Racconta il suo incontro con Gianroberto Casaleggio in via Montenapoleone: «Un complottista geniale, un po’ il nostro Elon Musk ma senza l’imprenditorialità». Sulla legge Zan spiega: «Non sono mai stato “Federico Arcobaleno”. Ho criticato l’ostruzionismo, non il contenuto. La verità è che quel testo era scritto male. Apprezzo più Adinolfi, che almeno si confronta».

Poi arriva il capitolo più personale: la malattia. «Tumore neuroendocrino del pancreas, la stessa di Steve Jobs», racconta. «Essere riuscito a parlare con Gianluca Vialli mi ha aiutato: la sua serenità mi ha dato forza». Ma il dolore fisico si è trasformato presto in angoscia mentale. Dopo il caso Balocco e le polemiche del 2022, Fedez confessa il tentativo di suicidio: «Avevo mollato gli psicofarmaci di botto. Quelle pillole erano diventate la mia pelle. Appena le ho interrotte, il cervello ha cominciato a urlare. Mi sono ritrovato in ospedale. I carabinieri ti piombano in casa. Grazie a un dottore amico ho evitato che venisse fuori il vero motivo del ricovero».

C’è anche spazio per gli eccessi. «Il mio primo provino a X Factor lo feci fatto di MD. Avevo gli occhi neri, alteratissimo. Per sembrare intelligente, la prima cosa che dissi fu: “Comunque Amici di Maria fa cagare”. E invece piacqui subito. Solo che non riuscivo a stare fermo: il telefono mi volò di mano e si sfasciò contro il muro». Il racconto, a tratti tragicomico, restituisce un ritratto più fragile e umano del personaggio: l’uomo dietro l’immagine. «Oggi parlo con la gente, sono una persona quasi normale» scrive. «All’epoca vivevo in apnea, cercando di sembrare qualcuno che non ero».

Nel finale, l’artista mostra una consapevolezza nuova: «Sono sopravvissuto alle mie ossessioni, ma non ne sono libero. Ho perso tanto, forse tutto, ma ho imparato che la verità, anche quando fa male, è l’unica cosa che ti rimette in piedi». Più che una biografia, L’acqua è più profonda di come sembra da sopra è un viaggio dentro la mente di un uomo che si è mostrato ovunque ma si è capito tardi. E se la Ferragni resta la grande assente del libro, il vero protagonista è lui: Federico, il ragazzo che ha imparato a sanguinare, ma anche a respirare.