Il Cinema Troisi conquista il “Biglietto d’Oro” per il 4° anno consecutivo

Biglietto d’oro al Cinema Troisi

Un premio che profuma di vicinato e dedizione quotidiana. Così il Cinema Troisi di Trastevere, per il quarto anno consecutivo riceve il premio “Biglietto d’Oro 2025” per essere la prima monosala d’Italia con maggior numero di spettatori per la prima visione.

Il riconoscimento ricevuto, è un premio «del pubblico di Via Induno, della signora Teresa sempre presente», ma soprattutto delle decine di giovani che ogni giorno – e ogni notte – tengono vivo uno dei presidi culturali più amati del quartiere.

Dietro le luci della sala ci sono le sveglie all’alba di Luigina e Valentina, che alle sei del mattino arrivano per preparare la struttura. C’è la vigilanza silenziosa di Dudu, che veglia sul cinema mentre la città dorme. E poi le colazioni sparate fuori dalla macchina del caffè da Andrea, Ludovico e Federico, che aprono ogni giornata con un sorriso. Senza dimenticare Agnese, che fa avanti e indietro da Testaccio per accogliere e coccolare il pubblico sulla soglia del “vecchio Induno”.

Un riconoscimento che abbraccia l’intera comunità del Troisi: chi programma e chi comunica, chi proietta e chi dirige, chi si destreggia tra contabilità e biglietti, chi controlla la sala e chi interviene quando qualcosa si rompe. Un lavoro corale che trova conferma anche nei numeri: un incremento del 60% negli abbonamenti e oltre 100 mila biglietti venduti nell’ultimo anno.

Ora, con il Natale alle porte, il Troisi annuncia tre titoli che promettono di animare ancora di più le festività romane: Buen Camino di Gennaro Nunziante con Checco Zalone, La Grazia di Paolo Sorrentino e No Other Choice di Park Chan-wook. Tre prime visioni – cifra stilistica della sala – che il team spera attireranno anche chi non ha ancora varcato l’ingresso.

Ma portare le prime visioni in un cinema indipendente non è semplice. «Il nostro lavoro è questo, far vivere un cinema con le prime visioni», racconta Valerio Carocci, presidente della Fondazione Piccolo America. «Il nostro lavoro è questo, far vivere un cinema con le prime visioni. Ed è un lavoraccio tosto, credeteci, perché per ogni film di prima visione che programmiamo dobbiamo saltare infiniti ostacoli, è un tetris di incastri e di accordi da uscire pazzi. Ma è bello far parte di una famiglia di pazzi, una famiglia composta da tantissime sale indipendenti d’Italia che hanno lottato per avere la libertà di fare multiprogrammazione e che, sicuramente, se potessero cambiare film ogni spettacolo, programmando tutto ciò che vogliono e che viene distribuito, avrebbero molti più spettatori: esistono cinema in Italia che raggiungono questo risultato programmando solo opere di retrospettiva. Fanno un lavoro meraviglioso, ma che bello sarebbe se potessimo farlo anche noi con la prima visione? Chissà quanta gente verrebbe nei cinema di tutta Italia!»