Il vero scandalo di Pier Paolo Pasolini: la sua profezia sul consumismo ci brucia ancora

Pasolini non era soltanto un intellettuale incompreso, era un profeta che aveva visto con la lucidità crudissima che solo pochi momenti concedono il virus che oggi chiamiamo consumismo. È un virus della massa della ripetizione dell’omologazione e noi siamo ancora infettati. In un’Italia che affoga nel «tutto e subito», in cui ogni desiderio sembra costruito prima ancora di essere pensato, Pasolini ha fiutato il futuro e ci ha messo in guardia. “L’ansia del consumo è un’ansia di obbedienza a un ordine non pronunciato. Ognuno in Italia sente l’ansia degradante di essere uguale agli altri nel consumare nell’essere felice nell’essere libero” scriveva in Scritti corsari.

La sua era una voce che urlava nel silenzio profondo del conformismo: “Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi” è un’altra sua freccia. La civiltà dei consumi non è liberazione, è prigione dorata.

Oggi viviamo dentro quella prigione. Le strade non urlano rivoluzione, sussurrano brand. Le piazze non si riempiono di idee, si riempiono di status. E intanto l’individuo, sfinito dal ritornello dell’avere, dimentica il suo essere. Ed è proprio in Scritti corsari che Pasolini osservava come “il futuro appartiene alla giovane borghesia che non ha più bisogno di detenere il potere con gli strumenti classici; … il nuovo potere borghese… necessita nei consumatori di uno spirito totalmente pragmatico ed edonistico”

Ecco la trappola sotto i nostri piedi. Eppure, per una volta potremmo fermarci. Guardare il riflesso negli occhi della nostra omologazione e dire basta. Pasolini non chiedeva rivolte violente ma consapevolezze radicali e proprio quelle ci mancano. Non basta cambiare canale, serve cambiare desiderio. Perché se davvero hai desiderato qualcosa che non è tuo ma che ti è stato prestato da un catalogo, hai perduto più di quanto pensi. Allora ti chiedo: quale desiderio ti accorgi di avere fatto tuo senza accorgertene e cosa senti che potresti riscoprire al suo posto?

Tommaso Scicchitano