Luca Vergoni ritorna a Venezia con “Orfeo”, l’onirico film di Virgilio Villoresi

Photocall Venezia 82: Luca Vergoni

Sotto le luci dorate del Lido, il pubblico della 82° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ha assistito alla presentazione di Orfeo, film fuori concorso nonché primo lungometraggio del regista Virgilio Villoresi, ispirato al “Poema a fumetti” di Dino Buzzati.

Luca Vergoni è il protagonista del film, al suo secondo ritorno al festival dopo il debutto nel 2021 con La scuola cattolica di Stefano Mordini, nel quale aveva fatto parlare di sé per l’intensa e disturbante interpretazione di Angelo Izzo, uno dei responsabili del massacro del Circeo. Quattro anni dopo Vergoni torna al Lido con un ruolo radicalmente diverso, più simbolico, ma altrettanto impegnativo: Orfeo, un musicista sospeso tra sogno e realtà, in cerca della sua amata Eura.

«Sicuramente il primo pensiero che ho avuto è stato più che altro una sorta di fortuna, non è così comune trovare qualcuno che abbia questa voglia di creare un’opera d’arte partendo da un artigianato cinematografico», ha raccontato Vergoni in conferenza stampa, visibilmente emozionato. «È molto più complicato di quello che si pensi nonostante venga fatto da anni e Virgilio l’ha ritirato molto fuori questo».

Un set artigianale e immaginifico

Girato interamente in studio su pellicola 16 mm, con tecniche d’animazione handmade, stop‑motion, e riprese live‑action che si fondono per dar vita a un racconto simbolico, sensoriale e onirico. Orfeo è stato una sorta di sfida per gli attori, che hanno dovuto recitare in ambienti surreali e spesso con pochi riferimenti realistici.

«Attorialmente parlando naturalmente c’è stata una preparazione più intellettuale all’inizio, e poi quando si arriva sul set è più fisica, per capire bene come muoversi all’interno di scenografie ricostruite. È stato un lavoro molto lungo, perché sono stati due anni di produzione, e questo faceva sì che noi girassimo scene con mesi di distanza l’una dall’altra».

È proprio questo lungo processo di lavorazione che ha permesso a Vergoni di sviluppare un rapporto profondo con il regista Villoresi: «Girare con personaggi inventati in un mondo immaginifico, ricreato dal vivo, è stato molto divertente. Si rientra un po’ in quella soddisfazione della recitazione come gioco. Mi ricorda ancora molto una modalità teatrale di muoversi all’interno di questo mondo».

Un attore in piena fioritura artistica

Luca Vergoni si conferma come uno degli attori emergenti più versatili del panorama italiano. Dalla crudeltà psicologica del suo primo ruolo portato a Venezia (Angelo Izzo), alla delicatezza simbolica di Orfeo, dimostra una capacità rara di trasformarsi e di adattarsi a registri differenti.

«Mi ha fatto molto piacere poter sperimentare insieme a Virgilio, con cui mi sono sentito molto libero di creare un dialogo sempre fra di noi, in modo che potessimo raggiungere il punto necessario della scena. Mi ritengo molto fortunato e divertito».

Venezia82: red carpet del film “Orfeo”. Nella foto:, Luca Vergoni, Virgilio Villoresi, Giulia Maenza e Aomi Muyock

Accanto a lui nel cast, Giulia Maenza, Aomi Muyock e Vinicio Marchioni, in un’opera che ha ricevuto applausi calorosi alla proiezione notturna del 1° settembre.

Un’opera d’arte che restituisce centralità al gesto cinematografico

Orfeo è anche la dichiarazione d’intenti di un cinema che vuole riscoprire l’artigianato. Villoresi ha dichiarato che la fonte d’ispirazione più forte è stata l’opera surrealista di Jean Cocteau, in particolare Le sang d’un poète (1932). Ma non solo: nei suoi sconfinamenti visivi emergono echi di Il mucchio selvaggio di Peckinpah, Taxi Driver di Scorsese, Picnic at Hanging Rock di Peter Weir e il fascino dell’animazione dell’Europa dell’Est anni Sessanta.

“Tutto è stato realizzato direttamente in camera – afferma il regista Villoresi in conferenza stampa – senza interventi in postproduzione, per mantenere quella dimensione artigianale che per me è così importante. Abbiamo girato in due fasi: con l’attore Luca Vergoni che recitava da solo, immaginando creature che ancora non erano presenti sul set, e poi con le creature animate da Anna Ciammitti e Stefania Demicheli, con una lavorazione in stop-motion che richiedeva diverse ore. A volte, riuscivamo a malapena a realizzare un secondo di animazione all’ora.”

Insomma, con Orfeo, Luca Vergoni si impone come un attore capace di abitare il sogno, di esplorare l’artificio con autenticità, e di riportare l’attenzione su un modo di fare cinema che è anche, e soprattutto, creazione collettiva e ricerca artistica. Questo nuovo passaggio a Venezia lo consacra definitivamente come uno dei giovani interpreti più interessanti della sua generazione.

La trama di “Orfeo”

Fin da bambino, Orfeo immagina storie attorno a una villa abbandonata di fronte a casa sua. Pianista solitario e visionario, durante una serata al Polypus – il locale dove suona – incrocia lo sguardo di Eura. Tra loro nasce un amore assoluto, ma lei cela un segreto. Poi scompare. Una sera, Orfeo la vede entrare in una piccola porta su via Saterna, davanti alla villa. La segue. Prima della soglia incontra l’Uomo Verde, figura enigmatica che sembra conoscere i misteri di quel passaggio. Varcata la porta, Orfeo entra in un aldilà visionario, abitato da creature come le Melusine, il Mago dei Boschi e parate di scheletri. Nella villa incontra la Giacca, un diavolo custode che si impossessa del suo corpo per rivivere, attraverso la musica, memorie perdute. Poi gli rivela dov’è Eura: alla stazione, in partenza su un treno appoggiato al suo pianoforte. Solo una porta sul leggio – che si aprirà alle ore 12 – può condurla indietro. Orfeo arriva in tempo per salutarla. Al risveglio, trova l’anello di lei tra le dita. Torna al pianoforte e suona per lei, sapendo che vivrà nei suoi ricordi, nei suoi sogni, nelle sue note.