“Io devo la mia carriera a un cane”.
Solo Pippo Baudo poteva trasformare un episodio fortuito, una puntata del suo programma mandata in onda per sostituire un telefilm americano non arrivato in tempo, in un aneddoto simbolico dell’intera televisione italiana. E non per ironia, ma per lucidità, umiltà e coscienza storica.
A 89 anni, Giuseppe Baudo, per tutti Pippo, celebra una vita intrecciata con quella del Paese, che lo ha visto protagonista per oltre mezzo secolo, davanti e dietro le telecamere.
Classe 1936, nato a Militello in Val di Catania, Baudo incarna un’epoca in cui la TV non era solo intrattenimento, ma anche formazione, sogno, racconto collettivo. Diplomato al liceo classico, laureato in Giurisprudenza per volontà paterna, ha poi seguito la sua vera vocazione, coltivata in un’Italia in bianco e nero, affacciata sulla modernità. “Dentro quella scatola ci sarò io”, aveva detto da giovane. E ci è stato, eccome: per milioni di italiani, la sua voce è stata il sottofondo dell’infanzia, dell’adolescenza, delle sere d’inverno e delle estati musicali.
Settevoci, l’inizio di tutto
Il destino, o meglio, un contrattempo della Rai, lo consacrò. “Settevoci”, la sua idea, finì per essere trasmessa per caso. Ma l’Italia se ne innamorò subito. Il programma divenne un successo epocale, cambiando la televisione leggera del tempo: non più solo spettacolo, ma talento, ritmo, empatia con il pubblico. Da lì cominciò una carriera unica, ininterrotta, che ha attraversato generazioni e rivoluzioni mediatiche.
Pippo Baudo ha condotto 13 Festival di Sanremo, record assoluto, trasformando ogni edizione in un evento, un rito laico, una fotografia dell’Italia di allora. Da Claudio Baglioni a Giorgia, da Andrea Bocelli a Laura Pausini, Baudo ha scoperto, lanciato, sostenuto decine di artisti. Ma non è stato solo talent scout. È stato anche conduttore, autore, regista di se stesso, vero architetto dell’intrattenimento televisivo.
Programmi come Domenica In, Fantastico, Serata d’onore, Novecento, e più tardi Il Fatto, Sabato italiano, Baudo Show, portano il suo marchio: una capacità unica di tenere il palco, di dialogare con gli ospiti, di costruire narrazioni popolari senza mai cadere nella banalità. Baudo è sempre stato popolare, ma mai populista. Ha saputo innovare senza inseguire le mode, costruire format nuovi, ma anche interpretare con fedeltà le esigenze del pubblico.
A differenza di molti conduttori della televisione di oggi, Baudo è sempre stato anche un uomo di cultura. Ha portato Dante, Verdi, la Storia d’Italia, i classici, dentro la TV del sabato sera. Ma con leggerezza, mai con presunzione. È riuscito a spiegare le cose complesse con grazia e senso dello spettacolo, senza mai semplificare. Un equilibrio raro, quasi scomparso.
Ha vissuto momenti difficili, professionali e personali, ma non ha mai perso la sua cifra umana: la dignità, la gentilezza, l’amore per il mestiere. Sempre elegante, mai sopra le righe, capace di gestire dirette complicate, incidenti, polemiche, ascolti. E sempre pronto a rilanciare, a credere nei giovani, a scommettere su un’idea.
Oggi Pippo Baudo è una figura storica, non solo della televisione, ma della cultura popolare italiana. Con lui la TV ha imparato a raccontare, a commuoversi, a divertirsi, a specchiarsi. È stato confidente e cerimoniere, scopritore e traghettatore, voce dell’Italia che cresceva, che si cercava, che cambiava.
Non ha mai amato le luci puntate addosso senza motivo. Non si è mai fermato alla superficie. E infatti, nel giorno del suo 89° compleanno, le sue parole sono quelle di un uomo che ha saputo scegliere, amare e realizzarsi: “Ho fatto tutto quello che volevo fare, non ho rimpianti né insoddisfazioni”.
Non tutti possono dirlo. Pippo Baudo sì. E gliene siamo grati.
Ernesto Mastroianni