Premio Marinangeli a Condò e Cacciamanni: “Angelo era un allenatore generoso”

Mattina di settembre a Nocera Umbra, con il sole che filtra dalle finestre della Pinacoteca comunale e illumina volti attenti e commossi. Qui si è svolta la cerimonia dell’IX Premio giornalistico Angelo Marinangeli, un omaggio al decano del giornalismo umbro che ha lasciato un segno indelebile nella professione e nella comunità. I riflettori si sono accesi su Paolo Condò per la categoria nazionale e Ludovica Cacciamani per quella regionale, in un evento che ha unito generazioni e storie di passione per l’informazione.

Un tributo alla passione e al valore sociale

La sala, gremita di pubblico tra cui le classi quinte del Liceo delle scienze umane e dell’Iti dell’Istituto superiore Don Gino Sigismondi – accompagnate da insegnanti e dal dirigente Leano Garofoletti – ha vibrato di emozione fin dall’inizio. A nome della famiglia, il figlio Giovanni ha portato i saluti, mentre Luca Benedetti, presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria, ha tracciato il ritratto di un uomo che “non si è mai dimenticato dell’Umbria”. “Angelo era un professionista impegnato per gli altri – ha detto Benedetti –. Pur ai vertici degli organismi di categoria, il suo lavoro ha avuto un grande valore sociale, in quel contesto storico”.

Sarah Bistocchi, presidente dell’Assemblea legislativa, ha aggiunto un tocco di riflessione sulle responsabilità del mestiere. “Angelo è stato insegnante e giornalista, due professioni delicatissime che hanno a che fare con formazione e informazione”, ha spiegato. “Devono essere affrontate con il massimo della cautela, perché il giornalista è fondamentale per la democrazia”. Le sue parole hanno echeggiato tra i giovani studenti, ricordando come il Premio Marinangeli non sia solo un riconoscimento, ma un invito a custodire valori eterni.

I premiati: storie di impegno e scommesse vinte

Ludovica Cacciamani, vincitrice regionale, ha condiviso un momento di sorpresa e gratitudine. “Tutto avrei pensato che nel giro di poco riuscissi a portarmelo a casa – ha confessato –. Il mio primo telegiornale letto risale a cinque anni fa, un approccio a una professione che per me è stata una scommessa”. Ha sottolineato l’importanza di editori solidi che investono sui giovani, un messaggio che risuona in un’epoca di precarietà mediatica. Paolo Condò, firma di Corriere della Sera e Sky Sport – l’unico giornalista titolato al voto per il Pallone d’Oro – ha incantato con aneddoti dalla sua carriera, dispensando consigli preziosi ai ragazzi in platea. “È necessario amare la fatica e l’impegno, perché portano i traguardi”, ha detto, con quel tono da narratore che rende ogni storia viva. E su Marinangeli, ha aggiunto: “Era quasi un allenatore dei giovani, che si occupava della crescita e dell’esperienza dei colleghi alle prime armi”. Le sue parole hanno trasformato la cerimonia in un ponte tra passato e futuro, dove il giornalismo non è solo mestiere, ma vocazione.

Un premio che unisce generazioni

Presenti anche il vicesindaco Alberto Scattolini e ospiti come José Luís Perez Serrabona e Libero Mario Mari, la giornata ha chiuso con la lettura della tesi di Cacciamani, relatore Andrea Sassi. Il Premio Marinangeli a Condò e Cacciamanni non è stato solo un momento di gala, ma un rituale che celebra l’eredità di un uomo generoso. In una sala che profumava di carta stampata e di speranze, Nocera Umbra ha ricordato che il giornalismo, come la vita, si nutre di impegno e di cuori aperti. E mentre i ragazzi tornavano alle loro aule, con occhi pieni di ispirazione, è sembrato che Angelo Marinangeli, da lassù, stesse sorridendo.