Oggi, 2 giugno 2025, mentre l’Italia festeggia la sua Repubblica, ricorre un’altra data, meno celebrata ma altrettanto carica di significato: il 44° anniversario della morte di Rino Gaetano, cantautore crotonese che, con ironia tagliente e testi surreali, seppe denunciare un Paese malato con una lucidità che oggi suona quasi profetica. Era il 2 giugno 1981 quando la sua voce si spense per sempre, in circostanze che ancora oggi sollevano più domande che risposte. Rino era scomodo per molti politici e politicanti, come sostiene l’avv. Mautone – Rino aveva molti amici agenti segreti, collegati alla CIA americana e ai servizi segreti italiani. Sarebbe questo il motivo per cui i suoi testi erano così carichi di riferimenti velati a scandali, poteri occulti, disfunzioni sistemiche?
Note biografiche del cantautore Crotonese
Salvatore Antonio Gaetano, detto Rino, nasce il 29 ottobre 1950 a Crotone, in Calabria. All’età di dieci anni si trasferisce con la famiglia a Roma, nel quartiere di Monte Sacro. La capitale sarà il suo vero palcoscenico di formazione: qui sviluppa la sua personalità artistica, ironica, dirompente, tagliente e profondamente libera.
Rino inizialmente si avvicina al teatro e alla poesia, frequentando ambienti alternativi e sperimentali. Nel 1968 entra nella compagnia teatrale “Roma 70”, dove recita in spettacoli d’avanguardia. Queste esperienze lo influenzano fortemente, portandolo a elaborare una scrittura ricca di paradossi, gioco linguistico e satira sociale. A metà degli anni ‘60, inizia a scrivere canzoni, spesso con lo pseudonimo “Kammamuri’s” (ricordiamo I love you Marianna, Jacqueline e altre…), ma i suoi primi tentativi non riscuotono grande attenzione. Solo nel 1973 arriva la svolta con il contratto firmato con la It, etichetta del produttore Vincenzo Micocci.
A soli 31 anni il cantautore crotonese, aveva già sfatato i cliché della musica italiana. Per esempio, in “Nuntereggae più” con l’interminabile e svergognato elenco di potenti oppure nel dirompente brano “Gianna”, il cantautore cita la parola “sesso” che, per la prima volta, viene pronunciata a Sanremo. Era il 1978 e il cantautore fa il suo ingresso sul palco in frac, papillon bianco, medagliette militari, ukulele in petto e il mitico cilindro nero (regalo di Renato Zero). Con “Gianna” arriva sul podio del Festival di Sanremo 1978 aggiudicandosi il terzo posto, preceduto al secondo posto da Anna Oxa e dai Matia Bazar al primo.
La Ballata di Renzo, il profetico brano
Li conosciamo a memoria i successi del genio, riconosciuto post mortem, di Rino Gaetano. Per commemorare la tragica scomparsa l’ascoltatore medio evocherebbe “Ma il cielo è sempre più blu” – molto scontato e oggi spalmato in spot pubblicitari, campagne e promo. Ma qui vi beccate “La ballata di Renzo”, brano del quale non tutti conoscono la sua storia dal significato intriso e misterioso, tale che potrebbe diventare la colonna sonora di “chi l’ha visto”.
La Ballata di Renzo è una vera profezia che Rino aveva scritto proprio 10 anni prima della sua morte. Il protagonista del brano è Renzo che, a seguito di un brutale incidente stradale, muore e nessun ospedale ha posto per lui (nel brano vengono citati il San Giovanni, il San Camillo, il Policlinico…). Renzo è sballottato di qua e di là, quando per lo sciopero e quando perché mancava il vice capo. Alle prime luci dell’alba, il povero Renzo, emette l’ultimo respiro e muore tra l’indifferenza e l’inefficienza delle strutture sanitarie. Per citare ancora una volta il testo “neanche al cimitero c’era posto”. Un testo che fa rabbrividire anche la persona più scettica e insensibile. Questo è esattamente ciò che accade a Rino Gaetano 10 anni dopo, il 2 giugno dell’anno 1981. Una coincidenza talmente precisa da sembrare una premonizione.
Rino, all’epoca era appena 30enne, rimase vittima di un grave incidente automobilistico avvenuto in Nomentana, a Roma – di rientro da Mentana, zona della sua casa discografica, o da una serata con gli amici al bar. Rino si trovava alla guida della sua Volvo 343 quando si scontrò frontalmente con un camion che sopraggiungeva dalla direzione opposta.
Il cantante fu trasportato d’urgenza all’Ospedale San Camillo, ma il suo calvario era appena iniziato. Rino riportava delle ferite molto gravi e i medici provarono a trasferirlo in altri ospedali romani che avevano reparti di chirurgia cranica più attrezzati. Ma qui avviene qualcosa di surreale che ci riporta alla predizione scritta da lui ne “La Ballata di Renzo”: sei diversi ospedali – tra cui il Policlinico Umberto I, il San Giovanni, il Santo Spirito, il CTO, il San Filippo Neri e il Gemelli – rifiutarono il ricovero per mancanza di disponibilità o altre motivazioni burocratiche. Dopo tutto questo iter raccapricciante, Rino morì proprio all’alba – come il suo Renzo – all’Ospedale San Camillo senza aver ricevuto le cure salvavita di cui aveva bisogno.
Coincidenza o messaggio?
La profonda inquietudine che avvolge la morte di Rino Gaetano ha alimentato, nel corso degli anni, teorie e sospetti: era solo una coincidenza? Oppure Rino, da artista attento e provocatore, aveva davvero intuito qualcosa del sistema? Alcuni vedono nella canzone un semplice esercizio narrativo di denuncia sociale, altri una lucida visione del futuro, altri ancora parlano di complotti e di verità mai emerse.
C’è chi ha anche collegato questo episodio alla sua attività di autore scomodo: Rino aveva spesso denunciato, anche velatamente, la corruzione, l’ipocrisia politica e l’inerzia sociale, con testi simbolici e ironici che sembravano leggere la realtà in modo spiazzante.
Cosa avrebbe scritto Rino Gaetano della società odierna?
Mettiamo il caso che Rino si trova ancora nel mondo terreno, cosa direbbe della società di oggi? Cosa direbbe della situazione politica italiana e internazionale? Cosa direbbe riguardo catastrofi e tragedie? Cosa direbbe di tutto questo? Possiamo presupporre che con il suo stile ironico, surreale e tagliente avrebbe molto da dire e lo farebbe come sempre tra il serio e il faceto, con canzoni dallo stile nonsense ma che in realtà mirano dritte al punto. Quel che è certo e che Rino Gaetano non era soltanto un cantante. Era un disturbatore di coscienze, un poeta incastonato in un mondo che non voleva essere letto. E proprio per questo, oggi più che mai, va ascoltato e riascoltato. Rino vive.