Alla vigilia della grande mobilitazione nazionale e della Giornata Internazionale di solidarietà con il Popolo Palestinese, aleXsandro Palombo ha scelto di lasciare il suo segno davanti alla stazione Termini di Roma con un murale intitolato Human Shields (“Scudi Umani”), con cui l’artista e attivista dà il benvenuto alle due protagoniste attese alle manifestazioni, Greta Thunberg e Francesca Albanese.
Nella Capitale sono già presenti altre creazioni di Palombo, tra cui Anti-Semitism, History Repeating e The Star of David, celebri a livello internazionale e acquisite dal Museo della Shoah, oggi esposte di fronte al Portico d’Ottavia. Queste opere raffigurano Liliana Segre, Sami Modiano ed Edith Bruck, sopravvissuti alla Shoah e testimoni della memoria.
In Human Shields, l’autore ritrae Greta Thunberg, simbolo della lotta alla crisi climatica, e Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori Palestinesi Occupati. Le due compaiono fianco a fianco, con le braccia conserte, vestite con uniformi color kaki e una kefiah al collo. Albanese indossa un casco blu dell’ONU, mentre Thunberg, con la sua iconica treccia, mostra un’espressione determinata.
Ai loro piedi compare il cartello Skolstrejk för klimatet, simbolo delle battaglie ambientaliste della giovane attivista, oggi intrecciate con nuove forme di militanza. Alle loro spalle appare la sagoma di un miliziano di Hamas, in uniforme militare e con il volto coperto da un passamontagna, che le abbraccia da dietro.
Palombo mette in scena un cortocircuito visivo che invita a riflettere sui rischi di strumentalizzazione dell’attivismo occidentale e sulle ambiguità del dibattito contemporaneo, chiamando in causa anche il ruolo dell’ONU nel contesto palestinese. Il titolo Human Shields richiama in modo esplicito la pratica di Hamas di utilizzare civili come scudi umani, ma al tempo stesso suggerisce come figure pubbliche possano trasformarsi in scudi ideologici nei conflitti narrativi globali. L’opera apre interrogativi sulla fragilità dell’attivismo contemporaneo, esposto al caos di messaggi e all’opportunismo mediatico, fino al rischio di diventare megafono della propaganda jihadista e della retorica estremista, che mira a delegittimare Israele, insinuare instabilità nelle democrazie occidentali e distorcere profondamente il dibattito internazionale.
aleXsandro Palombo
Dagli inizi degli anni ’90, aleXsandro Palombo, artista da sempre schivo e riservato, porta avanti una ricerca che intreccia satira pop, denuncia sociale e impegno civile, con una forte vocazione all’attivismo. Pioniere nella sensibilizzazione su tematiche sociali, di genere e sui diritti umani, nonché nelle campagne contro la violenza sulle donne, è conosciuto per opere dal linguaggio immediato e provocatorio, riconosciute a livello internazionale.
Tra le sue serie più iconiche spicca Break The Silence, con cui l’artista ha anticipato i tempi rispetto all’esplosione del movimento #MeToo. Attraverso queste opere, Palombo ha aperto la strada a un dibattito globale, spingendo molte celebrity ritratte come vittime di violenza a rompere il silenzio. La sua arte si è affermata come strumento di resistenza, consapevolezza e cambiamento sociale.
La serie Just Because I Am a Woman, dedicata alla violenza di genere e raffigurante importanti leader politiche mondiali, è stata acquisita nella collezione permanente del Musée des Arts Décoratifs di Parigi, situato nel palazzo del Louvre. Le sue opere sono state presentate in musei, istituzioni culturali e università in Europa e negli Stati Uniti, tra cui la State University of New York (SUNY), dove sono state utilizzate come strumenti di sensibilizzazione contro discriminazioni e abusi. Alcune serie hanno partecipato a mostre di rilievo internazionale, come Mondrian Revolution al Musée Yves Saint Laurent di Parigi e le esposizioni presso la Shiva Gallery del John Jay College of Criminal Justice di New York.
Palombo è inoltre riconosciuto come uno degli artisti più attivi a livello internazionale nella memoria dell’Olocausto e nella lotta contro l’antisemitismo, con opere che hanno contribuito a mantenere viva la coscienza storica e a stimolare il dibattito contemporaneo.
Sempre vicino alle cause legate ai diritti delle donne, nel 2022 ha realizzato la trilogia murale The Cut, The Cut 2 e The Final Cut, che raffigura Marge Simpson mentre si taglia i capelli davanti al Consolato iraniano a Milano, in solidarietà con le donne iraniane. Dedicate a Mahsa Amini, queste opere hanno trasformato un gesto simbolico in un potente atto di protesta globale contro la repressione, riaffermando la capacità dell’arte visiva di tradurre l’urgenza politica in un linguaggio universale.
Il lavoro dell’artista è oggetto di studi accademici, saggi storici e pubblicazioni universitarie. Le sue opere sulla violenza di genere sono incluse nel volume Féminicides. Une histoire mondiale (La Découverte, 2022), curato dalla storica Christelle Taraud. La rivista Interview Magazine, fondata da Andy Warhol, lo ha definito “orgogliosamente controverso”, riconoscendone l’approccio anticonformista.
La sua produzione, spesso imitata o oggetto di appropriazione, ha influenzato numerosi artisti e trovato eco nei media internazionali, con casi di plagio segnalati dalla stampa che spaziano dalla pop star Cardi B al candidato presidenziale colombiano David Barguil. Tra le opere più note figurano Just Because I Am a Woman, Disabled Disney Princess, Break The Silence, The Simpsons Go to Auschwitz, Disney Princess Survivor, October 7th Escape e Marge Simpson Style Icon.
La sua arte, irriverente e diretta, continua a stimolare dibattiti globali su giustizia sociale, cultura e diritti umani.







