Come si combatte la solitudine della terza età? Con i soldi: boom dei condomini di lusso per ricchi over 65

Anziani

Sul muro bianco del suo nuovo appartamento, Laura ha scritto: «Noi, non io». È la sua formula contro la solitudine. Ottant’anni, ex psicologa, ha venduto la vecchia casa di Torino — «troppi ricordi e troppe stanze vuote» — per trasferirsi in un trilocale luminoso con laboratorio artistico, palestra condominiale e ristorante interno. «Faccio tutto da sola, come prima, ma qui mi sento protetta. È il mio punto di rinascita», racconta.

La sua nuova vita scorre in una delle strutture di “senior living” che stanno nascendo in tutta Italia. Non sono case di riposo, né Rsa, ma condomini di lusso pensati per over 65 con redditi alti, che vogliono invecchiare restando attivi e circondati da persone. Ci si iscrive come a un club esclusivo: si paga tra i 2.000 e i 3.500 euro al mese, e in cambio si ha tutto — palestra, piscina d’estate, telemedicina, fisioterapia, laboratori culturali, degustazioni di vino, corsi di pittura e, soprattutto, compagnia.

«Il 25% di chi vive oggi in Rsa è autosufficiente, ma non ha alternative abitative», spiega Luca Landini, amministratore di Specht Group Italia, una delle società che gestiscono queste residenze. «Prima aprivamo una struttura all’anno, ora nel 2026 ne inaugureremo tre». Anche Maria Rosa Musto, ceo di Guild Living Italy, conferma: «L’invecchiamento della popolazione e la frammentazione familiare stanno cambiando il modo di vivere la terza età».

Secondo l’Istat, gli over 65 rappresentano oggi un quarto degli italiani. E non tutti vivono con pensioni minime: «L’Inps ha stimato che 1,2 milioni di anziani percepiscono almeno tremila euro al mese», aggiunge Musto. È questo il target del nuovo business della longevità. Per chi non può permettersi cifre così alte, alcune società promettono soluzioni più accessibili, come la riconversione di immobili pubblici in mini-residenze con canoni da 1.500 a 1.800 euro mensili.

Il modello arriva dagli Stati Uniti e dalla Germania, dove la formula del “senior residence” è ormai consolidata. Ogni struttura è pensata come un microcosmo: si può cucinare nel proprio appartamento o scendere al ristorante comune, partecipare a cineforum, camminate nordiche, lezioni di pilates o eventi aperti anche ai cittadini del quartiere, per favorire la socialità. In caso di bisogno, ci sono medici, gerontologi e “angeli custodi” pronti a intervenire — da una lampadina guasta a un momento di sconforto.

A Siena, Franco e Teresa, 77 e 83 anni, ex sindacalista lui, ex maestra lei, hanno lasciato la villa di Latina per trasferirsi in una residenza Guild Living. «Troppa manutenzione, troppa solitudine», dice Franco. «Qui non devo pensare neanche alla spesa o alle bollette. Mi hanno perfino aiutato col cambio di residenza».

«Oggi gli anziani vogliono restare autonomi e connessi», sottolinea Fabiana Nyffeler, direttrice del residence svizzero The Flag, a Lugano. Dalle finestre vista lago, gli ospiti salutano il futuro senza malinconia. Giuliana, 82 anni, ex ristoratrice, sorride: «Mi manca solo il gatto, ma arriva la prossima settimana».

Un’ultima scritta sulla parete di Laura, la signora torinese, sembra riassumere tutto: «Gestisci il giorno, o il giorno ti gestisce». È la nuova filosofia della vecchiaia che non vuole più nascondersi, ma che — per ora — resta un lusso per pochi.