Tra contro-dazi da 93 miliardi, minacce alle Big Tech e l’arma estrema dell’anti-coercizione, l’Unione europea prepara la sua risposta ai dazi Usa. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen parla di un “doppio binario”: da una parte, la diplomazia dei negoziati; dall’altra, un arsenale di misure pronte a scattare se Washington non farà marcia indietro.
21 miliardi contro i dazi su acciaio e alluminio
Il primo pacchetto europeo, già definito e congelato fino alla mezzanotte del 14 luglio, vale circa 21 miliardi di euro. È la risposta ai dazi Usa del 25% su acciaio e alluminio, reintrodotti il 12 marzo. Si articola in tre fasi: la prima, da 3,9 miliardi, colpisce prodotti iconici americani come Harley-Davidson, Levi’s, burro d’arachidi, tabacco, insieme a elettrodomestici e articoli tech. Le successive tranche, da 13,5 e 3,5 miliardi, prendono di mira carni, cereali, legname, fast-food e soia.
72 miliardi contro i dazi “universali” al 10%
Il secondo pacchetto, in fase avanzata di approvazione, risponde ai dazi “universali” del 10% annunciati dagli Usa ad aprile. Valutato 72 miliardi di euro, punta su prodotti industriali e agroalimentari di alta gamma: bourbon del Kentucky, aragoste del Maine, agrumi, moda, cosmetici. Inizialmente stimato in 95 miliardi, è stato limato per non superare la soglia di proporzionalità richiesta dal WTO.
Il bazooka sulle Big Tech americane
Il fronte digitale è il più temuto dalla Corporate America. Bruxelles potrebbe colpire i colossi del web con una digital service tax comunitaria o nuove accise su pubblicità e intermediazione. Ma l’arma più efficace resta l’applicazione rigorosa del Digital Services Act e del Digital Markets Act, che prevede multe fino al 10% del fatturato globale o l’esclusione dal mercato Ue per chi viola le regole su concorrenza e trasparenza.
L’arma nucleare: il meccanismo anti-coercizione
Spinta da Emmanuel Macron, la Francia chiede l’uso del Meccanismo anti-coercizione (Aci), attivo dal 2023. Si tratta della risposta più drastica: consente dazi, limitazioni a investimenti, revoca di appalti e perfino dei diritti di proprietà intellettuale contro Stati ritenuti economicamente aggressivi. Nato per difendere l’Ue da pressioni esterne – come quelle subite dalla Lituania da parte della Cina – potrebbe ora essere usato contro gli Stati Uniti.
Un equilibrio precario
L’Unione europea si muove tra prudenza e fermezza. Da una parte si ripete la volontà di negoziare fino all’ultimo. Dall’altra, si mantiene l’arsenale caricato. La scadenza del 1° agosto si avvicina e, salvo svolte diplomatiche, la guerra commerciale rischia di diventare una realtà.