Il debito pubblico italiano continua a crescere e a giugno ha raggiunto il nuovo massimo di 3.070,7 miliardi di euro, con un aumento di 18 miliardi rispetto al mese precedente. Allo stesso tempo, però, arrivano segnali incoraggianti dai conti pubblici e dallo spread.
I dati di Bankitalia
Secondo i dati diffusi da Bankitalia, l’incremento del debito riflette il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche, pari a 16,4 miliardi, la crescita delle disponibilità liquide del Tesoro (+0,8 miliardi) e altri fattori come scarti d’emissione, rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e variazione dei tassi di cambio. In particolare, circa 800 milioni dipendono dall’andamento euro-dollaro.
La ripartizione mostra un aumento del debito per le amministrazioni centrali (+19,7 miliardi) e una riduzione per quelle locali (-1,7 miliardi). Il debito degli enti di previdenza è rimasto stabile. La vita media residua dei titoli si conferma a 7,9 anni.
Le entrate tributarie
In controtendenza rispetto alla crescita del debito, le entrate fiscali mostrano un andamento positivo. Nei primi sei mesi dell’anno hanno raggiunto 257,3 miliardi, con un incremento di 8,5 miliardi (+3,4%) rispetto allo stesso periodo del 2024. Solo a giugno, le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 43,8 miliardi, in aumento del 4,2%.
Le reazioni politiche
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha ribadito che il debito pubblico rimane un vincolo da cui non si può prescindere, ma la crescita delle entrate offre qualche margine in vista della prossima manovra.
Forza Italia rilancia la proposta di una riduzione dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% per i redditi fino a 60mila euro, misura quantificata in 4,2 miliardi. Per Giorgio Salvitti (FdI), i dati confermano che la linea del governo è quella giusta: meno tasse, più entrate. Osvaldo Napoli (Azione) ha invece sottolineato la virtuosità dei Comuni, che hanno ridotto il loro debito.
Lo spread ai minimi storici
A controbilanciare la preoccupazione per l’aumento del debito arriva il dato sullo spread. Il differenziale tra Btp e Bund tedeschi è sceso stabilmente sotto i 77 punti base, toccando un minimo di 76,4: il livello più basso dal marzo 2010. In chiusura si è attestato a 77,6 punti.
Un risultato che gli esponenti del governo hanno più volte citato come segnale di stabilità e fiducia sui mercati, nonostante il contesto internazionale segnato da conflitti e dalla crescita delle spese per la Difesa. Una dinamica favorita anche dalle difficoltà economiche della Germania, che hanno ridotto l’attrattiva dei suoi titoli di Stato.