Dalle reti del Golfo di Biscaglia al Conclave: l’ascesa del cardinale Artime, il salesiano scelto da Francesco 

di Luca Arnaù

C’è una riva spazzata dal vento nel nord della Spagna dove le reti da pesca si tendono al largo e i figli seguono i padri in mare. È lì, nel piccolo borgo di Luanco, affacciato sul Golfo di Biscaglia, che è nato Ángel Fernández Artime, figlio di pescatori, classe 1960. Un ragazzo che sembrava destinato a una vita di fatica e sale, e che invece ha preso un’altra rotta: quella dei salesiani. Una turista, raccontano, convinse i genitori a farlo studiare. Il resto lo ha fatto il carattere. E una vocazione arrivata mentre si stava iscrivendo a Medicina.

Nel 1984 emette i voti perpetui, nel 1987 viene ordinato sacerdote. Studia filosofia, pedagogia, teologia pastorale. Ma soprattutto lavora con i giovani, anima la periferia e cresce nella congregazione fino a diventare, nel 2014, rettor maggiore dei salesiani: il decimo successore di don Bosco, a capo dell’ordine religioso maschile più diffuso al mondo, presente in 132 Paesi. Nei suoi anni da superiore, ha visitato 120 nazioni, stringendo legami con vescovi, cardinali, comunità di frontiera. Una rete globale che oggi, in tempo di Conclave, pesa.

Ma la svolta arriva prima, nel 2009, quando viene inviato a dirigere l’Ispettoria salesiana dell’Argentina Sud. È lì, a Buenos Aires, che incontra il cardinale Jorge Mario Bergoglio, con cui condivide un’intesa immediata. Bergoglio ha sempre avuto un rapporto profondo con i salesiani, fin da ragazzo. Artime diventa per lui un volto familiare, una presenza affidabile. E nel 2023, Francesco lo premia con la porpora cardinalizia, consegnandogli un ruolo di primo piano anche in Curia.

Oggi Artime è pro-prefetto del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata, al fianco della prima donna mai posta a capo di un dicastero vaticano: suor Simona Brambilla. La nomina di una religiosa aveva scatenato qualche malumore. La scelta di Artime come “numero due” è stata letta da molti come un modo per equilibrare. Ma il salesiano non ha fatto resistenza. Si è messo al lavoro con spirito di servizio, consapevole che il futuro della Chiesa passa anche da lì: dall’accettare la sfida del cambiamento senza perdere l’identità.

Il suo nome è rimbalzato con forza nei giorni dei novendiali per la morte di papa Francesco. L’ottava messa è stata affidata proprio a lui. In San Pietro, davanti a una platea di religiosi e suore, Artime ha pronunciato un’omelia che ha colpito tutti per equilibrio e profondità, citando Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco: “Wojtyla parlava della presenza profetica dei religiosi, Ratzinger li definiva sentinelle della vita nuova, Francesco ci ha detto di svegliare il mondo”. Un discorso sobrio, teologico e insieme pastorale. Uno sguardo largo. Un candidato serio.

Non è un progressista nel senso ideologico del termine, ma nemmeno un conservatore rigido. Nella sua visione, la Chiesa deve restare “segno credibile e luminoso del Vangelo”, ha detto durante l’omelia, “senza conformarsi alla mentalità di questo secolo, ma trasformandosi e rinnovandosi continuamente”. Il suo stile è salesiano fino in fondo: cordiale, diretto, popolare, ma con una ferma lucidità. Ha idee chiare su scuola, famiglia, povertà e migrazioni. In un’intervista ha detto: “Bisogna impedire alle mafie di portare in barche artigianali esseri umani verso un Eldorado che non esiste”.

Da rettor maggiore ha dovuto anche affrontare la grana dell’eredità Gerini, una vicenda intricata legata a un patrimonio lasciato alla congregazione e finito in una spirale di contenziosi. Artime ha gestito il tutto con pragmatismo, liquidando l’eredità e vendendo le proprietà, tra cui la tenuta di Tor Fiscale. Nessuna scena, nessuna crociata. Solo soluzioni.

Al prossimo Conclave i salesiani porteranno cinque elettori. E Artime, da figura internazionale e stimata, non è un outsider. È un volto conosciuto, rassicurante. Non è divisivo, ma nemmeno scontato. Simbolo di una Chiesa capace di parlare ai giovani e di abitare il mondo senza cedere alla mondanità. La sua voce potrebbe pesare. E se qualcuno cercasse un papa con lo sguardo missionario, ma i piedi ben saldi nel Vangelo, il pescatore delle Asturie potrebbe sorprendere anche i cardinali più scettici.