«Che cosa intendo con auto-trascendenza? Con questa espressione mi riferisco all’esperienza di chi avverte, ora con una specie di urgenza, ora con pacata serenità, l’instaurarsi al proprio interno di un’istanza più importante di sé, e il conseguente farle spazio assegnandole il posto d’onore della mente e del cuore. Intendo il superamento di sé. Ovvero, per riprendere le parole di #HannahArendt, l’innamorarsi della bellezza, della giustizia e della sapienza. È questo, a mio avviso, il momento decisivo della vita: quando esso avviene, la vita diviene esistenza.
Allora l’io scopre un sentiero dentro la foresta di voci interiori tutte diverse in cui normalmente si trova, individua un filo rosso all’interno del labirinto di passioni, desideri, paure, complessi, paranoie dentro cui solitamente si muove. Senza questa idea-guida rimane in balìa della ridda di voci interiori e la sua mente è come una fiera di bestiame dove vince chi grida di più; con questa idea-guida, invece, raggiunge l’unificazione interiore.
Ne viene una conclusione paradossale: che il superego è la condizione necessaria per la realizzazione dell’ego. Senza superego infatti l’ego non è neppure ego, ma solo una babele di tanti piccoli e contrastanti io, il cui vero nome è come quello che il vangelo attribuisce a un demonio: «Il mio nome è Legione perché siamo in molti». È paradossale ma è così, sembra una specie di salto quantico: diveniamo veramente noi stessi superando noi stessi».