Un “I love shopping” con gli steroidi, ma declinato in versione miliardario. Per raccontare la parabola recente di Leonardo Maria Del Vecchio, erede e omonimo del fondatore di Luxottica, bisogna mettere in fila una collezione di asset che vanno dall’acqua minerale alle spiagge vip, dalle lattine alcoliche allo yacht extra lusso. Solo che adesso, accanto a Fiuggi, al Twiga, alla Boem con gli ex soci rapper Fedez e Lazza, al grafene e agli immobili di pregio nel cuore di Milano, è spuntata una nuova passione: i giornali, la carta stampata, l’informazione.
Lmdv, come viene chiamato nel business, sta virando con decisione verso il mondo dell’editoria. Da mercoledì è ufficialmente proprietario del 30% del Giornale, una delle testate più vicine alla destra di governo. Per arrivarci ha rilevato il 5% dalla famiglia Angelucci, che resta socio di maggioranza e controlla il quotidiano tramite il deputato leghista Antonio Angelucci, e il 25% da Paolo Berlusconi, con il fondamentale silenzio-assenso degli eredi del Cavaliere, che ancora orbitano intorno alla testata.
Questa mossa si aggiunge a un portafoglio già affollato. In pochi anni Leonardo Maria Del Vecchio ha messo sotto il cappello delle sue società l’acqua di Fiuggi, le bevande Boem dal gusto mango, pompelmo rosa o zenzero, il Twiga simbolo dell’Italia balneare a misura di Flavio Briatore e Daniela Santanché, l’1% della multinazionale emiliana Ima, ristoranti e palazzi nel centro di Milano, una startup che lavora sul grafene. Fino al colpo di scena dello yacht di 72 metri voluto da Giorgio Armani e mai utilizzato dallo stilista, comprato per oltre 100 milioni di euro e ribattezzato “No Rush”, “Niente fretta”.
Di fretta, però, Leonardo Maria sembra averne eccome. Alla guida di Lmdv Capital ha ottenuto ad agosto da Indosuez Wealth Management una linea di credito da 350 milioni di euro pensata proprio per nuovi investimenti nell’immobiliare e nell’industria. Una potenza di fuoco che si aggiunge ai dividendi distribuiti da Delfin, la finanziaria costruita dal padre Leonardo attorno a Luxottica, di cui il trentenne erede possiede il 12,5%: quanto basta, almeno sulla carta, per attribuirgli un valore potenziale di 6,5 miliardi di euro, esattamente come agli altri cinque fratelli, alla madre e al figlio di lei Rocco Basilico.
È un’eredità gigantesca, per ora congelata da contenziosi familiari, che però non impedisce a Lmdv di muoversi come un investitore iperattivo. Per anni i media lo hanno raccontato soprattutto come protagonista delle cronache mondane, tra notti milanesi, yacht, foto patinate e profili benevoli della stampa economica. Ora il copione cambia: il figlio di Del Vecchio vuole stare dall’altra parte, quella delle redazioni e dei cda editoriali, e costruire un suo “polo” dell’informazione.
La strada scelta non è lineare. Prima di approdare al Giornale, Del Vecchio aveva guardato in tutt’altra direzione. Con una certa disinvoltura post-ideologica, si era infatti dichiarato pronto a fare un’offerta per il gruppo Gedi, che pubblica tra gli altri la Repubblica e La Stampa, messo in vendita da Exor, la holding guidata da John Elkann. Ma il gruppo era già entrato in trattativa esclusiva con l’armatore e imprenditore dei media greco Theo Kyriakou, chiudendo di fatto la porta a Lmdv.
Così il perimetro del possibile si è spostato. Niente Gedi, ma un pezzo del Giornale. E soprattutto un’altra scommessa, ancora più ambiziosa: l’esclusiva «per l’acquisizione della maggioranza di un gruppo editoriale italiano» che, dietro la formula neutra, indica il Qn del gruppo Riffeser-Monti, la catena che mette insieme Il Giorno, La Nazione e Il Resto del Carlino. È la stessa Lmdv Capital a spiegare che l’ingresso nel quotidiano controllato dagli Angelucci «si inserisce nel più ampio percorso avviato da Lmdv Capital nel settore dei media», lasciando intendere una regia unica dietro i diversi tasselli.
Il disegno, nelle intenzioni, è quello di un soggetto capace di tenere insieme quotidiani storici, lettorati diversi e un posizionamento politico che guarda con attenzione alla destra di governo senza disdegnare incursioni su fronti editoriali differenti. A questo quadro, secondo chi segue le mosse dell’erede, potrebbe aggiungersi anche un terzo potenziale bersaglio, il gruppo Class, già finito sul tavolo delle valutazioni di Del Vecchio come possibile ulteriore pedina nel futuro polo dei media.
Resta il fatto che il salto è notevole. Fino a ieri Leonardo Maria frequentava giornali e tv soprattutto come protagonista di servizi di gossip o di inchieste sulla sua vita privata, tra relazioni ad alto tasso di glamour, nozze lampo e rotture improvvise. Due matrimoni, quello con la milanese Anna Baldissera Castellini e quello con la statunitense Jessica Serfaty, sono durati pochi mesi e si sono chiusi con silenzi pubblici e indiscrezioni su presunte buonuscite milionarie. È già finita anche la storia con una giovane partecipante del Grande Fratello con cui, questa estate, ha avuto una bambina.
A incrociare la biografia privata con quella patrimoniale sono arrivati anche episodi da spy story. In un caso Del Vecchio è stato vittima: la romana “Squadra Fiore” avrebbe carpito dal suo telefonino immagini personali per tentare di ricattarlo. In un altro, raccontato da varie ricostruzioni ma da lui respinto con decisione, i sospetti hanno riguardato presunti emissari vicini a Lmdv che avrebbero avvicinato gli investigatori milanesi di Equalize per controllare i movimenti di Jessica Serfaty o addirittura per imbastire un falso dossier compromettente sul fratello Claudio Del Vecchio. Storie finite in fondo alle pagine di cronaca, almeno rispetto al nuovo capitolo che il trentenne vuole aprire.
Perché oggi il terreno su cui Lmdv sceglie di esporsi è quello, delicatissimo, dell’informazione. Da Chief Strategy Officer di Essilor-Luxottica e presidente di Ray-Ban, Leonardo Maria è già un attore ascoltato dentro il gruppo globale costruito dal padre e negli equilibri che ruotano attorno all’amministratore delegato Francesco Milleri. Ma è sull’editoria italiana che sta provando a mettere il suo marchio personale: un mix di shopping aggressivo, credito bancario, eredità familiare e improvvisa passione per la stampa, con l’obiettivo dichiarato di costruire un polo dei giornali tutto suo. Se e come questo disegno prenderà forma, e quale spazio gli verrà riconosciuto in un panorama editoriale già affollato, lo diranno le prossime mosse.







