La riforma della Corte dei Conti finisce al centro dello scontro politico. La segretaria del Partito democratico Elly Schlein parla apertamente di un attacco ai principi fondamentali della democrazia e accusa l’esecutivo di voler ridurre gli strumenti di controllo sulla gestione delle risorse pubbliche.
Secondo Schlein, la riforma rappresenta “un’altra prova del disegno di un governo che si ritiene al di sopra della legge”. Nel mirino finiscono in particolare il meccanismo del silenzio assenso e l’introduzione di un tetto massimo alle sanzioni per i funzionari che violano la legge. Misure che, a suo giudizio, unite all’abolizione dell’abuso d’ufficio, rischiano di creare “una sacca d’impunità pericolosa”.
La segretaria del Pd collega la riforma a una visione più ampia dell’azione di governo, sostenendo che l’obiettivo sia quello di limitare il ruolo di controllo della Corte dei Conti. Un’impostazione che, secondo Schlein, sarebbe stata esplicitata anche dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dopo lo stop della Corte dei Conti al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina.
“Questo governo vuole le mani libere per fare tutto ciò che ritiene con i soldi degli italiani”, afferma Schlein, accusando l’esecutivo di rifiutare ogni forma di controllo e ogni risposta che non sia un assenso automatico. Una linea che, secondo la leader dem, presuppone l’idea che chi ottiene più voti alle elezioni non debba essere sottoposto a verifiche di legalità.
Nel suo intervento, Schlein richiama il principio della separazione dei poteri come cardine dello Stato di diritto. Un principio che prevede limiti chiari all’azione di governo proprio per garantire l’equilibrio democratico e la tutela dei cittadini. “Ad ogni potere – sottolinea – deve corrispondere un limite adeguato”, soprattutto quando si tratta dell’uso delle risorse pubbliche.
La riforma della Corte dei Conti, secondo il Partito democratico, va nella direzione opposta e rischia di indebolire uno degli strumenti principali di controllo sull’operato dell’esecutivo. Per Schlein, è questo il vero nodo politico: non una semplice modifica tecnica, ma un attacco diretto ai contrappesi istituzionali che regolano la vita democratica del Paese.







