Natale della politica, tra meme, appelli alla pace e polemiche: dagli auguri social di Meloni e Calenda ai video di Conte, Renzi, Tajani e Santanchè

Ci sarà pure la legge di bilancio da chiudere entro fine anno, ma per il giorno di Natale anche la politica italiana si concede una pausa, o almeno prova a farlo. Il Parlamento resta in stand-by, i dossier più caldi vengono momentaneamente accantonati e i leader si trasferiscono sul loro vero terreno di battaglia: i social. Lì dove, tra una foto davanti all’albero e un video girato al volo prima del pranzo in famiglia, si misura anche il modo in cui ciascuno interpreta la festività più popolare dell’anno. C’è chi sceglie l’ironia, chi richiama alla pace, chi sposta il focus sui grandi drammi internazionali e chi non rinuncia alla polemica, nemmeno a tavola apparecchiata.

Tra i primi a pubblicare un messaggio di auguri c’è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Niente discorsi solenni, nessun palco istituzionale: la premier si mostra sorridente, davanti all’albero addobbato, con indosso un maglione rosso a tema natalizio e una scritta che è ormai diventata meme fisso del periodo, «Anche a te e famiglia». La frase, tra le più abusate di ogni chat di auguri, viene trasformata in slogan stampato sul maglione e diventa immediatamente il cuore del messaggio: un modo per strizzare l’occhio al linguaggio dei social e mostrarsi in una versione familiare e pop, in continuità con la narrazione social a cui Meloni ha abituato il suo pubblico.

Su un registro completamente diverso si muove Carlo Calenda, che il Natale sembra volerlo prendere di punta più che abbracciarlo. «Essendo pressato dal mio social media manager per fare un post natalizio, tra alternativa Santanchè con colbacco; Conte con gli elfi; Renzi che cita la Bibbia e Salvini che fa gli auguri al mondo (facciamo gli scongiuri), opto per un classico degli anni ’80», scrive il leader di Azione. Il “classico” è la scena cult di Vacanze di Natale con la battuta diventata proverbiale: «E anche questo Natale ce lo semo levati dalle palle…». Un augurio al vetriolo, che usa la cultura pop anni Ottanta per prendere in giro il rito collettivo dei messaggi di circostanza e, allo stesso tempo, segnare le distanze da una certa retorica zuccherosa delle Feste.

Nel giorno in cui milioni di famiglie si riuniscono, Nicola Fratoianni sceglie invece di guardare lontano, verso Gaza e la Cisgiordania. «Oggi, in tutto il mondo, milioni di persone celebrano la nascita di un bambino emarginato e nato in povertà», scrive il segretario di Sinistra Italiana, collegando il racconto del Vangelo alle condizioni del popolo palestinese. «Mi è impossibile, dopo l’anno che abbiamo vissuto, non pensare alla Palestina. A Gaza, dove i bombardamenti israeliani hanno ucciso decine di migliaia di persone, dove un terzo dei morti sono bambini. In Cisgiordania, dove l’occupazione continua a uccidere, umiliare e straziare il popolo palestinese». Per Fratoianni il Natale diventa così il tempo per spostare l’attenzione sulla guerra, sui civili, sulle vittime dimenticate, in un messaggio che tiene insieme fede, laicità e politica estera.

Nemmeno Matteo Salvini rinuncia a usare il giorno di festa per riportare in primo piano un caso che ha diviso l’opinione pubblica, quello della “famiglia nel bosco”. Mentre si dirige al pranzo di Natale con i parenti, il leader della Lega registra un video in cui denuncia «un atto di violenza e di cattiveria gratuita istituzionale, dello Stato italiano nei confronti di una famiglia, di una mamma, di un papà e di tre bambini». «A Natale bisognerebbe essere più buoni», premette, per poi puntare il dito contro quella che definisce un’ingiustizia in corso proprio nelle ore della festa. Il richiamo è alla vicenda di Nathan e Catherine Trevallion, la coppia che ha scelto di vivere in una casa nel bosco con i figli e che da settimane è al centro di un procedimento del Tribunale per i Minorenni.

Sul fronte opposto dello spettro comunicativo si colloca Giuseppe Conte, che per i suoi auguri sceglie toni istituzionali e una scenografia tradizionale. Il leader del Movimento 5 Stelle si mostra in una foto davanti all’albero di Natale, insieme alla compagna Olivia Paladino, e accompagna l’immagine con un semplice «Tantissimi auguri di buon Natale a voi e alle vostre famiglie!». Nessuna polemica, nessun riferimento esplicito alla situazione politica o internazionale: un messaggio pensato per parlare a un pubblico largo, rassicurante, che affida alla normalità familiare il compito di veicolare prossimità e calore.

Più che sul giorno di Natale in sé, Matteo Renzi e Antonio Tajani hanno deciso di puntare sulla vigilia, giocando d’anticipo con i loro video di auguri. Il vicepremier e leader di Forza Italia ha inviato il suo pensiero «a chi è in ospedale» e «ai nostri valorosi militari», confermando una sensibilità istituzionale che mette al centro chi, per ragioni di salute o di servizio, vive le Feste lontano da casa. Il fondatore di Italia Viva, invece, ha dedicato un augurio «a chi è solo e a chi a Natale lavora», scegliendo di concentrarsi su chi non può permettersi la dimensione tradizionale del pranzo in famiglia e inserendo il suo messaggio dentro il racconto di un Paese fatto anche di turni, sacrifici e solitudini.

Un capitolo a parte lo merita la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, che ha scelto un video girato sotto una copiosa nevicata, con outfit rigorosamente invernale e il suo beagle Mia accanto. «Buon Natale a tutti, ma soprattutto ai lavoratori del settore del turismo, a tutti coloro che per rendere più grande la nostra Nazione, in questi giorni di festa lavoreranno. Vi ringrazio veramente di cuore», dice nelle immagini diffuse sui social. Poi aggiunge un pensiero bipartisan, almeno nelle intenzioni: «Gli auguri li faccio anche a chi mi vuole bene e a chi mi vuole male. Cerchiamo di essere tutti un po’ più buoni, forse sarà difficile ma ci dobbiamo provare».

Messaggi diversi, registri diversi, platee diverse. Ma con un tratto comune: anche a Natale la politica italiana continua a parlare al proprio pubblico di riferimento, usando la grammatica immediata dei social e trasformando gli auguri in un’occasione per ribadire identità, priorità e stile. C’è chi si affida all’ironia, chi al racconto familiare, chi alla denuncia, chi alla geopolitica, chi alla retorica del lavoro e dei sacrifici. Dietro ogni immagine davanti all’albero, ogni maglione rosso, ogni citazione cinematografica o appello alla pace, c’è un pezzo di strategia comunicativa. E il termometro di un Paese che, anche nel giorno più “sospeso” dell’anno, continua a leggere la realtà attraverso le parole e le scelte dei suoi leader.